Il presidente del Consiglio Berlusconi rispolvera lo spettro dei “comunisti”, che avrebbero scoperto il piacere e la voluttà del cachemire, ma continuerebbero ad essere “dentro” come sempre “rossi” e trinariciuti. Aggiunge poi, con la sua nota finezza ed eleganza di tipica marca bauscia, che lui, in vita sua, non ha mai avuto una donna che fosse di sinistra.
Al di là del buon gusto, che da tempo Berlusconi ha ampiamente dimostrato di non avere, queste due piccole spie sono la conferma ulteriore che siamo in campagna elettorale; poi certo ci sono i bau-bau di Roberto Calderoni, che svolge il ruolo di apripista della Lega e una quantità di altri segnali. Diciamo che ci si sta posizionando, in attesa che la Corte Costituzionale si esprima sulla questione dell’immunità al presidente del Consiglio. Si possono prevedere le prossime mosse: ci sarà un gran lavorio attorno a quei temi “etici” come testamento biologico e fine vita: una spregiudicata, cinica (e, diciamolo: volgare) corsa a chi è più genuflesso e prono ai voleri e ai desiderata del Vaticano: Maurizio Gasparri che esulta quando la Corte Costituzionale sostiene che non sono ipotizzabili matrimoni se non tra persone di sesso opposto; le Eugenie Roccella, i Maurizio Sacconi, i Roberto Formigoni che se ne fregano delle sentenze del TAR a proposito delle linee guida lombarde in materia di aborto; e poi le Binetti, i Volontè, i Moffa, e tutto quello che segue.
A questo aggiungiamo il quotidiano annaspare del PD (ci mancava davvero Walter Veltroni, che prepara il suo rientro con la manifestazione al Lingotto due: evidentemente i danni fatti finora non li ritiene sufficienti, vuole finire il lavoro iniziato), e l’agitarsi di un Nichi Vendola, che è il miglior regalo che l’opposizione possa fare a Berlusconi, ne abbiamo un quadro tra il deprimente e l’inquietante.
Ipotizzare scenari è azzardato. Per esempio: Berlusconi ha davvero abbandonato definitivamente i suoi sogni di essere un giorno l’inquilino al Quirinale? Lui sostiene di non averci mai pensato, e ogni volta che lo dice il naso gli si allunga un po’ e in parallelo la statura si abbassa. È comunque un fatto che con questo Parlamento difficilmente questo sogno verrebbe coronato. Dunque, uno “slam”, e un nuovo Parlamento con una nuova maggioranza, dove sia annichilito l’odiato Fini? E a palazzo Chigi? Lavorio a parte del tandem Tremonti-Lega, antico e che ogni smentita suona ad ulteriore conferma, uno dei possibili assi di Berlusconi come suo sostituto è rappresentato dal ministro della Giustizia Angiolino Alfano. Berlusconi, quando viene invitato a tracciare l’identikit di chi potrebbe succedergli, è piuttosto vago, ma se si mettono insieme gli elementi che ha disseminato, il puzzle rivela appunto tra i candidati favoriti il volto dell’attuale Guardasigilli.
Uno scenario in decomposizione, maleodorante, e al tempo stesso torbido e limaccioso, quello in cui ci si trova immersi: fatto di ricatti a mezzo stampa, denunce di microspie e “spiate” che vengono denunciate a mezza bocca e non al commissariato; sgambetti, siluri, “avvertimenti”. Una situazione dove l’illegalità diffusa e programmatica la fa da padrone. Non ha torto, per una volta, Giorgio Bocca, quando annota: «La differenza tra le monarchie, gli stati autoritari e quelli sedicenti democratici è che i poteri di fatto prevalgono su quelli di diritto e l’illegalità non è solo normale ma necessaria al funzionamento del sistema, e che non si sa mai dove finisce l’interesse degli Stati e dove comincia quello del clan di potere e del capo, non si sa mai dove finisce la delega concessa dai cittadini con il loro voto e dove comincia il potere che il capo e i suoi collaboratori si sono ritagliati».
Illegalità e violenti soprusi. C’è solo una non marginale lacuna, nel ragionamento di Bocca e che non è solo suo: questa illegalità e questi soprusi non sono la cifra, solo del berlusconismo; e Berlusconi non ne è il solo responsabile. Berlusconi non ne ha il copyright, l’esclusiva. È un qualcosa che viene da lontano, che affonda le sue radici in profondità, e si intreccia con la storia degli ultimi cinquant’anni. Berlusconi, semmai, è l’ultimo e più abile beneficiario di questa situazione. Ma per comprendere (e poter reagire) a quanto accade, occorre uscire dalla miope analisi che vede in Berlusconi in centro e la fucina di ogni male. Il Cavaliere è il prodotto, il risultato. Ed è da questa premessa che occorre partire e cercare di ragionare (ammesso che una “partenza” e un ragionamento sia ancora possibile e se ne sia capaci).
Valter Vecellio
(da Notizie Radicali, 6 gennaio 2011)