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Diritti umani. Conclusa missione Radicale in Mauritania 
Per lotta a schiavitù, pena di morte e mutilazioni genitali femminili
28 Dicembre 2010
 

Si è conclusa nella sera del 24 dicembre la missione a Nouakchott del Partito Radicale Nonviolento, guidata da Marco Pannella. Per quattro giorni la delegazione, che comprendeva i parlamentari co-vicepresidenti del senato del Partito Matteo Mecacci, Rapporteur sui diritti umani dell'assemblea parlamentare dell'OSCE (venuto direttamente da Minsk all'indomani delle contestate elezioni bielorusse), Marco Perduca, segretario della Commissione speciale dei diritti umani del Senato italiano e Stefano Marrella per Radio Radicale, ha incontrato le autorità locali, le Ong che si battono contro la schiavitù, il corpo diplomatico e la stampa, per promuovere due delle più importanti campagne in corso del Partito: quella sulla Moratoria Universale delle esecuzioni capitali, condotta con Nessuno tocchi Caino; e quella contro le mutilazioni genitali femminili condotta con Non c' è Pace senza Giustizia; ma anche per seguire da vicini la vicenda dell'iscritto Radicale Biram Dah Abeid, arrestato il 13 dicembre scorso a Nouakchott.

La missione si svolgeva anche nel quadro della campagna di NtC volta ad allargare il sostegno alla risoluzione all'Onu sulla Moratoria delle esecuzioni e promuoverne l'applicazione a livello locale. Nel lungo e cordiale incontro con la Ministra degli Esteri, signora Naha Mint Mouknass, la capa della diplomazia mauritana ha tenuto a sottolineare come sia stato per loro molto importante esser riusciti a confermare la propria astensione, perché nel paese, che dall'indipendenza è una Repubblica islamica, convivono differenti religioni ma anche differenti letture del Corano, che rendono complessa la convivenza tra la tradizione legale dell'ex colonia francese e la Sharia. La ministra ha sottolineato comunque l'approccio laico alla materia, anche perché da oltre 25 anni non vengono eseguite le condanne emesse, e si è detta pronta a partecipare, personalmente e con una delegazione parlamentare, alla conferenza sub-regionale che Nessuno tocchi Caino intende organizzare per i paesi africani prevalentemente musulmani l'anno prossimo, ricordando però come la minaccia di cellule terroristiche di al Qaeda li obblighi per ora al mantenimento della pena capitale.

La Ministra ha invece sottolineato come la Mauritania sia pronta a giocare un ruolo di guida per la campagna contro le mutilazioni genitali femminili, e che darà immediatamente istruzione al Rappresentante permanente all'Onu del suo paese di coordinarsi con i diplomatici italiani, affinché il testo venga presentato quanto prima. Infine la signora Mint Mouknass si è adoperata affinché la delegazione, in assenza del Ministro della giustizia, potesse incontrare Biram Dah Abeid.

Prima di potersi recare al carcere di Nouakchott, Pannella, Mecacci, Perduca e Marrella hanno incontrato il Segretario generale della sicurezza nazionale, per avere informazioni circa luogo e modalità dell'incontro, nonché per udire la versione del commissario del quartiere di Arafat dove sarebbero avvenuti i fatti che la settimana scorsa hanno portato all’arresto di una dozzina di militanti anti-schiavisti. Il generale ha tenuto a sottolineare che la Mauritania è probabilmente il “paese arabo” dove le libertà civili vengono più garantite a tutti, ma occorre che le organizzazioni siano riconosciute. Questo è uno degli argomenti sul quale molte delle Ong incontrate a Nouakchott reclamano risposte chiare dal governo, infatti 4 dei 6 gruppi del Flere (Fronte per la liberazione dalla schiavitù e dal razzismo) ancora oggi non hanno ricevuto alcuna risposta dal Ministero degli interni circa la loro domanda di iscrizione nel registro delle Ong. Il generale, che in realtà non è competente in materia, ha ipotizzato problemi circa le indagini sulla “moralità” delle organizzazioni (a quanto pare già concluse e positivamente) dicendo che in ogni caso si sarebbe informato. Al di là degli aspetti formali, pur sempre importanti, il capo della sicurezza nazionale ha comunque voluto ricordare che “Biram e i suoi” fino a quel giorno avevano potuto dire, scrivere e manifestare “liberamente” tutto quello che avevano voluto, ma che chiaramente alla “violenza non si può soprassedere”. A testimonianza delle presunte violenze, il generale ha tenuto a che i Radicali sentissero direttamente dalla bocca del commissario del quartiere di Arafat il racconto dell’accaduto. Secondo il poliziotto, che si è presentato in divisa, il giorno 13 dicembre si sono presentati al suo commissariato un gruppo di militanti dei diritti umani, per denunciare lo stato di schiavitù in cui erano tenute due bambine di 7 e 13 anni, da parte di una funzionaria della Banca nazionale. Al momento dell'interrogatorio sarebbe stato impedito a Biram Dah Abeid di assistere e da lì sarebbe nato un alterco che avrebbe portato alla “aggressione” ai poliziotti presenti da parte dei militanti. Al contempo, sempre secondo il commissario, un altro gruppo di manifestanti che aspettava fuori avrebbe preso d'assalto l'edificio con lancio di pietre (in un quartiere dove non ce ne sarebbero). La colluttazione tra i gruppi ha avuto un grave crescendo tanto che il commissario stesso è stato ferito alla tibia destra.

