Il vignettista Jardim de El Nuevo Herald dipinge il fantasma di Orlando Zapata Tamayo che segue come un'immensa ombra di sangue un impaurito Raul Castro. Sembra d'essere in un famoso racconto di Charles Dickens, o meglio nella sua ironica versione cubana (Il canto di Natale di Fidel Castro di Alejandro Torreguitart, Edizioni Il Foglio Letterario), ma purtroppo è soltanto un sogno. Le agenzie cubane, la stampa indipendente, i blogger, l'esilio (non solo di Miami) sono unanimi nell'affermare che il governo cubano è riuscito a soffocare sul nascere ogni tentativo di manifestare in ricordo di un muratore morto dopo un lungo sciopero della fame, intrapreso per reclamare diritti civili e trattamenti dignitosi per i prigionieri politici. La polizia ha presidiato persino il cimitero di Banes, dove riposa Zapata Tamayo, ci sono stati arresti preventivi di dissidenti, sono state fermate alcune dame in bianco, il Premio Sacharov Guillermo Farinas è stato sorvegliato dalle forze dell'ordine, molti blogger come Yoani Sánchez e Caludia Cadelo si sono visti pedinare con maggiore solerzia dai segurosos. Ci sono stati arresti a un concerto de Los Aldeanos, gruppo di hip hop molto trasgressivo che racconta in musica la vita quotidiana.
A far da contraltare a questo sconfortante panorama abbiamo la voce del cantautore di regime Silvio Rodriguez, impegnata a chiedere ipocritamente a Obama e a Google di concedere gratuitamente Internet al Terzo Mondo. Vorremmo chiedere a Silvio che cosa ne farebbe il regime cubano, se la terrebbe per sé, oppure se permetterebbe l'acceso a tutti i cittadini, persino ai dissidenti. Conosciamo la risposta, quindi evitiamo di porre la scomoda domanda.
La manifestazione più importante per ricordare il primo anniversario della morte di Zapata Tamayo si è tenuta a Manhattan, dove alcuni fuoriusciti cubani hanno chiesto a viva voce libertà per la loro terra di fronte all'ambasciata cubana. Per il resto niente di nuovo sotto il sole, come era ampiamente prevedibile. A Cuba si respira soltanto paura, apatia e disillusione. L'onda araba è ancora molto lontana da questi lidi.
Piombino, 23 febbraio 2011
Gordiano Lupi