Sul caso del giovane detenuto di 28 anni, Luca Campanale (foto), suicidatosi la notte del 12 agosto scorso, su cui ho presentato un’interrogazione parlamentare, che – ahimè – ancora attende risposta, apprendo dalle pagine del Corriere della Sera di ieri (14/12/2010) circa il rinvio a giudizio emesso dal gip Fabrizio D’Arcangelo di due dottoresse, una psicologa e una psichiatra in servizio al carcere di San Vittore, per la pesante ipotesi di reato di «abbandono di persona incapace a provvedere a sé stessa a causa dei gravi disturbi psichici da cui era affetta».
A nulla, infatti erano valse le preoccupazioni, gli appelli, le istanze di trasferimento, mossi nel tempo dai genitori del ragazzo e dal legale di famiglia. Perché Luca era, dall’età di diciassette anni, quando scampò a un incidente stradale, in una condizione di patologia psicologica accertata da tutte le perizie prodotte anche in sede processuale, tale da portarlo a due precedenti tentativi di suicidio, a due trattamenti sanitari obbligatori, alla dipendenza da alcol e cocaina con numerosi ricoveri in comunità terapeutiche. La storia di Luca, condannato per due rapine, ci è stata raccontata, con amarezza, dal padre del ragazzo in un messaggio inviato sul mio sito Internet, al quale ho risposto con ciò che da parlamentare potevo fare. Ora mi auguro che il Ministro della Giustizia da me interpellato possa quanto prima rispondere all’interrogazione presentata il 13 settembre scorso dalla sottoscritta, visto che la giustizia – tanto vituperata certamente a ragione per la sua lentezza – riesce in questo caso a battere in velocità il Governo, procedendo verso l’accertamento delle responsabilità.
Donatella Poretti
Qui il testo dell'interrogazione