Per noi il Congresso non è mai un appuntamento rituale o meramente organizzativo, ma l'occasione per dibattere, guardandoci negli occhi, degli strumenti di cui dotarci per meglio organizzare le lotte radicali. È un Congresso di iscritti, non di delegati. Ancora una volta la partecipazione dei compagni, la capacità di riversare idee, informazioni, analisi, proposte, sarà la discriminante tra ciò che diverrà possibile fare e gli obiettivi cui dovremo rinunciare.
– Quali temi saranno al centro del dibattito Congressuale?
L’urgenza di riconquistare condizioni di legalità e di democrazia, per le istituzioni e per il confronto politico, è la sfida che ha animato le nostre azioni; se la abbandonassimo nessun altro la raccoglierebbe. Di fatto, tutte le forze politiche sono pronte ad accettare come inevitabili le elezioni anticipate, cioè quanto di più antipopolare e antidemocratico possa capitare al Paese. Non possiamo rimuovere quanto accaduto alle ultime elezioni Regionali, le condizioni di negazione dei diritti civili che sono oramai sistematiche in Italia. La nostra azione ha permesso per la prima volta all’opinione pubblica di iniziare a conoscere la realtà criminale dei procedimenti elettorali, denunciata per decenni solo dai Radicali. È un patrimonio costruito con rigore, spesso al prezzo della nostra esclusione, che siamo convinti ci tornerà utile e che ancora oggi rimane attuale. L’affaire Formigoni, così come quanto sta emergendo in Piemonte, Lazio e Liguria, sono fatti con cui la politica e non solo devono ancora confrontarsi.
– Legalità come filo conduttore quindi...
Affrontare la condizione delinquenziale dello Stato italiano, a partire dal sistema giustizia e dalle carceri, è il presupposto per rendere possibili quelle riforme istituzionali, economiche e sociali di cui anche discuteremo al Congresso, a cominciare dalle Commissioni di lavoro ad esse dedicate. I veleni industriali e politici che distruggono l’ambiente e alimentano il malaffare, quelli che Maurizio Bolognetti ha descritto in maniera esemplare nel caso Basilicata, sono l’attualità quotidiana per milioni di persone. Da Terzigno all’Ilva di Taranto sino alle stragi silenziosamente provocate dall’amianto, ovunque emergono in tutta la loro tragicità gli effetti mortali della sistematica violazione delle leggi. Legalità ma anche legalizzazione: il fallimento del proibizionismo sulle droghe è sotto gli occhi di tutti, un’emergenza non solo italiana. Per aiutarci a capire come abbattere i costi civili, sociali ed economici del proibizionismo, avremo relazioni importanti di Guido Blumir, di Carla Rossi, di Fabrizio Starace e di altri esperti italiani e internazionali.
– Un bilancio dell'anno appena trascorso?
Al netto delle elezioni regionali, che non dimentichiamo hanno visto per la prima volta un leader radicale come Emma Bonino a capo di una coalizione che ha raccolto il 48% dei voti, con Michele De Lucia e gli altri compagni abbiamo provato ad alimentare i focolai di rivolta gandhiana che esistono nel Paese. All’Aquila, dove a luglio si è tenuto il nostro Comitato nazionale, dall’incontro con i cittadini e le istituzioni è scaturito il contributo radicale per trasformare quella tragica vicenda in un’occasione nazionale di riscossa democratica. Con Gaoussou Ouattarà e gli altri compagni ci siamo fatti carico di un rinnovato impegno per i diritti delle persone immigrate, dai tempi dei permessi di soggiorno alle condizioni di lavoro e cittadinanza. Insieme ai cristiani evangelici abbiamo marciato per l’affermazione di quella libertà religiosa cui il Vaticano si oppone ferocemente. In queste ore, poi, tentiamo di organizzare lavoratori precari, subordinati e professioni non ordinistiche rispetto ad un sistema pensionistico ingiusto che li truffa. Sono solo alcuni dei fronti che Radicali Italiani ha potuto sostenere, forte solamente del contributo e della determinazione dei 1.440 iscritti alla data del 25/10/2010. Crediamo non sia poco, considerata anche la mole di attività dei parlamentari radicali e delle altre associazioni della galassia. Ma non è che un principio rispetto a quello che dovremmo e potremmo fare.
