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Daniele Dell’Agnola. Io ho paura 
Riflessione di base per una lezione in una scuola superiore specializzata
11 Gennaio 2011
 

Nel 1969 l’allora cinquantenne scrittore di fantascienza Isaac Asimov, scrisse un racconto dal titolo Intuito femminile, che possiamo leggere anche nell'edizione in lingua italiana, pubblicata da Mondadori nel 1985. La storia è naturalmente ambientata in un futuro tecnologicamente avanzato, direi fantascientifico, popolato da Robot estremamente efficienti, creati dall'uomo e programmati rispettando le “Tre Leggi fondamentali della robotica” postulate da Isaac Asimov e rintracciabili in moltissimi suoi racconti.

I robot devono per così dire rispettare delle regole: secondo la prima legge, i robot non possono recar danno a un essere umano e devono evitare che un umano rimanga leso o morto. Un robot deve però anche obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge. In sostanza non posso dire ad un robot “Vai e uccidi il mio nemico.” La terza legge dice: un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

 

INTUITO FEMMINILE

 

Ora, nel racconto dal titolo Intuito femminile, il protagonista, uno scienziato di nome Mandarian, vuole produrre un robot creativo, cioè un robot che abbia dentro i suoi circuiti anche il sentimento di incertezza, un robot che sappia avere dei dubbi, una macchina pensante addirittura intuitiva. Un'invenzione simile provocherebbe tuttavia un grande sentimento di paura nella gente, che si sentirebbe meno protetta, sapendo che i robot hanno acquistato tali competenze. La capacità del dubbio, infatti, implica un'intelligenza di un livello superiore, perché i robot non devono più obbedire a delle leggi prestabilite, a dei dogmi. Dietro a questo principio, vi è la potenza del pensare, cioè di porsi delle domande. Chi si pone delle domande, inizia a fare ricerca.

Mandarian porta la proposta al più grande azionista dell'azienda produttrice, che inizialmente si oppone all'iniziativa scientifica. L’azionista di maggioranza dice:

Se la gente si convince che i robot saranno incontrollati... L'uomo della strada non crederà più che i robot basteranno a proteggerlo quando sentirà la definizione senza controllo.”

Ma lo scienziato Mandarian rilancia, vuole creare una macchina meno vincolata alla razionalità, o meglio, un “robot femmina”!

Fino a quel momento, infatti, gli asessuati robot sono sempre stati chiamati con nomi maschili.

Perché non chiamarlo Jane-uno?”

Sentite” dice Mandarian al maggiore azionista, per convincerlo “una delle convinzioni più diffuse è che le donne siano meno intelligenti degli uomini. Se annunciamo la costruzione di un robot femmina, non importa come sarà.”

In realtà il robot donna sarà più intuitivo quindi più intelligente. E grazie a queste deduzioni, intuitive, la robot femmina potrà riuscire a interpretare i dati raccolti e scoprire un nuovo pianeta abitabile. I miliardi di dollari spesi per costruire una macchina simile, sarebbero accettati dalla gente della strada, perché la robot femmina sarebbe la nuova Cristoforo Colombo dello spazio.

Dopo vari tentativi, la robot donna viene costruito. Anzi, viene costruita: non troppo perfetta, anzi, con qualche difetto al seno, per non creare invidie tra le donne umane. Tuttavia, Jane-cinque ha una voce stupenda. Una voce tanto sensuale da sbalordire un camionista... Non dico altro, sulla trama, perché svelerei l'intrigo.

 

LA PAURA DELLA SCOPERTA E DELLO SCONOSCIUTO

 

La paura verso le nuove tecnologie che aprono le frontiere, il timore di non essere più protetti (o di rimanere senza lavoro) in una società che, volenti o nolenti comunica sempre più velocemente abbattendo dogane, montagne e muri, certe convinzioni legate alla femminilità, vecchie di migliaia di anni, pigliano e scuotono le nostre emozioni. Asimov, nei suoi racconti di fantascienza, legge la società, così il robot diventa metafora del diverso, della donna intuitiva, dell'apertura verso le scoperte.

 

EVOLUZIONE DELLA TECNOLOGIA

 

E noi, oggi? Stiamo viaggiando nella direzione di un mondo migliore?

