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Marco Schiavetta. Il lato economico della sostenibilità (Accounting for Sustainability)
01 Settembre 2010
 

È questa una breve riflessione su un tema di confronto attuale, come è appunto quello dei comportamenti e delle azioni concrete che ogni singolo individuo ed organizzazione in primis deve impegnarsi ad adottare per contribuire attivamente alla realizzazione di un modello di sviluppo sostenibile condiviso nella comunità e sul territorio.

Una delle definizioni più citate, a cui ci si ricollega parlando dello sviluppo sostenibile è quella emersa dal Rapporto Brundtland: Our Common Future, il titolo del rapporto della Commissione Brundtland su ambiente e sviluppo ed è stato pubblicato nel 1987. Come è noto il Rapporto sottolinea come il mondo si trovi davanti ad una “sfida Globale” a cui può rispondere solo mediante l’assunzione di un nuovo modello di sviluppo definito “sostenibile”. Per sviluppo sostenibile si intende: «far sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere alle loro».1

Lo sviluppo sostenibile, lungi dall'essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali.

Tuttavia, se da un lato sviluppo sostenibile impone di soddisfare i bisogni fondamentali di tutti e di estendere a tutti la possibilità di attuare le proprie aspirazioni a una vita migliore dall'altro nella proposta persiste una ottimistica fiducia nella tecnologia che porterà ad una nuova era di “economica”.

Il concetto di sviluppo sostenibile comporta limiti, non assoluti, bensì imposti dall'attuale stato della tecnologia e dell'organizzazione sociale alle risorse economiche e dalla capacità della biosfera di assorbire gli effetti delle attività umane. La tecnica e l'organizzazione sociale possono però essere gestite e migliorate allo scopo di avviare una crescita economica che implichi l'efficienza. Comunque sia, un aspetto merita di essere sottolineato: la centralità della partecipazione di tutti: «il soddisfacimento di bisogni essenziali esige non solo una nuova era di crescita economica per nazioni in cui la maggioranza degli abitanti siano poveri ma anche la garanzia che tali poveri abbiamo la loro giusta parte delle risorse necessarie a sostenere tale crescita. Una siffatta equità dovrebbe essere coadiuvata sia da sistemi politici che assicurino l'effettiva partecipazione dei cittadini nel processo decisionale, sia da una maggior democrazia a livello delle scelte internazionali».2

Il Rapporto è diviso in tre ampi sezioni che disegnano le sfide a cui è chiamata l'intero genere umano. La prima è intitolata “Preoccupazioni comuni” e i punti indicati riguardano: un futuro minacciato; le strade verso uno sviluppo sostenibile; il ruolo dell'economia internazionale.

La seconda Parte dal titolo “Sfide collettive” tocca i temi: popolazione e risorse umane; sicurezza alimentare: sostenere le potenzialità; specie ed ecosistemi: risorse per lo sviluppo; energia: scelte per l'ambiente e lo sviluppo; industria: produrre più con meno; il problema urbano.

La terza Parte, si concentra sugli “Sforzi Comuni”: gestione dei beni comuni internazionali; pace, sicurezza, sviluppo e ambiente; le strade verso un'azione comune.

Quanto viene espresso è chiaro e non ha bisogno di ulteriori precisazioni a livello di concetti e contenuti, bisogna però capire quali sono i mezzi, le risorse, i comportamenti, le azioni concrete che ne devono scaturire seguendo la definizione dello sviluppo sostenibile che il Rapporto indica, nell'agito sociale comune.

Dalla definizione del Rapporto Brundtland emergono due concetti: I) il concetto di bisogno, in particolare i bisogni essenziali dei più svantaggiati, ai quali è necessario accordare la massima priorità; II) l'idea dei limiti che lo stato delle nostre tecniche e delle nostre organizzazioni sociali impongono sulla capacità dell'ambiente a rispondere ai bisogni attuali.3 Inoltre, secondo il Rapporto la protezione dell'ambiente smette di essere considerata come un limite allo sviluppo economico e sociale per diventarne invece un presupposto fondamentale.

