Dato che il nostro campo di osservazione e di intervento è la scuola, con particolare attenzione ai diritti di chi la frequenta e ci vive, abbiamo letto con particolare interesse l’articolo di Songini “Se un paese è l'aereo, la scuola è il suo motore”.
Songini propone cinque ingredienti per fare della scuola italiana una scuola migliore, noi però, pur condividendo buona parte di quanto proposto riteniamo che “se i meccanici sabotano i motori, l’aereo precipita!” Ed andiamo a chiarire la metafora…
Songini accusa la scuola di non formare gli alunni sulla Geografia e sulla Storia, nazionale e locale (e quella mondiale no?), siamo certamente d’accordo, Geografia e Storia sono assolutamente essenziali per la formazione del cittadino di oggi, cittadino sempre più del mondo che di un piccolo paese dalla forma un po’ strana.
Ma chi è responsabile di questa situazione?
Rispondiamo… i “meccanici”: la gente sa che oggi gli alunni di V elementare arrivano con lo studio della Storia alla fine dell’Impero Romano? Ed in Geografia arrivano in V elementare allo studio delle regioni italiane?
Un tempo si studiava la Storia in un altro modo: in V si arrivava fino ai giorni nostri. Anche la Geografia era affrontata diversamente: in V si arrivava a studiare l’Europa, la grande “nazione” a cui apparteniamo, ed il mondo.
E chi sono i “meccanici” (vien voglia di chiamarli come il Manzoni “vil meccanici”), i “vil meccanici” sono i ministri, con i loro governi, che si sono succeduti dalla Moratti in poi!
Questi “vil meccanici” hanno “sabotato” nel vero senso della parola una delle poche vere riforme della scuola italiana “I nuovi programmi dell’85”, ministro Falcucci (DC), non abbiamo certo lo spazio per approfondire il discorso ma invitiamo chi è interessato a leggersi almeno la Premessa Generale, scoprirà un altro mondo rispetto alle asfittiche Indicazioni Nazionali dei nostri giorni.
Certamente i “vil meccanici” non sono solo i ministri, che vanno e vengono, ma anche tutta la struttura burocratica della scuola, e sappiamo quanto sia di nocumento la burocrazia italiota!
Purtroppo “vil meccanici” lo possono essere anche gli insegnanti, ma in questo caso qualcosa lo si può fare, ad esempio con corsi di aggiornamento concreti e pratici gestiti da esperti che formino i docenti sull’epistemologia (i fondamenti delle diverse discipline scientifiche) delle materie, cosa che si era cominciato a fare dopo la promulgazione dei Nuovi Programmi dell’85: per cinque anni i docenti della scuola elementare seguirono dei corsi di aggiornamento sulle singole discipline, questi corsi, spesso, fornirono ai docenti una conoscenza chiara della struttura delle singole discipline e della didattica relativa con evidenti ricadute positive sull’apprendimento degli alunni! Ma, come spesso accade in Italia, dopo questi cinque anni non furono più organizzati corsi così strutturati, ci si perse, poi, in una pletora di corsi sulla valutazione, in base ai cambiamenti delle idee relative dei governi succedutisi, alla fin fine inutili. Incredibile ma vero, tutti gli insegnanti che entrarono in ruolo dopo il 1990 si ritrovarono ad affrontare le singole discipline arrabattandosi, come si era fatto fino al 1985, perché non furono più offerti loro i corsi di aggiornamento disciplinari sui Nuovi Programmi dell’85, perché? Misteri italiani!
Anzi, i ministri del centrodestra pensarono bene di:
- eliminare addirittura discipline, ad esempio Studi Sociali, una disciplina che aveva dato ottimi risultati, ovviamente dove i docenti ci avevano creduto,
- tagliare i percorsi di alcune discipline come Storia e Geografia, riportando nella scuola quella stravecchia concezione delle materie regine, Italiano e Matematica, e delle materie ancelle, tutte le altre!
Ma per riprendere in considerazione ad un aspetto più “culinario” torniamo agli ingredienti, noi proponiamo un unico e solo ingrediente per “fare della scuola italiana una scuola migliore”, questo ingrediente si chiama Costituzione della Repubblica Italiana.
Riteniamo che nella scuola italiana, istituzione che nasce proprio dalla Carta Costituzionale, ci sia pochissima Costituzione! La Costituzione contiene i valori condivisi, la sola base su cui costruire una sana convivenza dei cittadini, ovviamente questi valori non devono rimanere sulla carta ma devono essere vissuti quotidianamente nel tessuto sociale. Una scuola fucina di cittadini che vivono quotidianamente e concretamente i valori della Costituzione della Repubblica Italiana, secondo noi, permetterebbe di superare i problemi di “disciplina” evidenziati da Songini.
La “disciplina” in sé e per sé non significa nulla, è solo costrizione esercitata dal forte sul debole, quello che ci vuole è educazione, sentirsi parte di una società con valori chiari e condivisi dove alunno e docente si riconoscono come pari: cittadini con la sola differenza di età ed esperienza. Ma per far questo bisogna crederci non si può prendersela solo con gli studenti e le famiglie troppo protettive, anche se c’è del vero, bisogna mettersi in discussione, soprattutto gli educatori, aprire le porta delle scuole alla madre della scuola, la Costituzione e rivedere tutto sotto la luce dei suoi articoli.
Così facendo ci si accorgerebbe, anche, che la conclusione dell’articolo di Songini produce uno stridore veramente insopportabile, soprattutto per noi che da dieci anni, faticosamente, cerchiamo di diffondere nelle scuole della provincia il messaggio costituzionale.
Il “politicamente corretto” in questo caso non centra proprio niente!
Come non centra proprio niente la censura che, caso mai, dalla porta proprio non c’è mai uscita (nella scuola, per caso, vengono fatti conoscere, con la stessa forza, i pensieri diversi da quello cattolico?)!
Come si può, onestamente, sottintendere che chi si batte per la piena acquisizione dell’articolo 3 della Costituzione (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.) sia una specie di autoritario illiberale, quando la realtà è ben altra?
Caro Songini, è vero la libertà di pensiero è la cosa più bella, ma pensiero andrebbe messo al plurale, pensieri, perché altrimenti è la libertà di un pensiero solo di fare ciò che vuole e ricordiamoci che l’ignoranza non è a senso unico.
Gli uomini liberi non hanno una sola connotazione: libero può essere un cattolico, un islamico, un ateo, ecc., solo, però, se difende la libertà anche degli altri. Essere liberi significa, forse, difendere i diritti dei deboli non quelli dei forti, che hanno i mezzi per farlo: continuare a difendere lo status quo della scuola con le evidenti ingiustizie legate soprattutto alla presenza solo dell’Insegnamento della Religione Cattolica e della totale assenza degli altri pensieri non è giusto!
Cerchiamo, caro Songini, di provare a metterci, onestamente, nei panni degli altri ed allora, forse, avremo una visione più chiara della realtà.
Per concludere, quanto sarebbe bello parlare solo di cittadini, stessi valori condivisi e stessi diritti, invece che dover ancora parlare di cattolici… ed altri!
Associazione culturale “Scuola e Diritti” - la Segreteria
(per 'l Gazetin, marzo 2011)