La prima volta che ho visto giocare Danilo Gallinari indossava la maglia della Virtus Bologna. Aveva 12-13 anni ed era in prestito alla società felsinea per un importante torneo giovanile che coinvolgeva numerose società, non solo locali. Difatti si giocava a Corsico, Quartiere Travaglia. Non ricordo chi vinse, se la squadra di casa o quella degli ospiti. Ricordo soltanto lo smodato (in positivo) talento di quel ragazzino che faceva tutto con estrema disinvoltura tecnica e con bello stile. Un attaccante formidabile, una concentrazione pazzesca che, si notava ampiamente, non escludeva il divertimento. Si può dire che ero andato lì solo per veder giocare questo “prospetto” oltremodo interessante di cui si diceva un gran bene. Figlio d'arte, solo che il padre, Vittorio, aveva ben altre caratteristiche, addirittura opposte: un difensore alla morte e punti con il contagocce, l'uomo dello “sputare sangue” di petersoniana memoria.
A distanza di pochi anni andai a veder giocare il club di Casalpusterlengo contro Gorizia, anche se la location mi pare fosse Codogno, dove il ragazzo era approdato, con tutto il suo sterminato potenziale, a soli 15 anni. Grande prova anche quel giorno. Già una conferma che la vena di quella miniera d'oro poteva essere inesauribile a saperla “sfruttare”. Poi, dopo il transito pavese in Legadue, l'arrivo all'Armani Jeans Milano. Era nata una stella.
Oggi Danilo Gallinari gioca nella franchigia dei New York Knickerbockers, una delle più famose del pianeta, quella dei titoli NBA 1970 e 1973 e quella di Walt Frazier e di Willis Reed, di Bill Bradley e di Earl The Pearl Monroe. Ventidue anni: già tanta storia e un meraviglioso avvenire spalancato all'orizzonte. Oltre a ciò, un bravissimo ragazzo, con i piedi ben piantati per terra, educato e impegnato (è collaboratore anche di Special Olympics), mai presuntuoso seppur con un innato senso della sfida.
È stato un piacere rivederlo a Milano, per la partita da tutto esaurito fra i leggendari Knicks della Grande Mela e l'altrettanto mitica, per il basket tricolore e internazionale, Pallacanestro Olimpia Milano targata Armani Jeans. Non di questo match tuttavia vogliamo parlare, bensì della gran presenza sociale espressa, nella circostanza di questa venuta, da Danilo Gallinari.
Venerdì 1° ottobre, via Lessona 13, Quarto Oggiaro, Milano. Un quartiere che ha fama d'esser difficile. S'inaugura un nuovo playground e a tagliare il nastro con un enorme paio di forbici rosse niente di meno che lui, il Danilo nazionale and stars-and-stripes.
Dal Bronx a Quarto Oggiaro... si dà il caso che la Laureus Sport For Good, nella sua emanazione della Laureus Fondazione Italia Onlus (www.laureus.it), abbia attivato, sostenuta anche dalla NBA, Midnight Basketball Laureus, un progetto di responsabilità sociale scegliendo nel nostro Paese questa periferia di Milano.
«Midnight Basketball è uno degli 80 progetti che la Laureus Sport For Good ha attivato nel mondo utilizzando lo sport come arma per combattere le situazioni di disagio di oltre 1 milione di bambini e ragazzi» viene spiegato «... con l'obiettivo di lavorare sulle gang di periferia con attività notturne di basket. Midnight Basketball è ora arrivato anche in Italia. È un progetto rivolto ai giovani del territorio di Quarto Oggiaro che si svilupperà nelle ore notturne, due ore al giorno, tre volte alla settimana... Mentre due allenatori rimarranno fissi sul campo durante le ore serali, due educatori di strada, con comprovata esperienza, agganceranno i ragazzi nei vari punti di aggregazione destrutturata: campetti, bar, sala giochi, e li convoglieranno all'interno del parco per dare loro un'alternativa al non far nulla, all'aggregazione in branchi e al coinvolgimento in attività illecite. Le attività si svolgeranno nel periodo invernale indicativamente dalle 18 alle 20 mentre nel periodo estivo dalle 22 alle 24. Collateralmente e a supporto del progetto anche le attività che gli educatori e gli allenatori Laureus svolgeranno all'interno delle scuole secondarie. Un'attività di sensibilizzazione allo sport e alla legalità grazie anche al coinvolgimento dei Vigili Urbani e dei Carabinieri». A ulteriore supporto logistico potranno partecipare i volontari della ONLUS Quarto Oggiaro Vivibile, da quasi trent'anni attiva sul territorio. Vivibile è anche il nome dov'è posto il campo, con le sue linee e fondo perfetti.
