Mentre l'intero pianeta occidentale studia i modi più efficaci per affrontare la crisi economica, l'italietta berlusconoide si distingue nello stravolgere i temi della crisi, identificando una ed una sola crisi, quella giudiziaria del presidente del consiglio. Riunioni-fiume non per valutare al meglio le manovre per far ripartire l'economia, la produzione, la competitività, ma per far tornare indietro le procedure penali che coinvolgono il cavaliere, dentro le quali rischia di ricevere l'interdizione dai pubblici uffici e, quindi l'eleggibilità. È la sola crisi che interessa quest'esecutivo che non sa guardare avanti alle prossime generazioni, ma solo indietro nel patetico tentativo di esorcizzare il passato criminogeno del presidente del consiglio, nonché il presente, propedeutico a future azioni progettate e in fase di definizione.
Il paradosso sta nella posizione eliocentrica assunta dal modestissimo Ghedini, diventato il perno intorno al quale ruotano le grandi manovre di questo esecutivo di nani, ballerine, prestigiatori, illusionisti, patetici clown che tentano disperatamente di rallegrare e rassicurare gli attoniti spettatori anche proponendo la “partecipazione straordinaria” di pagliacci internazionali.
La sola crisi economica che viene ravvisata è quella del cavaliere che intravede il suo impero vacillare dalle certezze di intangibilità verso pericolose derive giudiziarie che potrebbero anche contenere le medesime confische dei beni che colpiscono le fortune truffaldine dei mafiosi.
Il valore del patrimonio da difendere è molto più vasto di quanto non si conosca, ed è tale da motivare qualunque azione difensiva, per cui c'è da attendersi colpi di coda destabilizzanti; la manovalanza è pronta e disponibile, anche a basso costo. Le squadracce bolsceviche “autoreggenti”, pronte ad intervenire per contestare Fini, ne sono la prova, checché ne dica chi le ha organizzate.
Rosario Amico Roxas