Interessante è vedere e capire quali siano le reali possibilità e gli strumenti su cui può effettivamente contare ogni individuo per aver garantita, come proprio diritto, la partecipazione attiva al modello di sviluppo sostenibile. Questo però richiederebbe una riflessione lunga per essere presentata qui ora in questo articolo con chiarezza argomentativa, rimando quindi il lettore ad un mio precedente lavoro, in cui ho affrontato questo tema.4

In questo articolo è mia intenzione concentrarmi sulle concrete azioni ed i modelli di comportamento che possano individualmente, ancora prima che collettivamente essere agiti per contribuire a realizzare uno sviluppo sostenibile. Per questo mi servirò delle argomentazioni presentate dal professor Jeffrey Unerman, della Manchester Business School, University of Manchester (UK), nella conferenza che ha tenuto presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Genova il 22 aprile di quest'anno.5

Jeffrey Unerman è Professore di Contabilità e Responsabilità alla Manchester Business School presso l'Università di Manchester. Responsabile del Dottorato di Ricerca in contabilità sociale e ambientale dell'Università di Sheffield. La sua ricerca analizza il ruolo della contabilità nel promuovere la sostenibilità attraverso varie forme e mezzi di comunicazione (tradizionali e non); in particolare, la sua ricerca si concentra sull'uso possibile e concreto della contabilità nel rendere più trasparenti le conseguenze sociali ed ecologiche derivanti dalle attività economiche e nell'assolvimento dei doveri di responsabilità che le Organizzazioni non Governative e le società hanno nei confronti degli “stakeholder”.6

Durante il suo intervento è stato sottolineato che se siamo پginsostenibiliپh nelle tre aree chiave: quella ambientale, quella sociale ed quella economica, come rappresentato nella figura in apertura,7 rischiamo di creare potenziali intollerabili oneri per noi stessi e per le generazioni future.

L'accento è posto sul ricordare che ogni azione che compiamo ha un impatto: spesso gli impatti nelle “tre” aree della sostenibilità sono concettualizzati separatamente fra loro ma in realtà sono fortemente interconnessi. Alcuni governi guardano alla sostenibilità sociale e ambientale come primo obiettivo e la sostenibilità economica è un fattore di aiuto per il raggiungimento di una sostenibilità sociale e ambientale.

Per le imprese, la sostenibilità economica è il primo obiettivo anche se sta però aumentando la comprensione che questo non può essere raggiunto sul lungo termine senza una posizione di equilibrio con la dimensione della sostenibilità sociale ed ambientale; le imprese oggi stanno iniziando a vedere ed a riconoscere quelle reciproche connessioni circolari, che si susseguono in quello che si può chiamare, il “processo” di comprensione per una consapevole sostenibilità.

Come noto lo sviluppo industriale ha provocato l'utilizzo di una grande quantità di combustibili fossili, che si ritiene oggi essere il maggior responsabile dell'effetto serra. Ma anche la mancanza di sviluppo economico può provocare numerosi e “auto rinforzanti” impatti socialmente negativi come: fame; situazioni abitative non adeguate; mancanza di istruzione; diminuzione dei livelli di salute fisica e mentale; aumento dei conflitti umani, dei crimini e della violenza per appropriarsi delle risorse.

Lo Stern Review 2006 indica che i costi economici per la trasformazione in sostenibilità ambientale sarebbero alti 1% del PIL globale del 2050, ma nel medio e lungo termine i costi economici del riscaldamento globale sarebbero molto più alti ed in più a questi, si devono anche aggiungere i costi sociali che sarebbero elevati, come ad esempio i fenomeni di migrazioni di massa dovuti agli impatti ambientali.8

Per evitare tutto questo i Paesi sviluppati devono ridurre dell'80% rispetto al 1990 le emissioni entro il 2050; in termini generali il ruolo/funzione della contabilità sociale ed ambientale si può principalmente identificare nelle seguenti pratiche:

- Comunicazione di informazioni per il processo decisionale.

- Decisioni gestionali interne relative al controllo interno e alla gestione finanziaria; sia a livello strategico che operativo.

- Informare gli Stakeholders decisioni strategiche.

