Il disegno di legge Alfano, quello che prevede di scontare l'ultimo anno di pena agli arresti domiciliari e chiamato improriamente svuota carceri, il cui iter al Senato sarebbe dovuto essere rapido, data la grave situazione in cui versano le carceri italiane messe a dura prova dal sovraffollamento e dalla carenza di operatori, è tristemente scomparso.
Tale disegno di legge, cercava di operare un intervento, seppur minimale, sulla gravissima situazione del sistema penitenziario italiano, cercando di portare fuori dalle carceri le persone che stavano scontando l'ultimo anno di pena. In realtà, il disegno di legge si è andato svuotando a seguito delle votazioni della Camera ed il testo che è arrivato in Senato, per stessa ammissione del sottosegretario Caliendo, non riuscirà a intervenire se non su pochissime persone (forse 1.000, o al massimo 2.000). Tuttavia, perlomeno si prevedeva la possibile assunzione di 2.000 agenti penitenziari e ciò avrebbe potuto comportare l'apertura di alcuni reparti e quindi avrebbe consentito di intervenire sul sovraffollamento penitenziario.
La Commissione giustizia si era impegnata a licenziare rapidamente questo disegno di legge facendo decadere tutti gli emendamenti, perché, per bocca dello stesso presidente Berselli, si sarebbe dovuti arrivare rapidamente all'esame dell'Assemblea, ma in realtà ciò non avviene perché pare manchi la relazione tecnica, cioè mancano i fondi per coprire l'assunzione dei possibili 2.000 agenti penitenziari.
Essendo un disegno di legge di iniziativa governativa, forse sarebbe utile che il Governo trovasse anche i finanziamenti per poterlo sbloccare e licenziare rapidamente. Il provvedimento reca la data del 30 luglio 2010; vista l'emergenza della situazione penitenziaria (di cui è inutile carceriricordare i numeri: si sta per arrivare a 70.000 detenuti, 55 sono i suicidi dall'inizio dell'anno), forse è il caso che lo stesso Governo si prenda un impegno sull'iter di questo intervento che, seppur minimale, rappresenta un segnale per il nostro sistema penitenziario.
Donatella Poretti