Robert Edwards, “papà” di oltre 4 milioni di bambini sparsi in tutto il mondo, ha avuto la gioia di vincere il premio Nobel per la medicina, per aver messo a punto la tecnica della fecondazione in provetta. Non sappiamo con certezza se la faccenda sia gradita al buon Dio. Io immagino di sì, poiché, stando alla Genesi, la procreazione è sicuramente da Lui benedetta. Il parere del Vaticano, però, è contrario. Lucio Romano, presidente dell'Associazione Scienza e Vita, ha sottolineato, infatti, «l'inaccettabilità delle tecniche di fecondazione in vitro, che comportano la selezione e soppressione di esseri umani allo stato biologico di embrioni».
Ma è giusto considerare esseri umani, vale a dire persone, gli embrioni? Un seme si identifica con un albero? Il progetto di un palazzo è un palazzo? Nel marzo del 2006, Benedetto XVI ebbe ad affermare: «L'amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre e il bambino o il giovane o l'uomo maturo o l'anziano». Però, come è scritto nell'ordine naturale stabilito da Dio (secondo la Chiesa) che un embrione diventi bambino e poi adulto e poi anziano e muoia infine di vecchiaia, così nello stesso ordine naturale dovrebbe rientrare l'eliminazione della maggior parte (circa l'80 per cento) delle uova fecondate (embrione). Ma se Dio ha stabilito la necessaria eliminazione (la morte di un bambino o di un adulto non è necessaria) della maggior parte degli embrioni, significa che fa differenza tra embrioni e bambini, che ha una diversa considerazione degli uni e degli altri.
Miriam Della Croce