La coda dell’autobus di Coppelia è un posto speciale, un angolo così caratteristico che se un giorno scomparisse L’Avana non sarebbe la stessa. Ieri alle 10 di sera aspettavo l’autobus P4 e accanto a me una donna con sua figlia commentava quanto fosse “animata” la città per la festa dei CDR (Comitato per la Difesa della Rivoluzione, ndt). “Vuole scherzare, signora?”, le ho chiesto mentre lei mi lanciava uno sguardo da serial killer.
Assecondando l’ordine dell’autista - non c’era posto per una sola persona in più nel P4 - sono salita dalla porta posteriore. Un ubriaco dietro di me spingeva per passare per primo, ma barcollava e aveva una bottiglia di rum in mano, non è riuscito a stare in equilibrio ed è caduto. L’autista ha accelerato mentre l’uomo tentava di salire e per poco non ci ha lasciato la pelle.
La donna accanto a me che aveva parlato “dell’ambiente festivo”, ha lanciato un grido, ma io ho risposto: “Con la sbornia che si ritrova non arriverà all’angolo!”. Lei ha aggiunto: “Poteva essere solo un nero. I neri sono tutti uguali…” e si è messa a fare un discorso su “quei neri” che se l’avesse sentita Martin Luther King sarebbe morto di nuovo. Mi sono guardata attorno piena di vergogna. I miei compagni di viaggio erano tutti bianchi. Nessuno ha aperto bocca e mi sono resa conto che nessuno avrebbe detto una parola in difesa dei neri. Sono diventata isterica, dopo me ne sono pentita, ma in quel momento avrei voluto prenderla per il collo, soprattutto perché aveva fatto quel discorso davanti a sua figlia. Un esempio davvero negativo!
“Signora” le ho detto “se gridassi Abbasso Fidel! lei sarebbe la prima a irritarsi. Mi vuole spiegare perché io devo sopportare di sentirla parlare come se fosse la presidentessa del Ku Klux Klan? E se gridassi Abbasso Esteban Lazo! (uno dei vicepresidenti del consiglio con la pella nera, ndt) si irriterebbe ugualmente?”. La frase mi è venuta fuori abbastanza scomposta. La signora non ha replicato. La gente mi fissava e d’un tratto mi sono sentita come se fossi uscita da una tomba del cimitero Colón, con i vermi e mezzo teschio fuori.
Mi sono resa conto che non mi sarei calmata. Non si dovrebbe affrontare un dialogo in questo modo, ma a volte scappa la pazienza. Alla fermata di 23 e A sono scesa. Ho percorso a piedi il restante tragitto che mi separava da casa, parlando da sola.
Claudia Cadelo
(da Octavo Cerco, 29 settembre 2010)
Traduzione di Gordiano Lupi