Nel suggestivo ambiente dei Bagni di Màsino (foto) la nuova gestione, che ha ridato vita alla storica struttura, ha organizzato in collaborazione con il Cire (Centro insubrico ricerche etnostoriche) un convegno di studi e una mostra di stampe antiche sul fenomeno della stregoneria.
Il convegno si è aperto il 30 ottobre con l’inaugurazione della mostra di stampe antiche su “I mille volti della strega” attraverso rare incisioni dal Cinquecento all’Ottocento, mentre le relazioni si sono svolte nel pomeriggio del giorno seguente nel salone dei congressi dello storico stabilimento termale, presenti decine di studiosi e molti interessati all’argomento.
Ha aperto i lavori il prof. Guido Scaramellini, presidente del Centro di studi storici valchiavennaschi, che ha parlato dei processi non solo alle streghe, ma anche alle “gattane” nel Quattrocento e nella seconda metà del Seicento, come sono detti i bruchi, cioè le processionarie, che periodicamente infestavano le selve in Valtellina e Valchiavenna. Hanno fatto seguito il prof. Paolo Portone di Roma, presidente del Cire, che ha tratteggiato la figura della strega diabolica tra mito e realtà, e il dott. Rossano Nistri che ha illustrato le erbe e i cibi che tradizionalmente si usavano contro le streghe.
La stregoneria ieri e oggi, attraverso i suoi vari aspetti storici e leggendari, è l’argomento che ha chiuso il convegno nella mattinata di lunedì 1° novembre.
Un argomento, quello della stregoneria, legato alla volontà di emarginare il diverso a vantaggio della supposta “normalità”, la quale ha portato anche nel territorio dell’attuale provincia di Sondrio alla morte di decine di presunte “streghe” tra Sei e Settecento ad opera – nel caso specifico – non dell’Inquisizione cattolica, che nelle due valli non poté operare durante i tre secoli di dominio grigione, ma del potere civile, tramite i giudici laici che erano i podestà e i commissari provenienti dalle tre leghe dominanti.
I partecipanti hanno anche potuto conoscere o ritrovare un ambiente unico in provincia di Sondrio, sorto attorno a un fenomeno raro nelle Alpi, rappresentato dall’acqua che sgorga a 38 gradi di temperatura e che è indicata per disturbi circolatori e articolari, ma in generale per rilassare il fisico e non solo, grazie anche all’ambiente immerso nella foresta di Màsino di interesse regionale e alla collocazione dello storico stabilimento in uno degli ambienti più suggestivi della provincia a quasi 1200 metri di quota.
Cristian Copes