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Paolo Diodati. Tullio Simoncini, dalle stalle alle stelle: un grande in ogni caso
26 Novembre 2010
 

Sunto La medicina ufficiale conferma gli effetti benefici del bicarbonato di sodio contro alcuni tipi di tumore. Sono ufficialmente in corso su scala mondiale varie sperimentazioni tutte basate sulla somministrazione di sostanze alcaline, per combattere l’acidità che, è dimostrato, favorisce lo sviluppo del tumore e delle metastasi. In nessuno degli articoli scientifici consultati, né in alcuna intervista rilasciata, si pronuncia il nome dell’oncologo romano, dr Tullio Simoncini (foto), pioniere di tali cure e martirizzato, criminalizzato, ridicolizzato con un’espressione dispregiativa, ora vero boomerang per la medicina ufficiale: Quello del bicarbonato di sodio”.

 

 

Negli ultimi giorni del settembre scorso, il dr Stefano Fais, del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità, durante il Primo Simposio Internazionale, ha annunciato che sono in corso cinque sperimentazioni su cui punta l’International Society for Proton Dynamics in Cancer (ISPDC) come nuove strategie antitumorali. «Lo scopo», ha spiegato il dr Fais, «è quello di colpire soltanto gli obiettivi molecolari che causano il tumore, per evitare gli effetti collaterali frequenti nelle terapie tradizionali, utilizzando inibitori della pompa protonica per impedire la crescita della massa tumorale».

Traducendo in termini più accessibili, si tenterà di sconfiggere il tumore eliminando l’acidità dell’organismo, in particolare della parte aggredita dal tumore, in quanto è stato provato che rendendo basico l’ambiente dove il male si sta sviluppando, usando quindi per esempio il bicarbonato di sodio, vengono inibite le metastasi.

Sono cinque le sperimentazioni cliniche che vorrebbero essere in futuro un’alternativa alla chemioterapia.

Le speranze si basano sull’evidenza che l’acidità è una caratteristica del microambiente tumorale tanto che le cellule normali muoiono a livelli di acidità in cui normalmente cresce il tumore. Queste condizioni di iperacidità si creano progressivamente con la crescita del tumore, con un iniziale accumulo di acido lattico, dovuto al metabolismo tumorale. La successiva selezione di cellule che resistono all’incremento dell’acidità provoca un iperfunzionamento delle pompe protoniche (una pompa protonica è una proteina capace di spostare protoni attraverso la membrana di una cellula, o altri compartimenti sub-cellulari, influendo sull’acidità locale). Il bicarbonato di sodio agirebbe quindi da inibitore della pompa protonica (gli inibitori della pompa protonica, molto noti quelli usati contro l’acidità dei succhi gastrici). In conclusione, inibendo il funzionamento delle pompe protoniche, si inibisce lo sviluppo del tumore. «I risultati sono estremamente incoraggianti» conclude Fais, «ma devono essere confermati su un numero più ampio di pazienti».

 

Le sperimentazioni sono attuate a Milano (Istituto dei Tumori), Siena (Università), Bologna (Gruppo italiano dei sarcomi), Shangai (Fudan University). A Tokyo il prof. Kusuzaki, del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Edobashi, usa l’arancio di acridina per combattere i sarcomi. Le molecole d’arancio di acridina si concentrano negli organuli acidi e, in seguito a uno stimolo elettromagnetico (raggi x) si trasformano in un composto altamente tossico (alcalino) per le cellule tumorali, e innocuo per i tessuti normali.

Infine il professor Robert Gatenby, del Dipartimento di oncologia integrata al Cancer Center di Tampa (Florida), somministra il bicarbonato di sodio anche per bocca.

Tutte queste terapie, insistiamo nel ricordarlo, sono basate sull’uso di farmaci che combattono l’acidità tumorale inibendo i meccanismi che la causano (inibitori di pompa protonica) o semplicemente aumentando il pH (mediante somministrazione di bicarbonato di sodio) o cambiando il loro stato una volta concentrati all’interno dei tumori (arancio di acridina). Queste, ed altre informazioni, sono riportate nel sito dell’Istituto Superiore di Sanità: www.iss.it/…

