Il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici (foto), in seguito a nuove polemiche sul fatto che esistano o meno documenti storici sulla politica nazista che nel secolo scorso portò allo sterminio di milioni di ebrei, ha rilanciato una vecchia proposta che nel 2007 si arenò: introdurre il reato di negazionismo. Si tratta di ripescare un vecchio ddl dell'allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Reato su cui pare siano d'accordo diversi politici e partiti e che, per l'iter parlamentare, pare ci sia l'assicurazione di un impegno immediato dei presidenti di Camera e Senato.
A noi sembra bizzarro che ci sia una legge che debba punire chi non crede che la storia sia quella piuttosto che un'altra o -peggio- chi metta in dubbio che la storia debba essere necessariamente quella dei vincitori, pur se sulla pelle di milioni di ebrei e di tutti gli altri morti (Hiroshima inclusa) della seconda guerra mondiale.
Ma, oltre alla bizzarria su cosa e come sia la storia, crediamo che sia cosa pessima, per tener vivo nella memoria quanto gli esseri umani sono in grado di fare, far proprio il metodo di chi si vuole condannare: negare libertà di pensiero e di opinione a chi pensa in modo diametralmente opposto al proprio. Non solo. Creare il reato di negazionismo è un contributo a far sì che questa opinione si radichi meglio: chi verrà punito alimenterà un mito che -basato solo su convincimenti ideologici e non fatti storici e razionali- per rafforzarsi nelle idee dei fanatici ha bisogno di martiri, persecuzioni, messe al bando, galere, disprezzo da parte delle istituzioni.
È questo che vogliamo? E non piuttosto mantenere viva la memoria storica perché ciò non accada mai più?
Vincenzo Donvito
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