Da far tremare i polsi. Non è semplice pensare di mettere in scena La Divina Commedia. Se poi si decide di farne un musical... Eppure sono tre anni che il capolavoro del Sommo Dante viene riproposto in questa popolarissima forma (premiata da 500mila spettatori) nei più prestigiosi teatri e siti italiani, compresa l'Arena di Verona. In questi giorni il musical che ti porta dall'Inferno al Paradiso è nel cartellone del “Teatro Nuovo” di Milano.
Perché storcere il naso da puristi accusando l'opera in questione di essere nazionalpopolare e banalizzante? In realtà ben venga tutto ciò che può avvicinare alla lettura dell'immortale sequenza di endecasillabi in terzine incatenate. E poi questo musical è divertente, accattivante, ben allestito, con ottime scenografie, coreografie (di Manolo Casalino, anche regista) ed effetti speciali. Perfetto per studenti svogliati affinché riaccenda il loro interesse. Ma anche gradevolissimo per un pubblico più scafato o amante di Dante, ed è piacevole lasciarsi andare al flusso musicale chiudendo gli occhi. L'opera è stata pure proposta nella fiorentina Piazza Santa Croce. E se ha resistito in quel di Firenze... (Lasciamo stare, per favore, Roberto Benigni, non fa testo)
Il viaggio inizia ovviamente nella selva oscura e il derelitto Poeta si ritrova viso a viso con le tre fiere. Tutto canonico e tutto sempre sorprendente. Arriva Virgilio e si varca, insieme, la fatale dolorosa porta: «Per me si va ne la città dolente,/ per me si va nell'etterno dolore,/ per me si va tra la perduta gente». Insomma, la storia la conoscete tutti. Di lì in poi Dante e Virgilio incontreranno Caronte, il Caron dimonio dagli occhi di bragia, Paolo e Francesca – «Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,/ prese costui de la bella persona/ che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.// Amor, ch'a nullo amato amar perdona,/ mi prese del costui piacer sì forte,/ che, come vedi, ancor non m'abbandona.// Amor condusse noi ad una morte./ Caina attende chi a vita ci spense» –, e il Poeta cade come corpo morto cade, la città di Dite, il suicida Pier delle Vigne – «L'animo mio, per disdegnoso gusto,/ credendo con morir fuggir disdegno,/ ingiusto fece me contra me giusto» –, Ulisse l'ingannatore ma anche il prototipo dell'uomo assetato di infinito sapere – «Fatti non foste a viver come bruti,/ ma per seguir virtute e canoscenza» –, il Conte Ugolino – «Poscia che fummo al quarto dì venuti/ Gaddo mi si gettò disteso a' piedi,/ e disse: “Padre mio, ché non m'aiuti?”.// Quivi morì; e come tu mi vedi,/ vid'io cascar li tre ad uno ad uno/ tra il quinto dì e 'l sesto; ond'io mi diedi,// già cieco, a brancolar sovra ciascuno,/ e due dì li chiamai, poi che fur morti/ Poscia, più che il dolor, poté il digiuno». Pier, contorto uomo-albero lacerato dal dolore, e Ugolino, massacrato dalla sofferenza senza limiti, fanno davvero impressione nella rappresentazione scenografica. Sicuramente l'Inferno dà luogo a un racconto più appassionante, difatti da solo occupa un atto, mentre le altre due Cantiche sono contenute in un solo atto.
In seguito, cambiando ambiente, si presenteranno: Pia de' Tolomei, Piccarda Donati, Matelda, San Tommaso, San Bernardo... «L'amor che move il sole e l'altre stelle».
Le musiche sono di Marco Frisina, su libretto di Gianmario Pagano e con l'ispirazione delle incisioni (da immaginario collettivo) di Gustave Doré, assecondano quest'ascesa fisica e simbolica: da sonorità duramente rock, altamente drammatiche, alla melodia e all'empito sinfonico.
Da segnalare, tra i conceptors, la presenza del Premio Oscar Carlo Rambaldi, che per questa Divina Commedia ha appositamente disegnato le “Tre Furie” (paurosissime), il viso di Lucifero e il Grifone, poi realizzati da Sergio Stivaletti.
Il cast è costituito da ben trenta artisti, fra cantanti e ballerini: Dante è interpretato da Vittorio Bari, Virgilio da Lalo Cibelli, Beatrice da Mariangela Aruanno.
Alberto Figliolia
P.S. Bonariamente chiedo ai professori che insegnano Dante con passione di non essere troppo crudeli con chi ha stilato quest'articolo e di perdonargli eventuali, seppur minime, imperfezioni. Vogliano perdonarmi anche per il solo fatto che nel 2003 sulla spiaggia di Follonica, intorno a tanti albi a fumetti di topi parlanti e riviste di parole crociate, mi sono riletto tutto l'Inferno, verso per verso. Quell'estate il caldo era davvero torrido. Fu una lettura-pendant, da full immersion, come poche altre. Indimenticabile.
Sito ufficiale: www.ladivinacommediaopera.it.
Teatro Nuovo, piazza San Babila, sino al 6 marzo.
Orari: feriali, 20:45; sabato, ore 16 e 20:45; domenica, ore 16.
Info: tel. 02 76000086 – 02 794026.