In un presente in cui dovremmo con forza rivendicare il nostro essere “cittadini del mondo”, produce profondo sgomento assistere al recupero da “sinistra” di concetti quali patria (e quindi patriottismo), di nazione (e quindi di nazionalismo), del sudario tricolore (buono per tutti gli usi), degli “italiani brava gente” (dall'Abissinia all'Afghanistan) e persino dell'onore degli italiani e delle italiane (con la I maiuscola!).
A Sanremo persino Sacco e Vanzetti sono stati arruolati di forza tra i martiri italiani, sorvolando sul fatto che furono assassinati in quanto immigrati, anarchici e proletari.
Il fantasma nazional-popolare di Benigni non ha fatto altro che registrare e sfruttare questa involuzione, dimenticando soprattutto che la principale divisione che insidia la nostra libertà non è tanto quella tra italiani e stranieri, tra italiani e padani, ma quella tra chi ha troppo e chi ha niente, tra chi lavora e chi sfrutta, tra lo strapotere di pochi e i milioni di senzapotere...
È l'ora davvero di svegliarsi, ma per uscire da questo incubo in cui non riusciamo più neppure a riconoscere le immutate verità sociali di questi 150 anni.
Archivio antifascista
(da R-esistiamo, 22 febbraio 2011)