Reinaldo Arenas riappare in un libro come un fantasma del passato. Messa per un angelo, è il titolo del romanzo-testimonianza di Tomás Fernández che racconta la vita dello scrittore proscritto, divenuto l’icona dell’omosessualità militante e dissidente a Cuba. Oggi, 17 settembre, all’Avana verrà presentato niente meno che dalla casa editrice di regime, quella che appartiene all’Unione degli Scrittori (UNEAC).
«Il romanzo è scritto come una sorta di divertissement. Reinaldo mi appare in sogno e mi parla», ha detto Tomás Fernández, molto amico di Arenas, noto saggista che si occupa di tematiche etniche e problematiche omosessuali. L’autore ha concepito il libro come una messa fantastica per invocare lo spirito del romanziere scomparso. «Il romanzo è un lungo dialogo tra me e Reinaldo, ma tra i protagonisti ci sono anche gli amici che non comprendono come mai sto facendo una messa in onore di Arenas. A loro giudizio sarebbe più opportuno un rituale per farlo sprofondare nei meandri dell’inferno», commenta con ironia.
I tempi sono davvero cambiati per gli omosessuali cubani. L’uscita di questo romanzo segue di pochi giorni l’ammissione di Fidel Castro sul giornale messicano La Jornada che il trattamento riservato agli omosessuali negli anni Sessanta fu una grande ingiustizia, della quale si è assunto tutta la responsabilità.
Reinaldo Arenas ha scritto molti romanzi, poesie e raccolte di racconti, ma soltanto Celestino antes del alba è stato pubblicato a Cuba, paese che ha dovuto abbandonare nel 1980 dopo aver sofferto emarginazione e persecuzioni a causa della sua omosessualità. Reinaldo Arenas è nato in un villaggio di campagna dalle parti di Holguín (Cuba) il 16 luglio 1943 ed è morto suicida a New York, il 7 dicembre 1990, dopo aver contratto l’Aids ed essersi ammalato del morbo più terribile: la nostalgia. Arenas non amava la Cuba comunista e dittatoriale di Fidel Castro, ma odiava con tutto il cuore anche la Miami degli esuli cubani e il capitalismo statunitense. La realtà non è mai monodimensionale, le opinioni dei veri intellettuali raramente coincidono con il bianco e con il nero. Tra l’altro Arenas è stato inizialmente favorevole alla rivoluzione, ha creduto nell’uomo nuovo profetizzato dalla retorica nazionalistica e si è arruolato nelle truppe castriste. Negli anni Sessanta, ha maturato una feroce repulsione di fronte alle violenze della polizia e alle ondate repressive nei confronti di dissidenti e antisociali. La sua ribellione a Castro gli è costata censure alle opere, molestie fisiche e morali, oltre a periodi di internamento nelle Umap (gulag per antisociali, omosessuali, capelloni, rockettari e affini).
Arenas è uno degli scrittori cubani più importanti del Novecento, anche se in patria fino a oggi si poteva leggere soltanto di nascosto. Per fortuna pare che il vento stia cambiando. Arenas è riuscito ad abbandonare Cuba nel 1980, durante il famoso esodo del Mariel, dopo aver tentato varie volte la fuga senza successo. Ha vissuto a Miami e in molte città statunitensi, si è stabilito a New York nel 1987, dove è morto nel 1990, dopo aver scritto uno stupendo libro di memorie intitolato Antes que anochezca, pubblicato nel 1992 e trasformato in pellicola nel 2000 dal regista statunitense Julian Schnabel. In Italia il romanzo è edito da Guanda con il titolo Prima che sia notte. Tra i suoi romanzi - in Italia quasi tutti inediti – ricordiamo: El mundo alucinante (1969), El palacio de las blanquísimas mofetas (1980), La vieja Rosa (1980), Otra vez el mar (1982), Arturo, la estrella más brillante (1984), La loma del ángel (1987), El asalto (1988), El portero (1989) e Viaje a La Habana (1990). Nel nostro paese è reperibile - Edizioni Socrates (www.edizionisocrates.com) - la raccolta di racconti Adiós a mamá (De La Habana a Nueva York), introdotta da Mario Vargas Llosa. Adiós a mamá è una raccolta di otto storie in cui l’autore esprime rabbia e disapprovazione nei confronti del regime castrista, ostentando la forza liberatrice di un’omosessualità vissuta con orgoglio e spirito di provocazione. A queste tematiche si affiancano elementi fantastici e grotteschi che ricordano le migliori pagine della letteratura latinoamericana. Molto calzante la definizione che l’editore italiano dà di Arenas, definito il Pasolini dei Tropici. L’Ancora del Mediterraneo ha tradotto il romanzo breve Arturo, la estrella mas brillante e la Libreria Croce ha pubblicato le liriche struggenti de Lo sposo del mare (in spagnolo: Voluntad de vivir manifestandose), introdotte da Héctor Febles, che definisce Arenas un nuovo mostro della letteratura ispano-americana. Non ha torto. Arenas è un artista a tutto tondo: poeta, romanziere e drammaturgo. L’opera di Reinaldo Arenas è quella di uno scrittore in perenne lotta contro l’ingiustizia e contro la stupidità del potere, come ricorda Antonio Veneziani nella breve ma intensa postfazione. Fa male doversi rendere conto che la stupidità è ancora al potere mentre un autore geniale ci ha lasciati troppo presto. Vi lascio in eredità tutte le mie paure, ma anche la speranza che presto Cuba sia libera, scrisse Arenas prima di suicidarsi con un’overdose di alcol e droga. La sua speranza è lontana dal diventare realtà.
Gordiano Lupi