Controllando la letteratura scientifica al riguardo si trovano lavori molto interessanti, come per esempio, Bicarbonate Increases Tumor pH and Inhibits spoantaneous Metastases” (Il bicarbonato aumenta il pH e inibisce le metastasi spontanee, Cancer Res 2009; 69. March 15, 2009). Rivista prestigiosa, lavoro firmato da 11 autori appartenenti alle Università dell’Arizona, del Michigan e del già ricordato Centro di Tampa, in Florida. Il lavoro riporta 46 citazioni di lavori usciti negli ultimi 10 anni, a dimostrazione dell’attualità e dell’importanza dell’argomento. Della lotta all’acidità, se ne è occupata anche Nature, una delle più autorevoli pubblicazioni scientifiche. L’efficacia del bicarbonato di sodio nella lotta a certe forme tumorali sembra quindi accertata. «La svolta» incalza Stefano Fais «ci sarà quando avremo l’approvazione di uno studio clinico in cui poter usare solo gli inibitori della pompa protonica, senza abbinamento alla chemioterapia. Così dimostreremo la loro efficacia e la possibilità di usarli come alternativa alla chemioterapia. Già ora, comunque, i risultati sono molto incoraggianti perché questi farmaci, associati ai chemioterapici, hanno migliorato la risposta del paziente alla terapia».

Proprio oggi (26/11/10) ho saputo da un collega fisico che i medici dell’Ospedale Silvestrini di Perugia, hanno prescritto “beveroni” di bicarbonato di sodio a sua moglie, operata per tumore alla vescica, ancora prima di iniziare la chemioterapia. Ciò dimostra che le idee di Simoncini (pardon!... della medicina ufficiale…) hanno sfondato anche in ambienti non inseriti nella sperimentazione riferita da Fais.

 

Una testimonianza personale

Il 14 agosto del 2007 moriva a Pesaro uno dei miei migliori amici. Paurosamente devastato e consumato da un tumore, il cancro alla vescica, noto come “cancro del fumatore”. Medico radiologo, accanito fumatore e insaziabile bevitore, ha avuto, fino alla fine, un fisico incredibilmente resistente. Spesso gli dicevo “Devi ringraziare la vita sana dei tuoi antenati, che ti hanno fatto partire con un fisico eccezionale. Con le sigarette che fumi e gli alcolici che ingurgiti, un altro sarebbe già morto”. Mi guardava con occhio compiaciuto e concludeva “Bravo il patacca. L’hai capita finalmente!”.

Sottovalutando i primi sintomi allarmanti (ematuria indomabile e crescente, fino a orinare rosso), li attribuiva ai “vinacci” e andava a scovare nel suo caro Veneto nuovi vini genuini, prevalentemente rossi, ma anche ottimi prosecchi, che avrebbero dovuto far sparire l’infiammazione alla vescica “irritata” dai vinacci.

La sua inconsapevole agonia durò quasi 10 anni. Visse bene fino a circa un anno dalla fine, quando le metastasi gli distrussero vescica, prostata, uretere sinistro e relativo rene, infiltrandosi nelle ossa dell’anca, del bacino, delle costole.

Negò l’evidenza fino alla fine, incredulo che il suo fisico eccezionale potesse essere distrutto da “quella roba lì”. Non pronunciò mai il nome del suo assassino-suicida implacabile. Quando, sdraiato su un letto di casa mia, si decise a parlarmi della sua situazione, riconoscendo che non si trattava di dolori reumatici o di effetti dei vinacci, non parlò mai di cancro, tumore, carcinoma. Sempre e soltanto “quella roba lì”.

Per lui divenni un esperto di ipertermia. Mi diede retta andando a Padova, dove, ormai col bastone, gli garantirono che sarebbe uscito dopo pochi mesi, senza bastone. L’ipertermia ha basi scientifiche. È dimostrato che le cellule tumorali muoiono a temperature più basse di quelle sane.

Ma la tecnica non ha successo con tutti i tumori e in particolare con quelli troppo interni o troppo estesi. Dopo l’iniziale euforia, uscì dall’ospedale in condizioni peggiori, ma volle salutare medici, infermieri, amici di tragedia, offrendo un allegro e lauto pranzo.

Per lui scoprii l’esistenza del dottor Tullio Simoncini. Ma il mio amico Armando, medico e circondato da medici, non poteva far ricorso a un medico ridicolizzato come “quello del bicarbonato di sodio”. Denunciato, radiato dall’ordine dei medici, processato e condannato per truffa e omicidio colposo, quando gli telefonai si comportò in modo esemplare. Si dichiarò disposto a recarsi da Roma (dove risiede) a Pesaro, chiedendo solo il rimborso per la benzina e per una sola visita. Una cifra incredibilmente bassa.

Era ormai troppo tardi, me lo disse, ma gli risposi che per me era meglio tentare qualche cosa che aspettare la fine vedendolo spegnersi come una candela.

