Non posso scrivere un ricordo formale di Giovanni, da editore vero. No che non lo posso fare. Ero soltanto un amico, un collega che condivideva le sue stesse passioni. Non lo posso scrivere, perché lui non era una persona formale. Era un artista. Un vero artista. Qualunque cosa facesse. Fossero quadri trasgressivi, racconti porno horror, rivisitazioni di classici del passato, storie fantastiche, vicende trucide per raccolte nere, visioni erotiche per Cronaca vera e gialli poco classici per il Giallo Mondadori. Giovanni era un ragazzo geniale e fuori dalle righe, amava gli scrittori cannibali, le leggende improbabili, estrapolava dalle storie del passato vicende condite di erotismo e orrore, faceva vivere ai lettori incubi e passioni. Le storie che ci ha lasciato narrano com’era Giovanni, lo descrivono meglio d’una fotografia, immortalando per sempre un sorriso aperto e un temperamento allegro, pieno di voglia di vivere.
Voglio ricordare Giovani quando ci siamo incontrati l’ultima volta al Pisa Book Festival, un po’ di tempo fa, alla Stazione Leopolda. Voglio ricordare Giovanni mentre mi regala con orgoglio il suo primo libro edito da Roberto Massarri, un piccolo editore di Viterbo, introdotto da Alda Teodorani, la sua scrittrice preferita. Voglio ricordarlo mentre mi scrive l’ultima mail da Bruxelles, quando sapeva che sarebbe stata l’ultima e mi prega di far uscire il suo libro prima possibile, ché avrebbe voluto vederlo. Non ce l’ho fatta, Giovanni. Ed è una colpa molto grave.
Non ce l’ho fatta, intrappolato come tutti tra le mille cose da fare della vita quotidiana. Non ho capito che per te sarebbe stato importante, che si trattava d’un desiderio terminale. Vedere la tua creatura prima di lasciarci. Spero che dal luogo dove ti trovi adesso guarderai soddisfatto il tuo ultimo capolavoro. Uno scrittore non muore mai definitivamente. Restano le sue storie.
Gordiano Lupi