Non è che Quarto Oggiaro sia la sentina dei mali del mondo, ma, nel caso di criticità sociali (in particolare riferite a giovani e giovanissimi), questa è proprio una grande idea che meriterebbe d'esser diffusa un po' ovunque.
Ha affermato Nelson Mandela, patron di Fondazione Laureus: «Lo sport ha il potere di cambiare il mondo». A dire il vero, se questo è un esordio in Italia per Midnight Basketball, non lo è per la Fondazione Laureus presente nelle nostre contrade e periferie da cinque anni, con un fecondo stuolo di 30 educatori, psicologi e allenatori per seguire circa 1.000 bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, in situazioni di disagio, segnalati dai plessi scolastici. «Obiettivo di Laureus non è quello di creare campioni, ma di aiutare i giovani a diventare degli adulti sereni, equilibrati, rispettosi delle regole, di se stessi e degli altri». Che cosa meglio di uno sport di squadra? «Ad oggi i progetti organizzati da LSFG Italia sono Polisportiva Laureus 1 nella zona Corvetto (Milano), Polisportiva Laureus 2 a Rozzano, la Palla Storta a Napoli, nei Quartieri Spagnoli e Scampia, e da oggi anche Midnight Basketball a Quarto Oggiaro».
E il nostro “campioncino” lombardo “emigrato” oltre Oceano Atlantico che dice? «Sono contento di condividere questo momento con voi, questa giornata speciale di cui voi siete i protagonisti. È un onore poter trasmettervi qualcosa (si rivolge direttamente alle decine di ragazzi presenti, nda). Giochiamo a pallacanestro, un sport con il sorriso e che va condiviso. Grazie per essere qua e, mi raccomando, a tutto motore!».
Responsabilità sociale. Lavoro. Spirito di squadra. Onestà. Questi, i valori. Come ama ribadire Dino Meneghin, presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, il più grande cestista italiano di tutti i tempi dividendosi l'onore con Pier Luigi Marzorati, presente alla cerimonia di inaugurazione, «Una grande cosa. Bisogna migliorare i playground, punto di ritrovo bellissimo e “pazzesco” per tutti i nostri ragazzi. Giusto farlo qui e farlo dappertutto. Sandro Gamba mi diceva che a New York, andando a giocare 3 contro 3 nei playground, si favoriva l'integrazione fra le etnie, che fossero persone di origine italiana, portoricana o irlandese. L'augurio è che sia sempre di più uno spazio aperto a tutti».
Sul campo, divisi in tre gruppi, s'alternano i giovani cestisti. Sotto la guida di Danilo Gallinari, di Toney Douglas, di John Starks – sì, proprio lui, la celebre guardia tiratrice dei New York degli anni Novanta, atletismo da vendere e gioco efficace e spettacolare – e di Chris Mullin – sì, proprio lui, il biondocrinito mancino dei Golden State Warriors della Baia di San Francisco, due volte campione olimpico con gli States, la seconda delle quali con l'epocale Dream Team di Barcellona '92, uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, icona di stile, fondamentali scintillanti e maestro del gioco senza palla. Anche i due “vecchi” campioni, appena qualche capello in meno e qualche chilo in più, ospiti speciali, offrono consigli e parole d'incoraggiamento e danno una mano ai ragazzi convenuti sul campo di via Lessona 13.
Che festa per gli occhi! Che speranza per il cuore!
Alberto Figliolia