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Buste di plastica. Finalmente al bando, ma perché devono costare così tanto quelle ecologiche?
03 Gennaio 2011
 

250 miliardi di microframmenti di plastica contaminano il Mediterraneo, rifiuti minuscoli ingoiati dal plancton che, a sua volta, viene mangiato dai pesci che potrebbero poi finire nei nostri piatti. Così i primi dati della spedizione “Mediterraneo in pericolo”, portata avanti da un'équipe di ricercatori provenienti da una dozzina di laboratori universitari europei. A livello mondiale si è aperto da tempo un fronte nell'emergenza inquinamento: i rifiuti di plastica (centinaia di milioni di tonnellate) finiti a galleggiare o in fondo agli oceani in tutto il mondo, che rilasciano sostanze tossiche in grado di danneggiare seriamente la vita in fondo al mare. È l'allarme lanciato da uno studio condotto dalla più grande università del Giappone, la Nihon University, che per la prima volta associa le buste di plastica non solo al rischio di soffocamento per gli animali che le ingeriscono, ma anche alla possibilità concreta del lento rilascio di sostanze tossiche in mare. La plastica si decompone nel mare emette una serie di sostanze chimiche, come il bisfenolo A e sostanze a base di polistirolo (PS), che non si trovano naturalmente. In particolare il bisfenolo A è già noto per causare uno squilibrio del sistema ormonale degli animali. Inoltre, la plastica in mare rilascia monomeri cancerogeni.

Ben venga, quindi, il bando per le buste di plastica dal 1° gennaio di quest'anno, che è arrivato dopo l'ennesima proroga. Bene ha fatto la ministra dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ad insistere perché la scadenza fosse rispettata. Se ai consumatori verranno spiegati motivi di tale decisione saranno ben contenti di rinunciare alle buste di plastica per tornare (cioè per andare avanti) a quelle di tela o ai carrelli.

Ma ci domandiamo perché i nuovi sacchetti ecologici devono costare così cari.

Alcuni negozi li vendono anche a 10 centesimi l'uno. Il motivo lo conosciamo ed è l'abituale speculazione che i commercianti fanno su un prodotto che, in quanto molto pubblicizzato, è più richiesto dai consumatori. I commercianti speculino pure come credono, ma è bene che sappiano che oggi il consumatore è un cittadino consapevole e informato che, di fronte, all'inutile speculazione, non solo può portarsi la borsa da casa, ma anche decidere di fare spese altrove che non nei negozi di speculatori.

 

Primo Mastrantoni, segretario Aduc


 
 
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