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Collettivo autonomo Tito Livio. Perché abbiamo occupato la scuola
23 Dicembre 2010
 

Vi invio questo documento che mi arriva da mio figlio Michele. È la lettera che gli studenti del liceo Tito Livio hanno scritto per motivare l'occupazione della scuola. È il più bel documento politico che ho letto negli ultimi anni, pieno di quella tensione morale, di quella responsabilità, di quella lucidità che non rinuncia al futuro che noi vorremmo nel ceto politico di questo paese. Vederlo scritto da ragazzi tra i 14 e i 18 anni, mi riempie di gioia e di tristezza al tempo stesso. Credo che valga davvero la pena di farlo girare.

Grazie e un felice 2011 a tutte e a tutti

Marco Maiello

 

 

 

L’Italia è cultura. Tagliando cultura, muore l’Italia. La Francia investe 8,4 miliardi di euro nella cultura e ne ricava 74, la Germania 8,0 e ne ricava 68,2, l’Italia investe 1,8 miliardi di euro e ne ricava 39,7; e se è pur vero che la cultura non si mangia, immaginate i vantaggi economici che deriverebbero da un investimento maggiore.

«[…] I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso». (art. n. 34 della Costituzione Italiana). In due anni il Consiglio dei Ministri ha ridotto l’ammontare in euro delle borse di studio da 246 milioni a 25,7, ossia il 90% in meno. Nel 2012 si giungerà a 13 milioni di euro destinati a 184.000 studenti, che equivarranno a 70 euro a studente.

I dati ISTAT parlano chiaro: nel triennio 2009-2012 (legge 133/08, art. n. 64, comma 6) sono stati tagliati 7,8 miliardi alla scuola pubblica. Dal 2001 fino ad oggi la scuola privata ha ricevuto finanziamenti pari a 400 milioni di euro grazie al buono scuola ri-denominato “dote per la libertà di scelta”. Non è forse in contrasto con l’art. n. 33 della Costituzione Italiana: «[…] Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. […]»?

Purtroppo chi governa vede ma non osserva, sente ma non ascolta, sa ma ignora; confonde il cittadino che tenta di informarsi, adoperando continue modificazioni e rimandi a commi di leggi non allegate. Alcuni esempi: «(…) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 86 dell’11 aprile 2008, nonché all’articolo n. 2, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87, e all’articolo n. 2, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 88. (…)», «È abrogato il comma 3 dell’articolo 3-ter del decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1». La legge affinché venga rispettata e condivisa, deve essere comprensibile e trasparente. Tutto ciò ci ricorda i Latinorum di Don Abbondio e dell’Azzeccagarbugli e le modificazioni del ddl Gelmini altro non sono che quelle modifiche che effettuavano i porci orwelliani.

Ma noi che osserviamo, che ascoltiamo, che siamo consapevoli non vogliamo essere ridotti ad automi acritici e apatici, sottomessi ad una politica populista e pressappochista. Fahrenheit 451 e 1984 ci insegnano che l’uomo colto è un uomo libero. Un uomo.

In uno stato in cui tutto si può comprare, dal singolo voto alla dignità stessa, e in cui vi è una totale mancanza di modelli di riferimento, come potremmo noi non essere sconfortati?

 

L’occupazione avvenuta tra la notte del 14 dicembre e la mattina del 15 deriva da un clima di profonda incertezza e instabilità riguardo al nostro futuro e alla precarietà dell’istruzione pubblica italiana, in special modo universitaria.

L’occupazione è stata ritenuta da noi l’unica forma di protesta possibile per comunicare la nostra indignazione e sfiducia rispetto ad una rappresentanza politica inesistente, ad un’informazione manipolata, ad una mercificazione culturale ed ideologica endemica; la fiducia comprata il 14 ci ha obbligati all’azione. Con l'occupazione abbiamo commesso consapevolmente un'azione illegale perchè è proprio nella sua illegalità che individuiamo la valenza della protesta stessa, perché è mettendo in gioco la propria condizione di cittadini che emergono le idee davvero forti, per le quali siamo disposti a lottare. Ed è anche per questo che noi crediamo che l'occupazione abbia un senso nel momento in cui gli studenti sono lasciati soli ad affrontare il proprio rischio. Al Tito Livio un’autogestione non serve in quanto è oramai diventata tradizione sterile, non si focalizza sulle motivazioni della protesta stessa ma anzi è avulsa dalle reali problematiche. Nella speranza di risvegliare la scuola da un torpore intellettuale dettato dall’individualismo, attraverso questa forma di protesta mai sperimentata all’interno dell’istituto, per una notte abbiamo sognato.

 

Milano, 17/12/2010

Collettivo autonomo “Tito Livio”


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