Pur avendo più volte riletto “Matita rossa e blu” del mese di ottobre, non riesco a capire appieno l’intervento di Eliana Cambieri.
Quando, circa trent’anni fa (come vola il tempo!) frequentavo le Scuole Primarie, che allora si chiamavano semplicemente Elementari, durante l’ora di religione non ci veniva insegnata “Religione Cattolica” ma, con senso pratico e “moderno” l’insegnante cercava di spiegarci in modo comprensibile le differenze e i punti di incontro tra le varie fedi religiose, monoteiste, politeiste o animiste che siano. In fin dei conti, per insegnare a dei bambini le storie di Paride o di Ulisse, di Zeus e delle divinità dell’Olimpo, o la storia di Roma e delle persecuzioni dei Cristiani, dei Giochi Circensi e ancora dell’importanza dell’avvento di un Messia (quando bisognava preparare il Presepe) una piccola infarinatura di Storia delle Religioni, le maestre dovevano darcela. Negli anni successivi questo è quello che è accaduto a amici più piccoli o fratellini prima, o a cugini, nipoti e figli di amici poi. Certo ogni insegnante avrà cercato di spiegare queste cose sulla base della propria preparazione, delle proprie idee e del proprio Vissuto Personale, ma questo è quel che succede inevitabilmente quando una persona cerca di trasmettere delle informazioni ad un’altra, sia che si tratti di Storia o di Letteratura: nessuno può davvero essere imparziale. Ora non dubito che al giorno d’oggi possa esistere qualche insegnante “estremista” che durante l’ora di religione pretenda di fare catechesi, così come era possibile, negli anni ’80, che alcuni insegnanti (a causa di esperienze personali dirette) spiegassero la Seconda Guerra mondiale attraverso il filtro del proprio orientamento ideologico. Tuttavia credo (e spero) che questi possano essere dei casi limite, risolvibili attraverso l’intervento degli altri docenti, del Consiglio di Istituto o della Presidenza delle singole scuole.
Tornando all’intervento di Eliana Cambieri, concordo quando afferma che è “importante per i bambini e per i ragazzi poter scegliere liberamente la concezione dell’universo” ma mi chiedo come possano farlo se nessuno spiega loro che esistono molti modi per interpretarlo, questo universo. Poche righe più sotto, la Cambieri si augura l’istituzione di “un’ora alternativa nella quale si discutesse di ambiente […] di evoluzione.” Un’ora nella quale “si leggerebbero storie, pagine di libri, articoli per indurre a discussioni […] sulle credenze religiose, sullo scetticismo sulle ipotesi scientifiche […] senza spingere nessuno verso una verità precostituita”.
Io non vorrei essere messo al rogo dall’oltranzismo a-religioso (e perdonatemi questo brutto termine) ma se il Mondo non si è ribaltato nell’ultimo anno credo che alle Elementari – Primaria, certo – gran parte dell’orario scolastico funzioni già in questo modo. I bambini sono curiosi e pongono le domande più impensabili, folli o sagge, di continuo, e un insegnante preparato dovrebbe comunque essere in grado di soddisfare delle curiosità più che legittime che certamente non possono essere confinate in un’ora apposita. Fosse anche, per assurdo, che un folle giunto all’insegnamento dedicasse il proprio tempo all’Indottrinamento Religioso, non capisco come questo potrebbe “interrompere questo flusso (il libero pensiero) costruttivo concedendo spazio solo al pensiero unico (quello della Chiesa)”. Mi risulta che anche alla Scuola Primaria non esista più, e da anni, un insegnante unico e mi chiedo allora come potrebbe il nostro folle, in un’ora alla settimana, azzerare le menti dei bambini e cancellare gli insegnamenti degli altri docenti.
Nel suo intervento, E. Cambieri afferma che la Laicità è vista come una discriminante verso chi “non ha dato in pasto i propri figli a Miti e Religioni”. Mi domando come si possa impedire a un bambino di porsi domande sul Natale, ad esempio, quando centinaia di film e di cartoni animati ne parlano in ogni modo possibile. Tralasciando il tanto bistrattato Presepe, l’Albero di Natale, con le sue decorazioni, si rifà al mito dell’Albero della Cuccagna o addirittura al mito Nordico dell’albero Cosmogonico (ed ecco un interessante connubio tra religione, miti e tradizioni), il buon Babbo Natale altri non è che San Nicola ridisegnato da un illustratore della Coca Cola (ed ecco la religione tornare di soppiatto nel mito moderno del consumismo). Vogliamo parlare di Halloween? Un’altra festa consumistica che trae le sue origini quanto meno dalla Religione Celtica, se non da credenze ancora più antiche, “emigrate Oltre Oceano” e tornate con un aspetto più ludico e innocuo. La stessa favola di Biancaneve e i Sette Nani, pare nasconda echi di una religiosità collegata alla Dea Madre, in cui i nostri antenati dell’Età del Ferro praticavano dei sacrifici umani.
La Storia è indissolubilmente legata alla Religione: come spiegare le Crociate, o il Nazismo, senza le motivazioni religiose (oltre che economiche e politiche)? Anche l’Arte è per gran parte Religione: chiese, affreschi, statue… sia che si parli di Egizi, Greci, Babilonesi, Cretesi, Cristiani (e non importa se Cattolici, Protestanti, Copti), Musulmani o Induisti, ad esempio. La Stampa stessa, forse, non esisterebbe senza la prima Bibbia di Gutemberg. E allora, senza voler offendere nessuno, mi chiedo quale fastidio possa dare l’ora di IRC a scuola.
Forse, per eliminare inutili e sterili polemiche, sarebbe sufficiente trasformare l’Insegnamento di Religione Cattolica IRC, in insegnamento di Storia delle Religioni ISR, ma mi stupisce vedere come il concetto di “religione” possa ancora oggi, come pochi secoli fa, turbare l’animo di alcune persone. Se per me la Religione è una fiaba buona per le sere d’inverno non vedo quale fastidio possa darmi il fatto che se ne parli, mentre se credo, o spero, in qualcosa di Superiore, non vedo perché dovrei sentirmi turbato nel confrontare le mie idee con quelle di altri. Quello che conta, credo, e qui sono d’accordo con E. Cambieri, è SAPERE che esistono ANCHE altri modi di pensare e di vedere le cose, per abituarmi ad altre idee e poterle considerare serenamente. Il vedere rispettata e applicata una legge è in ogni caso diritto (e dovere) di ogni Cittadino, e bene ha fatto il Tribunale di Padova a richiamare quella scuola al rispetto di un diritto.
Andrea Salina
(da 'l Gazetin, dicembre 2010)