Non mi considero una femminista perché cerco di evitare atteggiamenti reattivi. Il femminismo come opposizione al maschilismo mi sembra una soluzione troppo facile, mentre in realtà i diritti che mi spettano come essere umano vanno ben oltre il mio genere. Tuttavia, per alcuni dei miei conoscenti il discorso è abbastanza semplice: io sono una femminista. È una tendenza naturale quella di inserire nel novero delle cose conosciute ciò che non riusciamo a capire, generalizzare al massimo le eccezioni che non rientrano nelle statistiche.
A Cuba, il maschilismo funziona come il razzismo, per la direzione del PCC semplicemente “non esiste”. Nel suo libro Il Secondo sesso, Simone de Beauvoir ha studiato i punti di contatto tra la discriminazione razziale e quella femminile, mezzo secolo più tardi, il mio paese è la prova vivente della sua tesi. Tra i “non razzisti” c’è chi afferma che “non tutti i neri sono uguali” ma non manca un ragionamento aberrante come “quel nero ha l’anima bianca”. Tra i “non maschilisti” troviamo un’altra versione dello stesso fenomeno: “le donne sono come noi”. In altre parole, “loro” sono la specie, “noi” siamo soltanto simili.
L’altro giorno sono andata a una festa che si teneva in un luogo un po’ decentrato e mi sono persa per strada, uno degli ospiti mi ha riconosciuta e mi ha dato un passaggio in taxi. Quando sono salita stava sostenendo un’animata conversazione con il tassista che non ho voluto interrompere. Il dialogo è andato più o meno così:
– Senti amico, io non la lascio mai uscire da sola. Che storia è mai questa di andare in giro da sola?
– Fai bene.
– Quando torno a casa dal lavoro a volte le do un po’ di botte, non si sa mai – questo commento credo che fosse uno scherzo, ma non ho potuto verificare – poi la metto di fronte allo specchio e le dico: “Vedi, io sono più bello di te”.
Ci sono rimasta di sasso, non solo per il cattivo gusto di quello che sembrava uno scherzo, ma per il fatto che entrambi non facevano nessun caso alla mia presenza nella parte posteriore della vettura. Quando siamo arrivatialla casa dove si teneva la festa, l’uomo che mi aveva dato il passaggio si è voltato verso di me e mi ha detto:
– Claudia, hai un po’ di soldi? Paga te che non ho la cifra esatta.
Claudia Cadelo
(da Octavo Cerco)
Traduzione di Gordiano Lupi