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Lidia Menapace. Colmo il cesto delle cose vecchie da bruciare il 31
29 Dicembre 2010
 

Da un po' di tempo continuo a dirmi che è in corso un colpo di stato strisciante e metto insieme indizi e avvisi: ecco l'elenco, adesso che mi sembra di avere raccolto un bel cesto di minacce e schifezze. Sarà il caso di tenere gli occhi aperti e mettere in piedi misurati e fermi allarmi, nonché misure politiche e culturali per ostacolarlo e vincerlo.

 

Tralascio i noti progetti formali di controriforma costituzionale in senso presidenzialista e populista, che sembrano al momento fermi. Avanza invece di continuo la pressione per modificare di fatto la Costituzione e la prassi politica consolidata, e si procede verso un colpo di stato appunto strisciante (da serpe, insomma) che alla fine può farci trovare imbambolati, e serrati nelle spire di una situazione confusa e non governabile.

Prendo in considerazione gli esempi più recenti presentati da Berlusconi e non da lui solo, perché c'è un'altra fonte golpista nella Lega.

 

Comincio da quest'ultima: il principale operatore è il ministro degli Interni, che definendosi “federalista” governa nel modo più centralistico che mai. Infatti si serve alla grande e per ogni iniziativa dei prefetti: si configura uno stato “federalista” nel fisco e centralista nella politica amministrativa e gestionale. Ciò sottrae risorse e potere soprattutto ai Comuni e in genere alle autonomie locali, mentre l'erogazione delle risorse avviene tramite Maroni e i suoi prefetti: è già una idea di stato che non sta nella Costituzione. La Lega preme per avere il cosiddetto “federalismo fiscale”, ma non molla nessuno dei poteri che si possono esercitare da Roma, dove sta insediata comodamente e governa con i prefetti.

 

Berlusconi ormai raggiunge il vilipendio ogni volta che parla della magistratura e poco importa che poi smentisca. Una volta detto il discorso in una occasione ufficiale, ha ben poco da smentire. E veniamo a una di queste occasioni ufficiali, il messaggio di fine anno, col quale ha dilagato per più di due ore sulla rete 1, prepotentemente, come fa di solito. Questa volta attacca la Corte costituzionale: lamenta che non sia un organo di garanzia. Infatti sarebbe gravemente sbilanciata a “sinistra”, perché eletta sotto l'influenza di ben tre presidenti della Repubblica appunto di sinistra. Tanto per citare un esempio autorevole, ricorderò che l'Alta Corte USA è nominata dal presidente in carica e costituita da giudici del suo orientamento: eppure esercita lo stesso un ruolo di garanzia. Sembra che solo Berlusconi non sappia che in molte professioni e funzioni esiste il dovere di essere “politici” e “responsabili”. Anche il governo lo deve essere, pur essendo espressione di uno schieramento: non può infatti calpestare i diritti anche di chi non lo ha votato. Se si continua a dire che la Corte non è equilibrata perché è politica, si promuove una grande e pericolosa confusione. Il presidente del Consiglio che delegittima la Corte proprio mentre si è in attesa di una sentenza che lo riguarda, sta appunto spingendo verso un golpe. E non basta, perché nello stesso solenne messaggio dichiara che se la Corte si pronuncerà in modo a lui sfavorevole, egli si difenderà e chiamerà la piazza: questa non è una minaccia di eversione? non è un tentativo di intimidazione? Non è un ricatto? non è un colpo di stato virtuale? a mio parere lo è.
Se si mette insieme un governo che si oppone alla Corte, che governa con i prefetti e usa le istituzioni senza alcun criterio di misura (tagli alla scuola, alla cultura, alla stampa) ciò prefigura una trasformazione scivolante verso una forma di stato che non ha più le caratteristiche di Repubblica parlamentare delle autonomie.
Se si aggiunge che intanto Maroni e Sacconi lavorano con alcuni sindacati già integrati a trasformare il sindacato in corporazione ad arbitrato obbligatorio, viene vulnerato un altro fondamentale equilibrio della nostra Costituzione “fondata sul lavoro”; inoltre minacciato il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici di tutelarsi attraverso un vero sindacato, il contratto nazionale e il diritto di sciopero senza conseguenze: insomma se mentre lo stato diventa autoritario, il sindacato diventa feudale, il gioco è fatto e per rimediare ce ne vorrà. In questo caso ha agito con grande lungimiranza il movimento della scuola, chiedendo alla Cgil di preparare un sciopero generale. Lo sciopero è lo strumento massimo di cui ci si possa servire per opporsi al colpo di stato strisciante agendo in modo nonviolento e senza alzare pericolosamente il livello del contrasto, né cadere nelle provocazioni, che infatti contro il movimento della scuola non hanno funzionato. Ancora una volta dobbiamo ringraziare la magistratura che non ha usato manette a gogò, sventando una palese ingiustizia.

 

Lidia Menapace


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