In una pubblicazione di Gino Roncaglia, docente di informatica applicata e di discipline umanistiche all’università degli studi della Tuscia, dove dirige pure un master universitario in e-learning, trovo un’interessante riflessione dedicata alle nuove tecnologie. Il volume, dal titolo La quarta rivoluzione, (Laterza, Roma 2010), invita a riflettere sul futuro dei libri, del sapere, dell’uomo. A partire da pagina 238, nelle conclusioni, Gino Roncaglia si serve di Fahred Zakaria (The post-American World, W.W. Norton & Company, New York 2008, p. 50) per descrivere le varie fasi che caratterizzano la conquiste tecnologiche. A quanto pare una nuova invenzione è destinata a diventare vecchia, obsoleta e abbandonata, come le cassette audio di un tempo, come i CD che hanno lasciato il posto all’Mp3, dopo una fase di maturità e dopo aver subito la concorrenza della successiva tecnologia.

Fiduciosi, potremmo allora immaginare che l'autostrada a benzina lascerà il posto al treno elettrico o ad automobili ad acqua, che le colonne di automobili lasceranno il posto alla linea veloce (mastodontico progetto!) dell'Alptransit che è costata miliardi di franchi agli svizzeri. La radio soccombe alla TV, la TV ad internet, la carta muore nello schermo palmare, eccetera.

Eppure il ragionamento non è così immediato e semplice. Gino Roncaglia ci spiega il motivo attraverso un esempio…

 

CINA DEL 1400

 

Nei primi anni del Quattrocento, la Cina disponeva di una flotta navale tecnologicamente molto avanzata. I cinesi avevano sviluppato sulle loro navi una tecnica di impermeabilizzazione, una chiglia (quella trave che va da poppa a prua, alla base delle navi) mobile. I cinesi stavano investendo molti soldi, in nome dello sviluppo tecnologico. Queste imbarcazioni permettevano conquiste, esplorazioni, scambi commerciali, scoperte di nuovi territori abitabili che l’Europa dell’epoca si sognava. La flotta venne improvvisamente ridimensionata, perché il nuovo Imperatore al potere considerò troppo costosi quegli investimenti: il ritorno economico frutto di quelle conquiste e degli scambi commerciali, era troppo poco.

Quell’imperatore iniziò una politica di isolamento e di ostilità verso l’apertura commerciale attorno al 1430. Chi costruiva navi era condannato a morte. E quindi la Cina si fermò. L’Europa ebbe invece un’altra storia...

 

TECNOLOGIA NON INDIPENDENTE

 

Ciò che capiamo, attraverso questo esempio, ma anche dalla sterminata fantasia di Asimov, è che la tecnologia non è un settore indipendente o un'isola a sé. Dipende, e come, dal territorio nel quale è sviluppata, dalla politica, dalla sensibilità e dalle visioni di chi la sa utilizzare in modo appropriato.

Ci chiediamo davvero se il petrolio, vecchio come una locomotiva a vapore (e, crediamo, un giorno esaurito in una casa di riposo), lascerà campo alla nascita di nuove risorse energetiche, rinnovabili, rivoluzionarie, così come i Compact Disc stanno abbandonando i negozi di dischi che a loro volta si stanno abbandonando a loro stessi (a parte quei luoghi storici come il nostro Pinguis). Dipende dal mercato, pare.

 

DUE RICERCHE SVOLTE DAGLI STUDENTI

 

Stiamo andando verso un mondo migliore?

Un mio studente, recentemente, ha presentato una ricerca dedicata al tema dell’aumento dei tassi di suicidio in Svizzera negli ultimi sessant’anni, parlando della paura di crescere di alcuni giovani, cogliendomi impreparato emotivamente, anche perché qualche esperienza in questo campo, come educatore e docente, l’ho maturata. Una ricerca ben fatta, che quasi quasi dimostra come stiamo retrocedendo.

Subito dopo, un suo compagno ha illustrato, attraverso un’animazione tratta da fonti attendibili, la diminuzione della mortalità tra i bambini, dal 1962 al 2003. Animazione pubblicata e realizzata, come software, dalla fondazione svedese Gapminder, fondata dal professore di medicina Hans Rosling. (Google ha acquistato Gapminder nel 2006 perché ha fiutato l'affare di quel prodotto). Google e la rete sono il mondo al quale connettersi. Una ricerca ben fatta, che quasi quasi dimostra come siamo evoluti.

Tutto ha un prezzo?

Alla luce di tutto questo, ritengo sia più che utile tenere gli occhi aperti, osservare le tecnologie con occhio critico e aperto, con curiosità e competenza, perché abbiamo tutti una responsabilità attiva. E occhio alle donne. Hanno intuito.

 

Daniele Dell’Agnola


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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