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Alberto Figliolia. Cantù – Groningen, 81 – 54 
Ben tornata in Europa, Cantù
09 Dicembre 2010
 

Riuscirà Davide a spaccare ancora la fronte dei tanti Golia in circolazione? Perdonate l'immagine lievemente truculenta, ma è solo un parlar sportivo e figurato. Del resto, quando si parla della piccola Cantù che in Europa ha storicamente demolito fior di metropoli e colossi cestistici assortiti, il paragone è lecito.

La Pallacanestro Cantù, quest'anno sponsorizzata Bennet, ha vinto, oltre a tre scudetti e a una Supercoppa Italiana, due Coppe dei Campioni, quattro Coppe Korac, quattro Coppe delle Coppe e due Coppe Intercontinentali, risultando con questo palmarès la squadra italiana più vincente a livello internazionale e, dopo il Real Madrid, la seconda in assoluto fra tutte.

Vibra sempre di passione il mitico Pianella di Cucciago, gloriosa casa canturina, e quest'anno l'équipe brianzola torna a competere anche al di fuori dei confini della patria, nell'Eurocup per la precisione.

Nel proprio girone di qualificazione i turchi del Galatasaray, i greci del Panellinios e il GSVV Donar di Groningen, più noto ora come Gasterra Flames. È un 7 dicembre piovoso e nebbioso quando in casa, dopo averne vinta una e due perdute, Cantù affronta i nederlandesi per continuare a coltivare il sogno di rivincere nel vecchio continente (l'ultima vittoria fu la Korac del 1991, nell'addio agonistico dell'immenso Pier Luigi Marzorati, ancora oggi recordman di presenze in Nazionale con 278 maglie azzurre).

È un'ottima squadra Cantù, rodata e ben strutturata (semifinalista l'anno scorso in serie A, eliminata solo dagli invincibili senesi), e nel massimo torneo italico 2010-11 si sta battendo sempre con vigore e successo.

Nicolas Mazzarino, il capitano, detto il Cardinale, uruguayano di Salto con passaporto italiano, fromboliere di gran razza, apre subito le danze con la specialità della casa: il tiro da 3. Maarten Leunen, statunitense di 206 cm, formidabile talento e versatilità, prontamente lo imita. Aggiungendo il dinamismo di Arminas Urbutis e di Mike Green, in crescita anche in cabina di regia, Cantù vola sul 10-3. I primi “cambi” a entrare sono l'austriaco Benjamin Ortner e il georgiano Manuchar Markoishvili, quindi anche il furlan Michele Mian, uno, tanto per gradire, laureato in filosofia, veterano di mille battaglie, già azzurro di rango. Del quintetto iniziale sono ora in campo Green e l'ala serba dalle mani d'oro Vladimir Micov. Troppi stranieri (c'è anche il belga Jonathan Tabu)? Forse, ma caratteristica peculiare di Cantù è sempre stata quella di “brianzolizzare” chiunque. I giocatori sono simbionti della comunità locale.

Giocano assatanati quelli dei colli lombardi e gli olandesi sono letteralmente annichiliti. Pressano anche i lunghi, palle recuperate a iosa e Markoishvili a colpire implacabile da 3. Si giunge al 27-7, con una teoria di micidiali azioni di contropiede.

Agli olandesi, campioni nazionali in carica, non rimangono nel primo periodo che 9 miserabili punti e tanto mal di testa per le pirotecnie avversarie. Solo Jason Dourisseau si salva con 7 punti di nobile fattura. Ma è davvero l'unico dei suoi colori.

Il primo mini-intervallo rinfranca tuttavia il Groningen, che tenta di buttare sul parquet tutta la fisicità e i muscoli di cui dispone in abbondanza, allungando anche la lista dei giocatori a bersaglio. Complice qualche errore di troppo dei padroni di casa, anche da tiri aperti o appoggi facili, la squadra dei Paesi Bassi si porta al -14 di metà gara. Parrebbe pur sempre un margine rassicurante.

Come detto, Cantù è squadra dall'eccellente organizzazione e ben allenata. Il suo coach è, ironia della sorte (data la classica rivalità fra i due luoghi), un milanese: Andrea Trinchieri, che poi è un bel tipo a sua volta, in quanto di famiglia meneghina per scelta e vocazione e cosmopolita per genesi. Difatti, lui parla, come l'italiano, l'inglese e il serbo-croato. Un bel vantaggio, non c'è che dire, in un mondo, quello a spicchi, dove queste due lingue da sempre sono dominanti. Ma il Trinchieri è, prima che un poliglotta (seppur bravo), un abilissimo e intelligente allenatore. Uno che ha fatto gavetta nelle minori, che ci ha creduto, che ha fatto sacrifici, che con passione e competenza è emerso al grande basket, conquistandosi tutto. Con merito. Uno così come potrebbe non piacere al raffinato e caldo popolo canturino? Nonostante la milanesità. Davide e Golia... Ora il buon Trinchieri è provvisto pure di sufficiente canturinità.

Riparte il confronto. Ci si batte aspramente sotto le plance. Markoishvili con l'ennesimo siluro sigilla il + 20 e poi, immediatamente, il +22.

A – 7'31” dalla fine è 63-39. All'andata, in Olanda, la Bennet aveva perso di 6. Anche la differenza canestri sarebbe ribaltata a proprio favore. Affare non da poco in caso di arrivo in parità.

Finisce trionfalmente 81-54, con sei giocatori in doppia cifra per il team di Trinchieri. Ben tornata in Europa Cantù.

Bennet Cantù: Micov 10, Ortner 10, Markoishvili 16, Leunen 5, Marconato ne, Mazzarino 11, Mian 2, Urbutis 10, Diviach 3, Tabu 10, Green 4. All. Trinchieri.

Gasterra Flames: Bostain 2, Bekkering 3, Roijé 5, Ellis 2, Dourisseau 11, Wiersuum ne, Otten 6, Ross 4, Turek 6, Hof ne, Haryasz 10, Bauscher 5. All. Van den Bergh.

 

Alberto Figliolia


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