Mi ero documentato sul caso Simoncini e ritenevo che la sua teoria sull’attecchimento di certi tumori, fosse degna di attenzione. Sosteneva, e sostiene, che certe forme tumorali, tra cui quella della vescica, possono essere fatte regredire o essere prevenute, alcalinizzando “l’ambiente”. Simoncini parlava, e parla, di forme fungine. E l’ambiente scientifico ufficiale lo ridicolizzava e continua a farlo. Le sue argomentazioni, agli specialisti di microbiologia molecolare, potevano e possono sembrare eccessivamente semplici. La sua ricetta, come del resto quelle praticate dalla medicina ufficiale, curerebbe il sintomo e non la causa dell’“impazzimento” moltiplicativo delle cellule. Il mistero dell’inizio di tante forme tumorali, per essere capito, probabilmente richiede conoscenze ancora molto superiori alle nostre. Magari in futuro si scopriranno agenti infettivi subnucleari o chissà quale altra ragione. Ma i risultati positivi ottenuti dall’oncologo romano con iniezioni di bicarbonato di sodio, avrebbero dovuto spingere la comunità scientifica ad aiutarlo, affiancandolo nella sperimentazione, associando il bicarbonato alle cure tradizionali o senza di esse, quando tali cure dovevano essere interrotte, peggiorando il quadro.

Gli amici medici pesaresi si scandalizzarono, quando seppero che avevo fissato una visita con Simoncini, il “pazzo del bicarbonato”. Questa fu annullata e Armando morì tra la rassegnazione dei medici che non sapevano far altro che imbottirlo di droghe antidolorifiche e potenti sedativi che gli procuravano violentissime allucinazioni.

 

Conclusione

Appena ho letto le dichiarazioni di Fais sulla sperimentazione in corso, ho scritto e firmato un intervento inviandolo ad alcuni siti di medicina ufficiale in cui continuano a sparare a zero sulla sua cura, sostenendo, (udite, udite…) che la sperimentazione di cui ha parlato Fais non ha nulla a che vedere con “la cura del bicarbonato dell’ex-medico Simoncini”.

Il mio intervento, molto democraticamente, è stato cestinato.

Ripeto qui, dopo tanta premessa, il concetto ritenuto “indicibile” da medici che pubblicano solo invettive e insulti contro il medico del bicarbonato di sodio.

 

Il caso o l’intelligenza, hanno voluto che il Dr Tullio Simoncini, oncologo, debba essere considerato un grande. Perché le possibilità, per spiegare il suo uso del bicarbonato di sodio, con anni di anticipo sulla medicina ufficiale, sono due e solo due.

Essendo ormai ufficialmente riconosciuto che il ridicolizzato bicarbonato di sodio inibisce le metastasi, Simoncini sarebbe un grande, da record imbattibile, per il “fattore C”, se il suo uso del bicarbonato fosse dovuto solo a pura fortuna. Tra milioni di possibili sostanze, avrebbe, per caso, centrato quella giusta. Ma sarebbe ancor più un grande se, in seguito a osservazioni pertinenti e logicamente valide, avesse avuto un’intuizione geniale, alla Fleming, confermata immediatamente da riscontri che, ne sono convinto, abbia avuto.

Una delle morali di questa vicenda è che alla medicina ufficiale, alle case farmaceutiche, sembra interessare poco la verità di come stiano le cose e la semplicità del metodo. Magari se Simoncini avesse proposto un rimedio costosissimo, da brevettare, le case farmaceutiche, interessate all’affare, avrebbero appoggiato e difeso “lo scienziato”. Ma quanto potrebbero guadagnare le case farmaceutiche con un metodo basato sull’uso del bicarbonato di sodio?

Approfittando della criminalizzazione dello scopritore dell’efficacia del bicarbonato, tra parecchi ricercatori, ora c’è in atto una corsa, per passare alla storia come scopritore degli effetti benefici del bicarbonato di sodio.

Non mi risulta che qualcuno di loro abbia citato il famigerato, decennale uso del bicarbonato di sodio, ridicolizzato e demonizzato in Italia. Probabilmente uno dei ricercatori (Gatenby?) riceverà gli onori e gli allori per la scoperta dell’efficacia del bicarbonato di sodio. Con buona pace di Simoncini-Fleming-Meucci? Speriamo di no.

Conservo le risposte del professor Umberto Veronesi alle mie domande circa il suo disinteresse per l’ipertermia e per il problema dell’acidità come fattore che favorisce la proliferazione di tanti tumori.

La teoria ufficiale sostiene (sosteneva?) in base alla risposta di Veronesi, che Simoncini scambia la causa con l’effetto. È il tumore, sostiene col coro degli altri, che acidifica l’ambiente. Non è vero che anche solo alcuni tumori si sviluppino perché l’ambiente è acido. E alcalinizzare l’ambiente, rispose Veronesi, non serve assolutamente a nulla.

Ho chiesto a colleghi medici se mi segnalano un lavoro scientifico in cui Veronesi abbia scritto un’affermazione simile. Se mi sarà segnalato, proporrò Umberto Veronesi per l’Asino d’oro 2010.

 

Paolo Diodati


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