Nelle carceri cubane si trovano più di cento prigionieri politici. Tra questi il dottor Oscar Biscet (foto), medico internista, diventato un “nemico del socialismo” quando ha iniziato a denunciare l’omicidio di migliaia di piccole vite innocenti, abortite da madri inconsapevoli tramite il farmaco Rivanol, che si potrebbe chiamare la “pillola dei mesi dopo” poiché usata nei casi di gravidanze avanzate: i bambini nascevano vivi e lasciati morire di freddo o dissanguati.
Il dottor Biscet creò anche la Lawton Foundation per il rispetto dei Diritti Umani a Cuba, che si batteva contro l'aborto, l'eutanasia e la fucilazione, contro il degrado umano, contro la pena di morte, la tortura e l’eutanasia, praticata sui malati poveri, che si rivelano un peso economico. La sua prima condanna l'ha scontata dal 1999 al 2002: tre anni segnati da raccapriccianti umiliazioni e torture: immersione in pozzi neri, uso di megafoni assordanti durante gli scioperi della fame, nudità forzata ed aizzamento di cani feroci. Le accuse: “insulto ai simboli della patria”, “incitamento al disordine” e “incitamento a commettere crimini”. Nel 2003, dopo un breve periodo di libertà, è arrivata un’ulteriore e ben più pesante condanna: addirittura 25 anni da scontare nella prigione di Guantanamo.
Adesso, Biscet potrebbe uscire di prigione a condizione di lasciare Cuba, ricatto che molti dissidenti sono stati costretti ad accettare. Biscet, insieme ad altri dodici prigionieri, rifiuta la deportazione.
A questo punto si inserisce l’interpellanza dell’On. Massimo Polledri della Lega Nord, il quale chiede al Ministro Frattini quali iniziative intenda intraprendere per ottenere la liberazione del medico cubano e degli altri prigionieri politici.
L’On. Fabio Evangelista (IDV), però, non ci sta. Si rifiuta di firmare fino a quando dal testo non verrà tolta la locuzione “di razza nera”. Sì, perché Biscet è nero. La stessa Winnie Biscet, figlia del medico, si è rivolta a lui direttamente per precisare che nessun sentimento razzista può celarsi nell’interrogazione e che “di razza nera” è scritto anche nella biografia del padre: «Mi permetto di scriverLe per rassicurarLa che da parte dell'On. Polledri e del suo partito non c'è nessun movente razzista nei confronti di mio padre, che sembrerebbe incomprensibile anche per il fatto che ne chiede la liberazione! Ma oltre a questo motivo, che da solo potrebbe sciogliere ogni dubbio, desidero confermarLe che i dati in possesso dell'On. Polledri gli sono stati forniti direttamente dai volontari che con me operano per liberare mio padre e che il colore della sua pelle è menzionato anche nella biografia presente nel sito, da me creato a questo fine, dove si parla di "medico di razza nera", come può constatare personalmente a questo link».
Ma per l’On. Evangelisti è una “questione di cultura” e non può nella maniera più assoluta transigere. Non che la sua firma sia essenziale, ma non può non rilevarsi una puntigliosità gratuita: Biscet, come gli altri, si trova in celle malsane, con ratti e cimici, malato, malnutrito. Quando verrà a conoscenza di questa presa di posizione, nonostante nemmeno Castro e il carcere siano riusciti a piegarlo, forse si demoralizzerà un po’. Lì esiste la repressione vera e cruda: la discriminazione nei termini non sarà ben compresa, specie nel contesto di una iniziativa volta alla liberazione degli oppressi, bianchi, neri o neri-blu. Ma anche Biscet comprenderà come la politica, quella dei proclami, delle risse e delle strumentalizzazioni possa fare molto male a un paese come il nostro e, a volte, anche a quelli degli altri.
11 Gennaio 2011
Silvana Gasparri
Unione per le Libertà a Cuba – Resp. Italia Centro-Sud