Ron, Rogneda, Mara. Altipiani delle Retiche frontali ove giacciono gande immani e desolate, linea di separazione fra i pascoli e le alte cime che li dominano. È proprio in una di queste pietraie, el gandùn de Mara per l’appunto, che qualche secolo fa il Diavolo venne a cercare un grosso masso con cui, secondo accordi presi con le autorità celesti, avrebbe potuto partecipare alla costruzione della chiesa di S. Giovanni a Montagna. Il Maligno con grande fatica si caricò la pietra sulle spalle e scese lungo il torrente Davaglione per raggiungere il cantiere della chiesa, qualche chilometro più in basso. Accadde però che a metà strada, appena sopra i prati di Dauncian, udì il suono delle campane. L’edificio era già stato ultimato e lui capì d’esser stato ingannato.
Scagliò allora il sasso (il Crap del Diaul) che finì sul ciglio del sentiero. Quindi, in preda alla disperazione, cominciò a piangere. Pianse così tanto che nella valle del Davaglione scesero ruscelli gonfi delle sue lacrime che erosero il terreno lasciando aguzze guglie d’argilla. Sulla cima di una di queste, appena sopra il guado della strada che da S. Giovanni porta a S. Maria, è rimasto appoggiato un gigantesco masso, el Capel del Diaul, perso dal maligno in quella giornata sfortunata.
Il Capel del Diaul (ritratto nella foto) è raggiungibile in 5 minuti di cammino dal guado sul Davaglione della strada che unisce S. Giovanni a S. Maria. Il Crap del Diaul si trova, invece, 20 minuti di cammino più in alto. È un grosso masso scuro che reca incisi profondi solchi che si dice siano i graffi e l’impronta della schiena del maligno.
Enrico Benedetti