Profondamente preoccupati dal perdurare della crisi economica non possiamo restare indifferenti e passivi di fronte alle restrizioni a cui è costretta la scuola pubblica italiana. Preoccupati per l’alto numero di insegnanti (eternamente precari) definitivamente lasciati a casa, per i disabili privi del doveroso insegnamento di sostegno, per la didattica ridotta all’osso e per altre cose ancora che non stiamo ad elencare, vogliamo suggerire una modesta soluzione per tamponare, almeno in parte, l’emorragia finanziaria che dissangua la pubblica istruzione.
Alla ministra Gelmini che taglia e pota i cosiddetti rami secchi della scuola pubblica facciamo una proposta, per niente geniale, ma semplicemente dettata dalla logica che quel che tagli da una parte lo puoi aggiungere da un’altra.
Del resto in questi tempi cupi di crisi economica è vero che qualcosa bisogna pure sacrificare per l’interesse generale dei cittadini siano essi studenti, genitori o insegnanti.
Se si tagliassero le ore di IRC (Insegnamento Religione Cattolica) quante risorse si potrebbero reinvestire in altre materie?
Tutto questo potrebbe poi risolvere anche l’annoso problema della mancanza di fondi per chi, non avvalendosi dell’IRC, è privato di insegnanti e utili ore di lezione, nella prospettiva di frequentare i corridoi o modificare i propri orari scolastici di entrata o di uscita.
È vero che l’insegnamento religioso nella scuola pubblica è frutto di un concordato con lo Stato Vaticano, ma la crisi avanza e questa soluzione sarebbe la miglior par-condicio costituzionale, oltre a un notevole risparmio economico.
Se però questo drastico taglio dovesse creare una forte esigenza di fede cattolica da parte di alunni e studenti, privati dell’IRC scolastica, ci sarebbe una soluzione anche per questo.
Parrocchie, oratori, associazioni cattoliche, Comunione e Liberazione, Compagnia delle Opere e istituzioni ecclesiastiche varie potrebbero organizzare, liberamente e privatamente, le ore di catechismo tolte dalla scuola pubblica.
Gli euro, ovviamente, a discrezione loro.
Piero Tognoli
(per 'l Gazetin, novembre 2010)
