Flusso n° 1 (o Il canto di Sakineh)
Sakineh è senza colpe
se non quella d'aver amato
perciò dopo le le frustate
sarà lapidata
è l'anniversario della nascita di Emilio Salgari il suicida
che ebbe il torto di farci sognare
rimanendo irrimediabilmente povero
ho appena finito la scorta di fumetti
quindi ho fatto la scorsa della mia vita
mi è sembrata un povero scarso scarto
eppure qualcuno continua a parlare
a nostra insaputa e contro la nostra volontà
potrebbe finire come quel libro di Georges Joseph Christian Simenon
- Il piccolo libraio di Archangelsk -
scritto nel 1956 ma quel vuoto è ancora
così attuale e totale e ciascuno
possiede, dentro, il proprio tiglio
la corda di ferro e la gogna
il tiglio atrocemente dolce nel suo profumo
all'ultimo sguardo
penso a tutti quelli respinti in mare ai corpi spolpati dai pesci alle anime aleggianti sui fondi marini alle odissee di acqua salata e sabbie agli stupri e torture di poliziotti aguzzini dalle divise tutte uguali alle connivenze e bugie di ogni classe politica alla giovane donna afghana cui tagliarono naso e orecchie ai Buddah di Bamiyan distrutti dall'ignoranza alle alluvioni e monsoni impazziti che travolgono una povera umanità alle ali nere di petrolio degli uccelli marini all'ingorgo di auto di cento chilometri fermi e forsennati (neppure il leviatano così mostruoso) dove un tempo erano i templi di legno e il celeste sapore dell'incenso bruciato alle contadine eritree arruolate con la violenza ai somali bastonati sulla pianta dei piedi ai campi devastati dai roghi senza rogatorie internazionali ai bimbi del Far East che confezionano marchi per una manciata di riso o per estinguere un debito che non c'è alle bambine che praticano il mestiere più antico con la scimmia dell'AIDS nei neri pozzi degli occhi
e non so perché esisto e resisto in quest'ufficio senza consolazione
la burocrazia quale ennesima condanna al fiato promordiale che ci avrebbe voluti uno
neppure Zubin Mehta basta a consolarci o la Scuola di Atene di Raffaello
La gloria è il chiasso della vita, e la vita è la più grande parodia della volontà, cioè qualcosa che è ancora più menzognero dell'uomo, ah derelitto superbo Schopenhauer... '
forse avrà avuto ragione Nietzsche
e un giorno tutto ritornerà
com'era prima
Flusso n° 2 (o Il canto del codardo)
Tutti indietro ordina il ministro e un altro alza il dito medio
fosche diffide biascicando affinché più chiaro sia il concetto
(pare una caricatura drammatica di Moebius-Jodorowsky)
alla selva di microfoni morbosi che li rimbalzano
alla pubblica attenzione gaudente e disattenta
dai vetri fumés delle voitures flambées
sulle rive del lago amenoscuro
(o dolorosi antenati all'oblio abbandonati...
ora è il tempo dei distratti e smemori antennati!)
Io sto nell'ombra e mi crogiolo
con tante altre voci mute
talvolta leggo apprendo e mi dispero
ma m'han serrato volontà e intelletto
a doppia mandata con il bisogno e l'indigenza
(preferirei essere un indigeno polinesiano del XIII secolo
o in naufragio fra correnti luminose e ardenti astri)
Scacciano i Rom separando madri da figli
i maschi adulti nella fila di destra
le maestre impotenti a guardare gli orfani sociali
nelle orecchie il rumore telescopico e televisivo
delle bombe di Baghdad e di Quetta
fra rifiuti polvere (pruvulazzu la chiamava mia nonna) ratti e residui organici
Trombettiere... trombettiere, suona la carica mi verrebbe da urlare
contro l'accecante e stordente mafia d'ogni dove
ma mi sovvengon le morte stagioni dei piloni di cemento
allor taccio e acconsento al tragico memento
Sempre caro mi fu quest'ermo colle... che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude... io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura... dov'è il poeta? dove il progresso? dove la vita degna?
Alberto Figliolia