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Emma Bonino. Non è solo la crisi del berlusconismo, è crisi di regime e di sistema
14 Dicembre 2010
 

Quello che segue è l’intervento di Emma Bonino nel corso del dibattito sulla fiducia al Senato.

 

 

Signor presidente,

signor presidente del Consiglio,

colleghi Radicali, liberali e laici quali siamo, non abbiamo mai partecipato e ancor meno alimentato il clima da stadio che da tempo connota, nel nostro paese, il dibattito politico. Secondo il quale da una parte ci sarebbe lei, e solo lei, artefice di tutti i mali in cui sprofonda il paese – e dall’altra una affollatissima coorte di salvatori della patria, dai comportamenti irreprensibili e da coerenti pratiche democratiche.

Se il nostro contesto fosse questo, sarebbe tutto più facile: basterebbe – per dire – un regicidio: ovviamente nonviolento. Ma secondo noi non è cosi. Il problema è che in questo paese non c’è democrazia, nel senso che vige una forma di democrazia reale che imperversa come altrove ha imperversato il socialismo reale. Il male italiano, la “peste italiana” come noi la chiamiamo - nei suoi aspetti più macroscopici ed evidenti e in quelli minori o banali, per dirla con Hannah Arendt, - viene da più lontano, da prima ancora che lei, si affacciasse sulla scena politica. Così lei più che la causa è il prodotto più evidente del sistema partitocratico e antidemocratico che da decenni occupa questo paese, sgovernandolo.

Noi affermiamo che lei è stato – ed è – un formidabile acceleratore della preesistente disgregazione istituzionale, politica e civile che è sotto gli occhi di tutti, in Italia e non solo. Ma, ripeto, in questa opera lei, signor presidente del consiglio, non è e non è stato solo.

Lei ha incentrato la politica estera italiana sulla Russia e soprattutto sulla Libia, con l’entusiastico sostegno di gran parte del ceto politico di governo e di opposizione salvo lodevoli eccezioni, tralasciando l’Europa come un inutile fardello, consentendo anzi ad illustri suoi alleati di spargere euroscetticismo a piene mani. La necessaria ed urgente riforma della giustizia si è tradotta in alcuni provvedimenti ad personam, consentendo che sulle carceri nessuna politica seria potesse vedere la luce, piegandosi ad una alleanza trasversale – con la Lega, con il PD, con Di Pietro – che ha svuotato la legalità e aggravato ulteriormente l’affollamento disumano delle nostre carceri, come pure reso insopportabili le condizioni dei nostri ospedali psichiatrici giudiziari.

Sui diritti civili, che sono in realtà enormi problemi sociali, lei ha testardamente portato avanti una politica di licenze private e pubblici divieti, per cui in questo Paese tutto è proibito, e dunque tutto è consentito e praticato purché illegale e clandestino. Il suo governo non ha inventato, ma ha sicuramente ingigantito, pratiche ed omissioni per cui sono ormai illegali persino le procedure elettorali, dove le regole da voi sottoscritte vengono sistematicamente violate senza che questo susciti scandalo né a destra né a sinistra. E non parliamo del sistema radio televisivo - pubblico o privato che sia - o del finanziamento pubblico dei partiti, scandalosamente moltiplicato, gonfiato, totalmente opaco che vi ha visti entusiasticamente uniti contro la volontà popolare quale si è espressa fin dal referendum del '78.

Fatte a lei le critiche che lei si merita, la nostra convinzione è che siamo piuttosto di fronte ad una crisi di sistema, di regime, che non si può né combattere né superare guardando indietro a vecchi equilibri partitocratici, o consentendo un ritorno al proporzionale utile solo per rimettere qualche formazione – centrista, appunto – al centro di future combinazioni di governo oppure proponendo improbabili governi – definiti di “scopo” o di armistizio, insomma di unità nazionale – formula sempre pronta quando l’incapacità, l’impotenza o l’irresponsabilità riducono la politica a scaricare i problemi sul Paese, sulla gente, i cittadini.

Da giorni noi Radicali stiamo cercando di dire – inascoltati nell’assordante bailamme che ci circonda – che responsabilità impone di guardare oltre il voto di domani; perché se pure lei otterrà la fiducia per una manciata di voti si aprirà comunque uno scenario di ulteriore fragilità, possibilmente ancora peggiore di quello che abbiamo vissuto fino ad oggi. Molte energie sono state spese su nostre presunte ed inconfessabili trattative sottobanco. Noi abbiamo parlato con tutti e lo abbiamo fatto con trasparenza e alla luce del sole.

Ringrazio Bersani, per averci dato atto - a differenza di tanti della sua parte politica e non solo - che non siamo mossi da mediocri interessi di potere e che ci muoviamo sempre per i nostri obiettivi ideali e politici. L’unico prezzo che possiamo concepire non riguarda noi ma l’interesse del Paese. Non comprendo l’irritazione con cui tanti amici anche a sinistra accolgono le nostre denunce sulla degenerazione partitocratica della nostra democrazia. Ma forse sarebbe più utile se si accettasse di confrontarsi con noi, su questi problemi. Perché esistono dei prerequisiti che non sono né di destra né di centro né di sinistra, senza i quali la democrazia diventa un guscio vuoto. È urgente chiedersi cosa si possa fare per riconquistare condizioni minime di legalità repubblicana, da stato di diritto che il sistema di potere ha travolto e avvilito. Su questa lunga degenerazione partitocratica Berlusconi si è inserito con forza devastante: ma non basta sfiduciarlo e metterlo in minoranza per cambiare davvero pagina, per passare da questo bipolarismo partitocratrico a una democrazia compiuta, da un parlamento di nominati a un parlamento di eletti nel senso alto e nobile della parola.

Noi Radicali vivremo la giornata di domani senza particolare patema d’animo, preoccupati piuttosto da quello che avverrà dopo il voto, dopo le vostre sterili schermaglie, se tutto questo non sarà servito neppure a far risvegliare nel paese una coscienza collettiva che consenta di affrontare una crisi di sistema, di regime, che rischia di travolgere tutto e tutti, senza distinzioni di parte.

 

Emma Bonino

(da Notizie radicali, 14 dicembre 2010)


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