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Tomás Hernández. Sui blogger dissidenti pagati dal governo americano 
Yoani Sánchez risponde alle domande dei lettori di “Diario de Cuba” - 1.
15 Dicembre 2010
 

Tomás Hernández: Quanto la paga il governo americano e quanto paga i blogger dissidenti che vivono a Cuba? Secondo il Chino a lei piacciono la birra Cristal e la Bucanero. Perché lo sappia, non sono né comunista, né del G2, sono un cubano che difende il suo paese ovunque…

 

Yoani: Anch’io non sono comunista, non faccio parte del G2 e come lei difendo il mio paese ovunque. Mi spiace di non conoscere questo Chino che dice di sapere tante cose sul mio conto, ma se devo scegliere quale bibita bere, preferirei la birra che un operaio del mio paese potesse pagarsi con il suo salario, la marca che un giorno sarà alla portata di tutti; ma, purtroppo, per il momento, è soltanto una dolorosa utopia. A Cuba oltre a penalizzare le differenze di pensiero è stata penalizzata la prosperità. Dalle tribune lanciano richiami all’austerità, anche se loro vivono in case con piscine, hanno dispense piene di whisky, guidano auto di lusso, dispongono di servi che svolgono i lavori domestici e viaggiano su aerei personali ogni volta che lo desiderano. Hanno cercato di demonizzare chi possiede beni materiali, chi può bere un cocktail o rendere più moderno il suo bagno, senza aver pagato con la moneta della fedeltà ideologica, senza aver dovuto applaudire per ottenere un sollievo materiale. Io, che sono nata in una stanzetta di sei metri quadrati dove vivevano sei persone, con bagno collettivo e una cucina che serviva una serie di appartamenti popolari, non voglio accettare che mi impongano certi falsi precetti di ascetismo militante, che servono solo per la simulazione, perché loro possano apparire vestiti con uniformi militari mentre i vestiti Christian Dior riposano negli armadi. Non bisogna solo depenalizzare i diversi modi di pensare ma anche la prosperità, perché ogni cubano deve avere la possibilità di poter decidere se bere una birra o consumare un daiquiri. Fino a quando tutto questo sarà motivo di scherno e di critica, saremo messi molto male.

Riguardo alla prima parte della sua domanda, le confermo che nessun governo del mondo ha sufficiente denaro nelle sue casse per comprare le mie opinioni. Sono autonoma economicamente, grazie ai miei articoli giornalistici, al mio libro Cuba Libre che ha avuto molto successo e al mio lavoro come professoressa di spagnolo per stranieri. La mia autonomia finanziaria mi ha dato indipendenza politica, il peggior incubo del governo, visto che i suoi membri pensano sempre che i lavoratori privati di oggi si trasformeranno nei critici di domani.

 

Traduzione di Gordiano Lupi

 

(1. segue)


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