Ha cambiato scuola a suo figlio per ben tre volte. Non ce la fa più, sia per colpa dei maestri emergenti, talmente impreparati da sostenere che le parole bisdrucciole non esistono, sia per la propaganda politica. L'ultima volta che ha porta il bambino al corso di teatro gli hanno assegnato il ruolo di Antonio Guerrero (una delle cinque spie cubane prigioniere negli USA). Il piccolo ha terminato la prima scuola con tre note nel suo diario: una per aver chiesto in prestito la gomma per cancellare, un'altra per avere pianto dalla voglia di andare a casa e - la più assurda - per essersi rifiutato di firmare il consenso alle note precedenti.
Nella seconda scuola elementare, la direttrice ha dato il benvenuto ai nuovi studenti e ai loro genitori con una simpatica informazione: “Questa scuola è a doppia sezione”, ha detto. Voleva dire “a doppia sessione”. Poverina, voleva far sapere che c'erano lezioni mattina e pomeriggio. Poi, nella riunione di gruppo, la guida di base ha avvertito “Non vi preoccupate se sono le 17 e i bambini non escono: chi non si comporta bene resta in punizione”.
Non so in quale modo i “leader storici” potranno riparare tutto il danno fatto al sistema scolastico nazionale. Un aumento del budget destinato all'insegnamento non sarebbe sufficiente perché il male supera il problema economico. Pagare uno stipendio decente servirebbe se gli insegnanti possedessero le conoscenze accademiche e pedagogiche necessarie a svolgere il loro mestiere, ma non è così. Per formare un nuovo collegio di docenti a livello nazionale occorrerà aspettare almeno dieci anni. Nel frattempo cosa impareranno i nostri figli?
Claudia Cadelo
(da Octavo Cerco, 16 settembre 2010)
Traduzione di Gordiano Lupi