Si torna a parlare dei tragici momenti di storia vissuta di Welby.
Non intendo intervenire pro o contro qualcosa che coinvolge le coscienza, ma sono accaduti sviluppi che hanno disorientato i credenti, fatti voluti dai più alti vertici del vaticano; fatti che ci hanno mostrato le grandi porte della basilica di San Giovanni Bosco in Roma, sbarrate davanti alla salma di Welby.
Bussate e vi sarà aperto… Welby ha bussato, o hanno bussato per lui i suoi familiari, ma non ha aperto nessuno, lasciando quella salma, circondata da amici (credenti o non credenti, ma erano lì), fuori dalla Casa di Dio. Una decisione peccaminosa, un blasfemo esercizio del potere, come se si trattasse di una casa privata dove i padrone fa entrare chi vuole e scaccia chi non vuole; ma si trattava della casa di Dio e a Dio è stata attribuita, tramite pretesi vicari, la responsabilità di una decisione abnorme.
Ormai Welby non serve più ai reconditi scopi che hanno sfruttato il suo dramma, ma non bisogna dimenticare; non per portare rancore a chicchessia o per rinnovare rimostranze, ma per dimensionare un evento in tutta la sua tragica “umanità”, che menti offuscate hanno ristretto nell’alveo delle condizioni di principio, facendole “un caso” mediatico, da una parte politico e dall’altra teologico, trascurando, entrambi, il dramma umano della sofferenza che trova conforto solo nella carità cristiana (per i credenti) e nella solidarietà avulsa dalle speculazioni (per i laici). Per ricordare degnamente Welby, affidiamoci alla fantasia che è il supporto umano alla Fede; quella fantasia che supera tutte le barriere del tempo e dello spazio, che supera la Ragione e rende l’uomo grandissimo pur dentro le sue miserie.
Con gli occhi della fantasia immaginiamo l’incontro tra Piergiorgio e il Padreterno, in un incontro privato, stante la delicatezza dell’argomento. Piergiorgio parla delle sue sofferenze, di quella vita vissuta mercé l’ausilio di un sondino naso-gastrico che nulla ha a che vedere con quel cuore che Dio forgiò dal fango. Il Creatore taceva, pur avendo molti argomenti da obiettare (la vita è sacra, solo IO posso decidere, l’uomo è fatto a immagine di Dio e non può decidere della sua vita); ma non si servì di quegli argomenti, facendo prevalere la Sua infinita capacità di ascoltare, fino al punto di “comprendere” le esigenze di quell’uomo che tanto soffrì, pur senza essere stato condannato alla crocifissione; ho detto “comprendere” e non “condividere”; capire una persona non significa, necessariamente, aderire alle sue idee; ma la immensa dimensione divina arriva a comprendere, perché arricchita all’infinito dall’Amore.
In fondo Dio stesso fece dire a Suo figlio “Non giudicate e non sarete giudicati”; a questo punto mi piace pensare che Dio l’abbia preso per mano e l’abbia accompagnato lì dove le sofferenze umane hanno un termine.
E il Diritto Canonico?
Su questo argomento ho solo una certezza (tutta personalissima); Dio non ha mai letto quel testo scritto dagli uomini, altrimenti sarebbe intervenuto citando commi, articoli, affermazioni di principio; quelle affermazioni di principio che decidono chi “è dentro” e chi “è fuori” e Welby sarebbe fuori, ma, secondo il Diritto Canonico, sono dentro i mafiosi, i camorristi, il capo della Magliana sepolto accanto a principi della Chiesa in una basilica romana; è dentro Pinochet che ha ricevuto funerali religiosi pur essendosi macchiato di delitti contro l’umanità e tanti, troppi altri. Piergiorgio Welby ha solo chiesto di essere capito, ma il Diritto Canonico ha preferito giudicarlo, dividendo il pianeta tra moralisti laici e moralisti clericali; entrambi lontanissimi dalla comprensione e dalla compassione; entrambi sollecitati da interpretazioni che privilegiano la Ragione in alternativa alla Fede, che per i laici è la fantasia. Il quesito che si pone diventa così:
“Cosa ha più valore: il rispetto del sabato o l’uomo che vive il 'suo' sabato?”,
“La pietas cristiana o le norme scritte dagli uomini e inserite nel Diritto Canonico?”
Per rispondere bisognerebbe sostituirsi a Dio, affidando l’ultimo giudizio a quel Dio che non ha mai letto il Diritto Canonico, ma che sa vedere dentro i cuori, con quell’amore
“che move il Sole e le altre stelle”.
Rosario Amico Roxas