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Aberto Figliolia. “Himalaya, il sentiero del cielo” di Marianne Chaud
16 Gennaio 2011
 

«Quando sono arrivata al monastero di Phuktal, dopo molti giorni di cammino, i monaci hanno da principio rifiutato di farsi riprendere. La prima difficoltà è stata dunque far sì che mi accettassero insieme alla mia telecamera (…) Dentro la stanza che i monaci mi avevano messo a disposizione la temperatura scendeva a -15° o -20°. Non c’era acqua calda per lavarsi, niente frutta e verdura, il menu era limitato a farina d’orzo bollita. Senza dimenticare la mancanza d’ossigeno, ovvia a oltre 4000 metri di altitudine. Potevo ricaricare le batterie della telecamera grazie ad un pannello solare ma non ho potuto visionare il girato fino alla fase del montaggio».

Così parla Marianne Chaud, regista ed etnologa, a proposito del suo bellissimo Himalaya, il sentiero del cielo, vincitore del premio Genziana d’Oro come miglior film al “Trento Film Festival” 2010. La pellicola, i cui diritti per il circuito non commerciale italiano sono stati acquisiti dalla Fondazione Cineteca Italiana, rimarrà in anteprima, sino al 22 gennaio, allo “Spazio Oberdan” di viale Vittorio Veneto 2, Milano.

Un film di poche parole (in lingua originale con sottotitoli) e di lunghi eloquenti silenzi dove dominano le montagne e la spiritualità della comunità che vive in un monastero appollaiato e arrampicato sulla roccia, in simbiosi con essa (l'uno pare generarsi dall'altra e viceversa), nella regione di Zanskar, antico regno buddista himalayano.

Marianne Chaud – laureatasi con una tesi sulle relazione fra abitanti e territorio di Zanskar (geograficamente in India), luogo in cui per otto anni si è recata imparandone lingua, usi e costumi, ciò che le ha permesso di dialogare senza traduttori non perdendo quindi alcuna sfumatura psicologica e culturale di chi e di ciò che le stava intorno – ha raccontato il monastero e la filosofia che lo regola e permea attraverso la vita quotidiana del piccolo Kenrap, un ottenne con una saggezza da anziano: un bambino capace di “perdersi” nel gioco e di ridere e divertirsi come, per l'appunto, un bambino e, al tempo stesso, di esprimere pensieri e comportamenti da adulto che a lungo ha meditato (è ritenuto la reincarnazione di un saggio monaco).

Una vita in condizioni ambientali difficili, semplice ma piena. Non c'è Internet né televisione o radio, non c'è energia elettrica né acqua calda. Ci sono la Natura e i monti impervi e maestosi, la neve e la preghiera, i ripidi sentieri e la filosofia, il cielo che sovrasta e l'ascesi, i riti comuni, lo studio e l'accettazione della vita com'è. Non c'è cupidigia né marcio desiderio, non c'è violenza.

Ci si potrebbe interrogare sull'eventuale costrizione esercitata su un bambino di 5 anni portato al monastero e lì forgiato. C'è scelta? Ma nel nostro opulento litigioso mondo metropolitano, di banche e affari, nella logica del profitto a ogni costo, nell'educazione alla competitività c'è scelta per noi? A monte, prima che a valle?

Uno dei “messaggi” del film è che si può vivere serenamente, con poco, ai ritmi propri, in consonanza con quelli della Natura. Scrutando e scrutandosi.

«Un'opera suggestiva» è stato scritto, «grazie alla relazione di estrema fiducia, restituita allo spettatore con all’uso della camera soggettiva, creata tra il bambino, la regista e gli altri monaci. Viene eliminata ogni forma di spettacolarità lasciando ai silenzi il compito di mettere in risalto ciò che deve essere mostrato: la bellezza del monastero, situato in un luogo estremamente aspro ma carico di fascino, a cui fa da controcanto la forza spirituale dei suoi abitanti». Una preziosa testimonianza, un documento etnologico senza inutili orpelli e, insieme, una narrazione di rara emozione.

Le proiezioni (giovedì 20 gennaio, h 21:30 / sabato 22 gennaio, h 19:30) di Himalaya, il sentiero del cielo sono sempre accompagnate dal cortometraggio Il sorriso di Buddha, opera anch’essa inedita in Italia e Premio Orso di Cristallo per il miglior cortometraggio alla Berlinale 2009, accennando alla quale... «Gombo è un bambino di sette anni che vive in un piccolo villaggio in riva al lago Bajkal. Un giorno, bighellonando per strada all’uscita di scuola, fa tardi e rientra a casa che è già buio. Non c’è nessuno ad aspettarlo. Sul piccolo altare votivo dedicato al Buddha sono disposti dei dolci. Gombo desidera terribilmente mangiare una di quelle leccornie, ma lo sguardo della divinità gli incute una certa soggezione e lo fa esitare… Riceverà l’assoluzione o un castigo?»

Una serena visione.

 

Alberto Figliolia

 

 

Modalità d’ingresso:

cinetessera annuale: € 3,00 / Biglietto d’ingresso: € 5,50.

I tesserini delle Università sono validi come Cinetessera 2010.

Info per il pubblico:

www.cinetecamilano.it – 02 7740.6316 (a partire da 30’ prima dell’inizio del primo spettacolo di ogni giorno) / www.provincia.milano.it/cultura – 02 7740.6300.


 
 
 
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