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Delfini o successori 'democratici', ancora Zoe, vocazione e progetto di stampa libera... 
Yoani Sánchez risponde alle domande dei lettori di “Diario de Cuba” - 17. / 18. / 19. / 20. / 21. / 22. / 23.
15 Gennaio 2011
 

17. Ermenegildo López: Complimenti, Yoani! Ti ammiro molto, sei la bandiera della nostra generazione. Vorrei domandarti se credi che abbiano un fondamento le voci secondo cui Alejandro Castro Espín, figlio di Raúl, probabilmente succederà a suo padre.

 

Yoani: Le voci non hanno mai grande rilevanza. Quel che accade nel palazzo, resta nel palazzo e a noi cittadini non resta che speculare mentre chi sta in alto si spartisce la torta nazionale. Credo che il fondamento di questa voce potrebbe derivare dalle tendenze nepotiste che stanno venendo fuori anche nel nostro paese, ma non siamo nella Corea del Nord. Se Raúl Castro designerà come erede del potere suo figlio, come se il governo fosse un feudo militare, verrà allo scoperto con maggior chiarezza nei nostri confronti, e di fronte alla comunità internazionale, il carattere dittatoriale del sistema. La successione dinastica potrebbe mantenere ancora per alcuni anni i privilegi nelle mani di una casta militare, ma finirebbe per annullare del tutto la poca credibilità che resta al governo.

 

18. Dolores del Risco: Secondo te perché Zoe Valdés continua a criticarti e si fa beffe del tuo lavoro?

 

Yoani: Prima dovrei leggere le critiche e le beffe, poi dovrei conoscere i motivi che la spingono ad agire in questo modo e infine potrei dire la mia opinione. Visto che non ho praticamente accesso a Internet, soffro e sfrutto una condizione che definisco “l’ingenuità del non connesso”. In ogni caso riconosco a Zoe Valdés e a qualunque altra persona che vive in questo pianeta il diritto a criticare e a farsi beffe di chiunque. Noi personaggi pubblici dobbiamo imparare a vivere con questi problemi, senza infastidirci. Quando qualche amico mi chiede che effetto ottengono gli insulti denigranti su di me, rispondo tra il serio e il faceto: Non ti preoccupare, ho usato apparecchi per i denti e occhiali per tutta l’infanzia, per questo mi sono fatta la pelle dura contro le beffe e lo scherno. Persino io stessa sorrido quando mi ricordo quella bambina magra con i suoi occhiali da sole di plastica dotati di grosse lenti, con un sorriso caratterizzato dal metallo delle cure ortodontiche.

 

19. Ulises Briones: Yoani, vorrei sapere come ti piacerebbe inserirti in una società cubana del futuro che avesse le garanzie e i diritti che esistono in tutti i paesi del mondo.

 

Yoani: In un’ipotetica società cubana del futuro ci sarà posto per tutti. Io aspiro a inserirmi nel mondo dei mezzi di diffusione, cercando di gettare le basi di una stampa libera. Mi vedrete dietro alle notizie e impegnata nel rivedere la nostra storia nazionale. Questo paese ha bisogno di argomenti, parole, opinioni, non certo di caudillos.

 

20. Gabriel Delpino: Sono un tuo grande ammiratore. Potrai portare a compimento il progetto di fondare un organo indipendente di stampa a Cuba, finanziato con il denaro ricevuto dai tuoi premi?

 

Yoani: Conosco già persone di talento disposte a collaborare, conto sul loro entusiasmo per creare un organo di stampa che si ponga fuori dal monopolio informativo ufficiale. Penso a un periodico digitale, per il momento, mentre cerchiamo le risorse per passare su carta e a stampare una tiratura importante che copra ogni provincia. Abbiamo l’idea, persino il nome e la decisione di non attendere “il giorno dopo di” per cominciare a pubblicare. Utilizzerò il denaro vinto con i miei premi per dare la spinta iniziale, visto che non voglio sprecare queste risorse per comprarmi una maglietta Adidas o per mettermi un paio di denti d’oro; voglio usare le mie risorse personali per l’informazione. Questo governo deve imparare a fare i conti con cittadini informati. Siccome penso di passare il resto della mia vita a Cuba, ho tutto il tempo che voglio per realizzare questo sogno, posso contare su amici, colleghi e persino su proposte di persone che vogliono investire denaro per realizzarlo.

 

21. Lázaro Buría Pérez: Trovi relazioni tra i dogmi e i precetti della rivoluzione cubana e quelli che caratterizzano le religioni? E se pensi che ci siano, come si manifesta nella religiosità rivoluzionaria la guerra dei sessi? Le contraddizioni sulla sessualità umana come sono avvertite dalla scienza e dalla politica nel mondo globalizzato che viviamo oggi? Secondo te tra quanto tempo avremo una presidentessa donna? 

