COSTANZO (Gruppo consiliare Pd in Regione Lombardia)
Concessioni idroelettriche: Dal governo una sonora bocciatura. Ora Regione Lombardia chiarisca come intende procedere.
Milano, 24 febbraio 2011 - Dopo i trionfi mediatici della Lega per una vittoria definita storica arriva una brutta battuta d’arresto. Il Consiglio dei Ministri, ha censurato ieri la norma regionale di recente approvazione sulle concessioni idroelettriche poiché disciplina il sistema degli impianti idroelettrici in modo difforme dalla normativa nazionale e comunitaria. Il Pd nel votare la legge aveva fatto presente che c’era questo problema, ma la maggioranza Lega e Pdl non ha voluto ascoltare. Il Consigliere del PD Angelo Costanzo esprime «forte preoccupazione visto che l’impugnativa da parte del Governo mette a rischio un risultato importante per il territorio».
«Il tempo è sempre galantuomo» afferma Costanzo «quando avevamo fatto presente questo rischio c’era chi, come il Presidente della Provincia, lo negava e il suo partito strumentalizzava le mie legittime preoccupazioni».
Nell’intervento in aula il 20 dicembre così si era espresso Costanzo: «credo che anche l’Assessore sia consapevole di essere sulla sottile linea di confine di competenze, anzi forse le abbiamo già invase, le competenze, dentro quell’articolato e quella norma». Se si fossero ascoltate le preoccupazioni del Pd oggi non ci troveremmo di fronte a questa situazione. L’intervento da parte del Governo era inevitabile e non ha nulla a che fare con problemi politici, ma con il rispetto delle leggi.
Sempre Costanzo: «ora non vorrei che si aprisse il rimpallo di responsabilità da parte della Lega, sempre pronta ad effetti annuncio di risultati storici, per poi alle prime difficoltà scaricare sugli alleati del Pdl l’intervento del Governo. Oppure che si scaricasse sui burocrati e sul Governo la responsabilità di una norma mal scritta. Una brutta situazione frutto di una legge concepita per poter sbandierare un risultato politico della Lega e poco attenta al rispetto delle competenze istituzionali».
Chiude Costanzo: «l’auspicio è che Regione Lombardia possa chiarire in breve tempo al Governo, ed eventualmente provvedere ad una modifica della norma che salvaguardi l’obiettivo che il territorio aspetta da anni. Spero che il Presidente della Provincia convochi urgentemente il Comitato istituzionale acque per fare chiarezza sull’accaduto». (Ufficio stampa Gruppo Consiliare PD in Regione Lombardia)
FEDERAZIONE DELLA SINISTRA Valtellina e Valchiavenna
Stop alla legge sulle concessioni: di chi è la colpa?
Sondrio, 26 febbraio 2011 – Eravamo stati facili profeti quando, nel commentare lo scorso dicembre la legge regionale sulle grandi concessioni, avevamo cercato di allertare l’opinione pubblica della nostra provincia sul fatto che il testo approvato al Pirellone avrebbe potuto essere impugnato perché mal formulato e contraddittorio in alcuni punti con la normativa esistente.
L’impugnazione da parte del governo su indicazione del Ministro per i rapporti con le regioni Fitto di alcuni commi delle leggi 19 e 21 e il rimando del testo alla Corte costituzionale per un giudizio sulla sua coerenza con le disposizioni nazionali e comunitarie confermano i rilievi da noi avanzati.
Quanto successo contrasta in modo evidente con la sicumera con la quale il Presidente della provincia aveva allora risposto alle nostre osservazioni, contestandole perché, a suo dire, giuridicamente infondate e politicamente faziose.
Oltre a mettere in guardia dal rischio concreto che qualche inciampo giuridico avrebbe potuto occorrere, avevamo allora puntato l’indice contro l’uso propagandistico della vertenza idroelettrica fatta dal Carroccio con la campagna pubblicitaria “Le dighe sono a casa. Grazie Lega”, avevamo denunciato le quantificazioni fantasiose sull’entità delle risorse che sarebbero derivate alla provincia e avevamo sostenuto la tesi che il progetto presentato più che tutelare gli interessi dei valtellinesi salvaguardava quelli dei potentati idroelettrici, in primo luogo A2A, concedendo qualche dividendo ai partiti di governo in Provincia per oliarne clientele e consenso elettorale.
