La salsa a Cuba dagli anni Settanta a oggi ha un nome importante: Juan Formell, fondatore de Los Van Van. Il gruppo è erede del son di Ignacio Piñeiro, di Miguel Matamoros e di Felix Cahappottin, ma pure del cha cha chá di Enrique Jorrín. Los Van Van prendono ispirazione dalla musica yoruba, dalla rumba, dalle sonorità africane. Ed è da tutto questo che ricavano una sonorità nuova: il songo, una sorta di son evoluto. Tra le innovazioni musicali introdotte da Los Van Van citiamo la chitarra elettrica, il trombone e il sintetizzatore, prima sconosciuti nelle formazioni cubane.
Juan Formell nasce all’Avana nel 1942 e diventa un ottimo bassista, fonda Los Van Van insieme al flautista José Luis Cortés (El Tosco) e al batterista José Luis Quintana detto Changuito. Poi gli altri due imboccano strade diverse. La composizione storica de Los Van Van era: il pianista Cesar Pedroso detto Pupi, il cantante dai grandi baffi neri e l’aspetto macho Pedro Calvo, Mario Rivera detto Majito e Roberto Hernández. Fanno musica da ballo afrocubana, i loro testi parlano d’amore ma sono ironici, quasi umoristici. Ricordiamo pezzi come Soy todo e Permiso que llegó a Van Van. Spesso parlano di santería oppure si spingono sul sociale e sul politico come in Cancion urgente para Nicaragua cantata con Silvio Rodríguez (Premio Grammy 1999 per la salsa).
Juan Formell non si è mai contraddistinto per brani di denuncia sociale, tipici di David Calzado y La Charanga Habanera, ma anche di Pedro Luis Cortes, ma al tempo stesso non ha mai glorificato il regime castrista. Per questo motivo troviamo molto strana una recente produzione del gruppo, un brano intitolato “Todo por la Revolucion!”, inserito in una delle più vendute compilation di musica latina: Latino!, edita dalla casa discografica italiana Planet Records. Il testo è un vero e proprio inno alla rivoluzione castrista e in maniera particolare glorifica l’Unione della Gioventù Comunista Cubana. Una salsa propagandistica che suona offensiva per l’intelligenza di chi ascolta e che mette l’interprete sul piano di un servo sciocco del regime, di un intellettuale cortigiano. Il ruolo del musicista e del buon letterato è quello di far conoscere la verità, non di occultarla. Il brano si può ascoltare a questo link.
Qui presentazione e intervista di Juan Formell da parte della stampa di regime.
Peccato. Un’occasione perduta per fare vera musica e diffondere cultura al posto delle veline di regime.
Gordiano Lupi
(Fonte news: Roberto Rabbi)