– Emma Bonino leader per il Lazio della coalizione dell'intero centrosinistra alle ultime regionali: i rapporti con il PD troveranno la loro strada in questo congresso?
All’ultimo Comitato ne abbiamo discusso a lungo, decidendo di inviare ai dirigenti e parlamentari del PD un documento (disponibile sul forum di radicali.it) che ripercorre la storia recente dei rapporti tra i Radicali e il Partito democratico. Purtroppo, nonostante le novità che ha rappresentato la segreteria di Bersani, ancora oggi, in piena continuità con la linea che storicamente hanno seguito il Pci, il Pds, i Ds, si nega visceralmente ai Radicali la dignità di interlocutore politico. La conseguenza diretta è che negando noi si negano i temi di cui, soli, ci facciamo carico e che rappresentano le grandi questioni sociali non affrontate, italiane e non solo: dalla legalità alla malagiustizia, dalla riforma della politica ai diritti umani, alle libertà individuali.
– Informazione: i radicali hanno il problema di non “bucare lo schermo” di essere “dimenticati” soprattutto dal mezzo per eccellenza attraverso cui ancora oggi si informano gli italiani: la televisione...
A dire il vero il problema è forse che lo “buchiamo” troppo. Le iniziative e le posizioni radicali non passano non solo e non tanto perché c'è un atteggiamento anti-radicale, quanto perché i radicali non si sottomettono al teatrino della politica in versione televisiva. Dalle nostre analisi non si riuscirebbe assolutamente a cancellare quei temi che sono scomodi al regime. Un esempio su tutti: da Santoro viene invitato Formigoni insieme ad altri ospiti, tra cui Bersani. Ecco, un radicale non avrebbe potuto evitare di porre a Formigoni il problema delle firme false sulle sue liste.
– Non c'è autocritica in questa considerazione dell'informazione...
Più che all'autocritica sono abituato a compiere un'analisi. Nell'analisi si può tenere conto di quelle che sono le inadeguatezze soggettive, ma non si può negare una realtà ovvero che c'è un comportamento anti-radicale, non tanto perché si “odiano” i radicali, quanto perché noi siamo coloro che portano avanti temi scomodi, difficili, imbarazzanti. Se un radicale venisse invitato in una trasmissione sulla giustizia, non si schiaccerebbe su leggi e processi ad personam, ma parlerebbe degli 11 milioni di processi pendenti e delle torture cui sono costretti detenuti e agenti penitenziari.
– La questione carceri per esempio è uno dei motivi del Satyagraha radicale a cui Marco Pannella dà forza con la sua iniziativa non violenta di sciopero della fame...
È mai possibile che non ci si interroghi sul fatto che uno dei leader più popolari del nostro Paese dal 2 ottobre ha ripreso un’iniziativa nonviolenta per degli obiettivi di portata storica e che nessuno abbia voluto informare gli italiani di questo e tantomeno delle ragioni che sono alla base di questa lotta?
– In conclusione: come si sta preparando il segretario e cosa si porta in valigia?
In questo anno spesso mi è tornata alla mente una frase che mi hanno detto appena eletto: “Preparati, avrai una continua sensazione di apnea”. Non avevano tutti i torti… Nella valigia che porterò a Chianciano, oltre a quanto abbiamo fatto, ci sarà un'esperienza personale che mi ha arricchito intimamente e che spero possa essere una ricchezza per l’intellettuale collettivo radicale. (Notizie Radicali)
Mario Staderini, Segretario dei Radicali italiani. Ha pubblicato nel 2003 il libro Otto per mille, come lo Stato sottrae un miliardo di euro ogni anno agli italiani per darli alla Chiesa cattolica.