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Yoani Sánchez. Il mercato del silenzio
02 Dicembre 2010
 

Ancora non riesco a credere che la delegazione cubana alle Nazioni unite abbia votato insieme ad alcuni «paesi che nel loro ordinamento giuridico contemplano l’omosessualità come un reato e a cinque stati che per questo delitto prevedono la pena capitale». La frase tra virgolette non è una mia invenzione, ma proviene da una dichiarazione pubblicata dal CENESEX per tentare di spiegare l’assurdo e giustificare l’abominevole. La lista peculiare nella quale compaiono alcuni paesi che da sempre negano le libertà individuali, comprende anche Cuba, dove il governo assicura - da un po’ di tempo a questa parte - che il capitolo delle persecuzioni nei confronti degli omosessuali è un problema superato.

Va detto inoltre che nessuno ci ha consultato prima di ratificare - in nome dei cubani - una risoluzione che dà via libera alla pena di morte motivata dal solo orientamento sessuale delle vittime. Non è stata detta una sola parola sulla stampa ufficiale, né un solo travestito è potuto uscire per protestare in Piazza della Rivoluzione o davanti al Ministero delle Relazioni Estere per mostrare il suo disappunto nei confronti di un gesto di convenienza politica. In un primo tempo è stata la rappresentanza del Benin a promuovere un cambiamento nella risoluzione sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie nel mondo, per cui da due settimane l’ONU non dovrà più valutare se l’accusato si è venuto a trovare in quella situazione per aver amato una persona del suo stesso sesso. Stiamo assistendo spaventati alla solidarietà degli intolleranti, alla complicità che si forma tra persone settarie, che tacciono di fronte alle violazioni commesse dagli altri, comprando un silenzio per quando ne avranno bisogno anche loro.

È triste che un’istituzione come il CENESEX, che ha lavorato sempre per promuovere il rispetto nei confronti della diversità, si esprima con giri di parole per non chiamare le cose con il loro nome. Mariela Castro non può continuare a proteggersi dietro le scarne frasi di un comunicato, dove non si legge una condanna proporzionale all’errore commesso dalla nostra delegazione alle Nazioni Unite. La prossima domenica, Mariela sarà ospite del programma “Pasaje a lo desconocido” (Biglietto per l’ignoto) della televisione nazionale per presentare un documentario che affronta il tema della tolleranza nei confronti dei gay e delle lesbiche. Credo che sarebbe una buona occasione per spiegarci come mai la sua risposta non è stata più energica e perché il suo silenzio ha fatto capire che voleva nascondere la realtà.

 

Yoani Sánchez

Traduzione di Gordiano Lupi

 

 

Nella foto: Adolescenti giustiziati in Iran nel 2005 per omosessualità. Immagine presa da: www.enkidumagazine.com


 
 
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