Raúl Castro ha affermato nel corso di duro e critico discorso tenuto davanti all'Assemblea nazionale che il paese e i suoi dirigenti devono rettificare gli errori commessi. Se questo non accadrà, sarà stato vano lo sforzo di intere generazioni e la Rivoluzione ne uscirà fuori a pezzi.
«Se non rettifichiamo gli errori in tempo, sprofonderemo in un baratro e sarà stato tutto inutile. Sarà la fine...», ha riferito ai parlamentari in termini drammatici.
Il discorso di Raúl è durato oltre due ore - un tempo insolitamente lungo per un Capo di Sato che al contrario del fratello non è certo un oratore - e ha preso in esame numerosi errori commessi in passato. Prima di tutto ha criticato le cattive interpretazioni del socialismo e ha detto che, in vista del processo di riforme che interesserà l'isola, bisogna pretendere un maggior impegno dai dirigenti.
«Il segreto e le menzogne non devono più avere cittadinanza tra i quadri dirigenti del paese. Chi mente deve essere allontanato dall'incarico che occupa e deve essere espulso dal Partito Comunista. Le misure previste dal Governo non restare lettera morta, perché continuare a ripetere gli stesi errori pone a rischio l'esistenza stessa della Rivoluzione», ha aggiunto.
Raúl ha citato in varie occasioni il fratello Fidel per dire che alcune sue istruzioni in materia economica non sono state seguite come avrebbero dovuto. Secondo il Presidente cubano è mancata la coesione, l'organizzazione e il coordinamento tra il Partito e il Governo.
«Il Partito deve dirigere e controllare, non interferire nelle attività del Governo», ha affermato.
In merito alle riforme si è detto fiducioso che il piano previsto possa servire a migliorare la situazione economica del paese. «Non sono stato eletto Presidente per restaurare il capitalismo a Cuba, né per estinguere la Rivoluzione, ma per continuare a perfezionare il socialismo», ha spiegato.
Castro ritiene che uno dei mali principali del sistema sia sempre stato l'egualitarismo. La prima cosa da fare è «ampliare il settore privato», una misura irreversibile, come non può attendere oltre un deciso cambiamento di mentalità.
«I passi che stiamo facendo sono nel senso di un maggior aumento del lavoro privato e su questa strada non torneremo indietro come in passato», ha concluso.
Raúl spera che il settore privato possa assorbire 500.000 impiegati statali, che saranno licenziati dal lavoro nei prossimi mesi per ridurre i costi a carico dello Stato, e soprattutto confida nelle imposte che i nuovi lavoratori privati verseranno nella casse dell'erario. Il problema principale e la tipologia di lavori privati ammessi dal decreto: ristoranti, settore turistico, affitto di camere e appartamenti sono i settori più ambiti, ma mestieri come massaggiatori, lustrascarpe e pagliacci per festività non sembrano il massimo per risolvere i problemi di un'economia allo sbando.
Gordiano Lupi