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Rosario Amico Roxas. Alla ricerca di una credibilità perduta. Perché non sentire i parroci?
22 Gennaio 2011
 

Bagnasco: «La Cei affronterà lunedì la vicenda Ruby» (Il Messaggero, 21 gennaio 2011).

Del concistoro dei cardinali non mi fido; si tratta di persone (non ministri di Dio), fatti salvi pochissimi dei quali potrei fare uno striminzito elenco, più interessati alla diplomazia, all'economia, agli interessi terreni della Chiesa che alla Testimonianza di Fede.

Dalla Cei c'è da attendere il pronunciamento con una ipotesi di contestualizzazione che salvi la capra di Berlusconi e i cavoli del Vaticano.

Ma perché non fanno pronunciare una riunione plenaria dei parroci, ma di quelli lontanissimi dalle aspettative di promozioni...? Parroci adusi alla confessione e, quindi, alle miserie umane, suggeritori del sincero pentimento che elargisce il perdono di Dio, condizionato oltre che dal pentimento anche dalla ricerca della redenzione dal peccato.

Parroci che vivono in ristrettezze e, quindi, in grado di capire i bisogni dei fedeli, con quella partecipazione che dimostra la testimonianza.

Una domenica di molti anni addietro, dopo aver servito la messa, mi sono attardato con l'arciprete officiante; passeggiavamo tra le navate della “Matrice” di San Cataldo, quando l'attenzione fu attirata da un uomo che pregava inginocchiato sull'inginocchiatoio. L'arciprete (padre Petrantoni, uomo di grandissima umanità) si avvide che quel fedele aveva forzato il lucchetto delle elemosine per impossessarsi del contenuto.

Con fare “fraterno” si avvinò all’uomo, che si mostrò immediatamente imbarazzatissimo, gli fece presente che i soldi lì contenuti appartenevano ai poveri e, quindi, anche a lui che certamente aveva bisogno. Quell'uomo superò l'imbarazzo e si fece riconoscere come un padre di famiglia che doveva sfamare i figli, così prese ciò che gli serviva.

Ecco, vorrei sentire parroci così: che alla preghiera sanno unire i fatti e i gesti che sgorgano dalla coscienza, capaci di dialogare con l’Eterno per affidarGli il destino dei suoi fedeli. Parroci che non saprebbero cosa farne delle adulazioni dei potenti, capaci di fustigare, ma anche di perdonare, seguendo la sola legge che anima la loro esistenza: l’amore verso il prossimo come diretta dipendenza dell’Amore di Cristo.

 

Rosario Amico Roxas


 
 
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