La poesia di Christian Morgenstern (1871-1914) qui proposta, fa parte della raccolta Einkehr [Raccoglimento], pubblicata esattamente cento anni fa (1910) presso la casa editrice Piper di Monaco. Il testo interpreta la nebbia di novembre non come una fonte di disagio o addirittura di pericolo, bensì, in chiave quasi mistica, come la condizione ideale per una sosta, per la sospensione dell’affanno causato dall’incalzare concreto delle cose, quasi come una spinta a guardare nel proprio intimo, abbandonandosi alla riflessione e al sogno.
Figlio d’arte – molti dei suoi antenati erano noti pittori di paesaggi – Morgenstern ebbe una vita breve, segnata dalla malattia e dalla morte precoce: contrasse dalla madre, che perse a soli dieci anni, la tubercolosi, da cui non riuscì mai a guarire completamente, tanto che a soli 43 anni morì in un sanatorio di Merano, dove si stava sottoponendo a una delle sue molte cure polmonari. Era il marzo del 1914 e di lì a pochi mesi sarebbe scoppiata la guerra che avrebbe posto fine al II Reich, fondato nel 1871, l’anno in cui Morgenstern era nato a Monaco una domenica di maggio, coincidenza che, secondo un’espressione tedesca, avrebbe dovuto assicurargli fortuna e felicità.
Al talento del pennello dei suoi progenitori, Morgenstern sostituì quello della parola, benché suo padre, con il quale ebbe un rapporto conflittuale, avrebbe voluto vederlo diventare ufficiale di carriera. Nel 1903 fu invece assunto come lettore dall’editore berlinese Bruno Cassierer e non smise mai di scrivere, tradurre e a pubblicare testi di varia natura, dimostrando, tra l’altro, una rara vena comica nel combinare il materiale linguistico in giochi semantici e fonetici che rendono assai ardua la versione dei suoi versi e dei suo motti. Dal 1910 alla morte Morgenstern lavorò invece con l’editore Piper, costretto tuttavia a intervalli a interrompere la propria attività per sottoporsi a cure presso vari istituti pneumologici.
Noto soprattutto per la sua lirica umoristica e beffarda – uno dei suoi titoli più noti è Galgenlieder [Canzoni del patibolo] –, Morgenstern ci ha lasciato tuttavia anche poesie che risentono dei suoi intensi studi di filosofia (della religione e del linguaggio) e della sua vicinanza alla scuola antroposofica di Rudolf Steiner; sono testi che, come quello che presento in traduzione, invitano – pur nei toni semplici della quartina in rima (alterna nell’originale, baciata nella versione) – a non fermarsi a osservare la realtà secondo una deterministica concezione razionale, ma ad approfittare dei suoi fenomeni per scandagliare il proprio sé più profondo:
Giornata di novembre
La nebbia che come fumo la casa avvolge,
Verso l’interno il mondo rivolge.
Nessuno esce senza ragione,
Tutto s’immerge in riflessione.
Mani e bocca si fan più garbati,
I movimenti più riservati.
In segreto, come sul fondo del mare,
Uomini e terra si danno a sognare.1
1 Novembertag // Nebel hängt wie Rauch ums Haus, / Drängt die Welt nach innen. / Ohne Not geht niemand aus, / Alles fällt in Sinnen. // Leiser wird die Hand, der Mund, / Stiller die Gebärde. / Heimlich, wie auf Meeresgrund / Träumen Mensch und Erde.