Nella polemica di allora non era mancata l’accusa, rivolta all’opposizione, di “lesa valtellinesità”. Dopo l’impugnazione della Legge regionale, oggi la Lega è alla ricerca affannosa di qualche capro espiatorio da presentare all’opinione pubblica provinciale per tamponare gli effetti negativi dello stop imposto da Roma. Per trarsi dagli impicci in cui l’ha messa la mossa del ministro Fitto, la Lega ripropone oggi lo stesso richiamo all’unità della valle, ma mentre allora si trattava di rispondere a qualche puntura di spillo proveniente dall’opposizione di sinistra, oggi si deve giustificare un colpo basso che viene direttamente dal governo di centrodestra. Si tratta di una situazione più insidiosa. Ecco allora comparire l’ipotesi di una fantomatica quinta colonna anti-valtellinese annidata nei palazzi romani, quel gruppo di “alti funzionari di 5 o 6 ministeri”, che secondo il consigliere regionale Parolo, all’insaputa del governo e in combutta con l’opposizione, avrebbe ordito il complotto. Si tratta, in tutta evidenza, di un patetico espediente con il quale il centrodestra provinciale cerca di sottrarsi alle proprie responsabilità.
Giunti a questo punto, occorre cogliere l’occasione offerta dal blocco della legge per riprendere in mano l’intera questione. Non si tratta solamente di apportare qualche piccolo ritocco per consentire al progetto di poter ripartire, ma occorrerebbe metter mano all’intero edificio con l’obiettivo di un soluzione che veramente rappresenti gli interessi del territorio e di chi lo abita.
Su questo punto deve essere costruita una iniziativa di tutta la sinistra e delle forze di centrosinistra, che devono uscire dalla condizione subalterna alla Lega che ne ha caratterizzato fino ad oggi il profilo, come dimostrano il voto favorevole del PD all’articolo 53 e il comportamento che in Consiglio provinciale con poche e lodevoli eccezioni ha avuto l’opposizione. Su questa proposta sarà impegnata nei prossimi giorni la Federazione della Sinistra.
COORDINAMENTO ACQUA PUBBLICA DELLA PROVINCIA DI SONDRIO
Bocciatura: un altro risultato dopo le 4.000 firme
raccolte in provincia per i referendum
Sondrio, 26 febbraio 2011 – La Legge Regionale in materia di servizi idrici è stata impugnata dal Governo per illegittimità costituzionale in varie parti, soprattutto per quanto riguarda il contrasto con alcune norme nazionali che affermano il carattere pubblico della proprietà delle reti e delle infrastrutture idriche.
Dopo questo pronunciamento del Consiglio dei Ministri, il Presidente Sertori non potrà più affermare che le argomentazioni del Coordinamento Provinciale di Sondrio per l'acqua pubblica sono “mistificatorie e ideologiche”. E questo è già un successo che si aggiunge a quello delle oltre 4.000 firme raccolte in provincia di Sondrio.
La Regione Lombardia, che ha licenziato in tutta fretta la legge del 22 dicembre scorso, ha dimostrato ancora una volta di essere “approssimativa” ed incurante delle opinioni, anche autorevoli, espresse durante le audizioni e durante il consiglio regionale, e delle mobilitazioni delle cittadine e cittadini lombardi che hanno sottoscritto i tre quesiti referendari in difesa dell'acqua pubblica.
In provincia di Sondrio abbiamo un Presidente che si dimentica addirittura di avere un ATO... Glielo ricorderemo noi e lo inviteremo ad esprimersi in proposito.
Non sappiamo come reagirà la Regione Lombardia e tantomeno la Provincia di Sondrio che al momento si trova ad affrontare problemi interni alla maggioranza, ma intanto, una delle prossime azioni del Comitato Acqua Pubblica di Sondrio (che si costituirà presto in comitato referendario “2 sì per l'acqua bene comune”) potrebbe essere quella di inviare a tutti gli enti locali una diffida a proseguire nell’applicazione dell’art. 23bis, stanti i referendum che, nella prossima primavera, potrebbero abolirlo.