L'incontro con Biram è potuto avvenire negli uffici amministrativi della Casa circondariale di Nouakchott, uno dei carceri più piccoli del paese, dove erano presenti una quarantina di detenuti, tutti in attesa di giudizio, molti con l'accusa di terrorismo. Biram, visibilmente commosso della presenza di Pannella e dei compagni radicali, ha mostrato la ferita al capo, ormai cicatrizzata dopo dieci giorni, e ha lamentato forti dolori al ginocchio sinistro. A seguito dell'arresto e dei maltrattamenti subiti (percosse, isolamento in condizioni igieniche terribili, privazione delle medicine e denudamento) a Biram non sono state ancora fatte radiografie per accertare la gravità delle ferite.

Sebbene il trasferimento in carcere, dopo tre giorni di cella in commissariato, abbia migliorato le condizioni di detenzione, Biram, che ha ripreso ad assumere delle medicine ma che ancora dorme male per via dei dolori alla testa e alla gamba, ritiene che sia indegno il modo con cui gli viene fatta vedere la moglie in un parlatorio con sbarre, e il ritardo con cui gli è stato consentito di vedere il proprio avvocato (solo il 23 dicembre). Pannella ha ricordato a Biram non solo che i presenti che erano accorsi a Nouakchott, ma anche che tutto il Partito, in particolare coloro che l'avevano conosciuto, avevano inviato messaggi di solidarietà e vicinanza, come Sam Rainsy, presidente del principale partito di opposizione cambogiana; l'avvocato maliano Demba Traoré, che non si era potuto unire alla delegazione perché in viaggio in Senegal; la militante senegalese anti-mutilazioni Kadhy Koita. A Biram è stato anche comunicato che le delegazioni Radicali al parlamento italiano e l'eurodeputato Fiorello Provera avevano presentato delle interrogazioni urgenti sul suo caso. Anche facendosi forte della reazione internazionale suscitata dagli arresti – con lui restano in carcere altri 5 dei 12 arrestati – Biram ha deciso di insistere per il processo, perché ritiene uno scandalo che a tre anni dall'adozione della legge contro la schiavitù non vi sia ancora stato un solo caso portato a termine. L'udienza preliminare è prevista per mercoledì 29 dicembre. Come previsto dal regolamento non si è potuto affrontare il caso nei dettagli, né fare una foto con il detenuto (ma su questo il regolamento non era affatto chiaro).

 

La visita si è conclusa con un'ultima riunione coi difensori dei diritti umani, con delle bambine schiave recentemente liberate e con l'incontro nella residenza del Presidente dell'Assemblea nazionale, leader storico del movimento anti-schiavitù, che per primo aveva rilasciato dichiarazioni nette contro l'arresto di Biram. Pannella ha invitato il Presidente tanto al congresso del Partito quanto alla conferenza di Nessuno tocchi Caino, mentre Mecacci ha annunciato che farà invitare una delegazione parlamentare mauritana alla riunione annuale che l'Osce tiene coi paesi nordafricani, su questioni che attengono alla sicurezza regionale più ampiamente intesa, incluso il traffico di esseri umani.

 

Tra gli incontrati si è iscritto al Partito Radicale Nonviolento, annunciando ulteriori adesioni, il senatore Youssouf Sylla, recentemente sospeso dal partito della Ministra degli Esteri perché WikiLeaks lo dava come “vicino a Israele”.

Tutti gli incontri son stati registrati, le conferenze stampa trasmesse dal vivo su www.radioradicale.it. Ampia documentazione fotografica della missione si trova sulle pagine Facebook di Marco Pannella e Marco Perduca, mentre a breve sarà disponibile una rassegna stampa al sito www.radicalparty.org.

 

Buon anno a tutti!

 

Partito Radicale Nonviolento

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