 

Yoani: La rivoluzione cubana è una religione nella quale abbondano gli atei, i riti sono eccessivi e manca la fede. Non si regge sui dogmi ma per una dogmatica volontà. Soffriamo la Guerra dei Sessi in mezzo a una grande battaglia generazionale e ideologica, insieme ad altri conflitti di carattere politico che la distorcono e la mascherano. Riguardo alla domanda su quando avremo una donna come “massima figura del governo” sarei tentata di rispondere con una battuta: quando avremo un’operazione chirurgica duratura di cambio di sesso. In realtà non ho una risposta, perché in questo momento mi preoccupa soprattutto il tempo che manca perché i nostri governanti siano eletti secondo la volontà popolare. Se portano la gonna o i pantaloni, ora come ora, non mi interessa più di tanto, penso soprattutto al fatto che sappiano ben amministrare il paese, senza l’ansia di trasformarlo in un feudo personale.

 

22. Víctor: Ciao Yoani, grazie per il tuo coraggio e soprattutto per la tua creatività. Ti volevo domandare chi sarebbe secondo te un leader politico cubano capace di unire le varie anime della dissidenza. Qui in Spagna fu Adolfo Suárez il motore del cambiamento dalla dittatura alla democrazia. Molte grazie e vai avanti così.

 

Yoani: Negli anni della dittatura franchista ci furono molti individui con caratteristiche simili a quelle di Adolfo Suárez che non ebbero l’opportunità di giocare un ruolo importante nella transizione alla democrazia, alcuni furono assassinati, altri finirono a marcire in galera, altri ancora optarono per la simulazione o il silenzio, infine furono in molti a scegliere la via dell’esilio. Posso supporre che a Cuba nel corso di cinquanta anni abbiamo perso almeno due generazioni di politici capaci di proporre una piattaforma diversa a quella del Partito Comunista e che siamo vicini a perdere la terza. Il mio elenco di candidati sarà incompleto fino a quando non potrò ascoltare liberamente tutti coloro che avranno qualcosa da dire. Probabilmente il nostro prossimo presidente in questo momento sta giocando a baseball in una strada avanera o sta venendo banane lungo una strada sperduta in un luogo remoto di questa Isola. La mia speranza è che le sue ansie di protagonismo non prevarichino il suo senso del dovere nei confronti del paese. Sogno che la prossima rivoluzione che ci vedrà protagonisti sia quella dei cittadini, degli esseri piccoli, della gente anonima e non quella delle figure note che possiedono un pedigree.

 

23. Ernesto Gutiérrez Tamargo: Ciao Yoani. Prima di tutto volevo farti i complimenti per il tuo lavoro informativo e coraggioso che consiste nel divulgare, con un nuovo sistema di fare giornalismo, le verità del nostro paese. Vengo alla domanda: La gente della strada che vive a Cuba (perché noi in esilio lo sappiamo bene) è a conoscenza di tutto quel che fai? Il tuo lavoro divulgativo-informativo ha un impatto sulla stampa ufficiale? Ti lasciano lavorare liberamente come giornalista o semplicemente ti tollerano (per paura o per cautela)? Grazie. E un forte abbraccio.

 

Yoani: Frequentemente incontro persone per strada che mi confortano con parole di incoraggiamento e di sostegno, la maggior parte di loro non ha accesso a internet, ma ha visto registrazioni dei programmi che vengono captati tramite le antenne paraboliche illegali o grazie a CD dove si riproduce il blog Generación Y. Al tempo stesso, la blogosfera alternativa non può competere in popolarità con la telenovela brasiliana che passano alla televisione nazionale tre volte alla settimana. Non c’è niente di più attraente delle cose proibite, e posso assicurare che almeno coloro che gestiscono le opinioni di questa società si stanno rendendo conto della nostra presenza e fanno attenzione a quel che scriviamo. Non mi lasciano certo lavorare liberamente, ma sono io che mi alzo ogni giorno con il proposito di comportarmi come una persona libera. Si tratta di una mia scelta, non di un’autorizzazione che mi hanno rilasciato. Se davvero mi tollerassero non mi seguirebbero tutto il giorno, non mi sequestrerebbero, non mi proibirebbero di entrare nei centri culturali e non mi avrebbero negato otto volte il permesso di uscita per recarmi all’estero. Certo, non hanno abbandonato in una fossa il mio corpo privo di vita, né hanno inventato un motivo giuridico per mettermi in galera, ma non credo di doverli ringraziare per questo. Il problema non è che tollerino o permettano i nuovi fenomeni civici che sono emersi negli ultimi anni, ma che non possono più trattenerli. La tecnologia, il sacrificio di altri che furono maltrattati e incarcerati prima, la visibilità internazionale che consente questo strumento meraviglioso che è Internet, ci ha permesso di arrivare sin a qui.  

 

Traduzione di Gordiano Lupi

 

(segue...)


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