La contabilità include anche la comunicazione di una serie di informazioni, non solo finanziarie, ma anche quantitative e qualitative; una caratteristica comune a tutte le decisioni che usufruiscono dell'aiuto della contabilità è quella di ricercare un focus finanziario/economico.

Importante è anche la conoscenza e l'analisi dei cosi detti “fattori esterni”, come quelli dell'analisi economica, discussi precedentemente, e degli impatti esterni che gravano sulle organizzazioni; tutto questo solleva due questioni importanti. La prima riguarda temi etici/morali relativi all'imposizione di externalityagli altri, la Responsabilità Sociale di Impresa (RSI) e la Corporate Social Responsibility (CSR); la seconda si chiede come sia plausibile guardare a queste externality come se non avessero impatti economici su un'organizzazione.

Cercare un punto di connessione organizzazioni/stakeholder che possa garantire impatti sostenibili del processo disostenibilità, comporta la capacità per gli attori coinvolti di sapersi muovere lungo un continuum tra due posizioni che vedono da una parte organizzazioni motivate da ragioni etiche/morali, desiderose di gestire tutti gli impatti per migliorare la loro sostenibilità complessiva e dall'altra parte le organizzazioni motivate da obiettivi economici, di cui fanno parte anche le prime, che devono capire i costi economici e i benefici della sostenibilità sociale ed ambientale.

La contabilità può comunicare informazioni per i processi decisionali riguardanti la sostenibilità, gestire i processi decisionali, aiutare una articolata e profonda comprensione delle interconnessioni esistenti fra gli aspetti sociali, ambientali ed economici delle performance. Le decisioni finanziarie devono tenere conto di tutte le dimensioni della sostenibilità, non unicamente di quelle economiche ed informare i soggetti terzi attraverso azioni di informativa societaria.

Fornire ai manager le informazioni necessarie alla comprensione della complessa natura degli impatti della sostenibilità, comporta una serie di buone pratiche che prevedono azioni come:articolare e comunicare i business case; e mantenere i clienti; vantaggi competitivi, innovazione e nuovi prodotti; attrarre, motivare e trattenere il personale; gestione dei rischi; guidare l'efficienza operativa e riduzione dei costi; mantenimento della licenza per operare; accesso al capitale; proteggere e rinforzare la reputazione e il marchio.

Altri punti importanti, sono emersi nei discorsi, essere fattoti da non trascurare, come la capacità d'identificazione degli impatti ambientali e sociali passati e futuri, accompagnata da una visione lungimirante che aiuti alla formulazione e l'implementazione di soluzioni strategiche.

Anche il supporto alla gestione dei rischi attraverso l'identificazione e l'analisi dei rischi e delle opportunità, rendendo contemporaneamente visibile la vasta gamma di conseguenze relative alle strategie e alle azioni organizzative anche attraverso l'uso e l'implicazione dei trend sociali, ambientali ed economici esterni, risulta essere tra questi punti.

L'importanza sociale della relazione sulla sostenibilità, come documento esplicativo, comprende una vasta area di meccanismi attraverso i quali i manager possono rapportarsi a tutta una serie di stakeholder esterni, parlando a loro del modo in cui l'azienda ha assolto a tutta una serie di responsabilità sociali ambientali ed economiche dovute agli stessi stakeholder; inoltre, si è mossi anche per la reintegrazione della relazione di sostenibilità all'interno del rapporto annuale, con gli indicatori di performance rivelanti per gli investitori.

Probabilmente, una buona relazione connessa (o integrata) con l'esterno dimostrerebbe una profonda riflessione e un maggior impegno nella sostenibilità, questo passaggio però nà di costruire una relazione/informazione sull'effettiva sostenibilità interna. L'assenza di questo livello rende problematica un'effettiva incorporazione della sostenibilità.

Una relazione integrata con l'esterno è l'obiettivo che ogni organizzazione deve cercare di perseguire, perché questo aiuta ad assicurare l'attenzione sugli impatti materiali, aa contrastare l'uso delle relazioni di sostenibilità per il “reinverdimento” di immagine,elimina l'idea di un falso senso di azioni significative per la sostenibilità ed infine conduce ad introiettare nella cultura organizzativa la à come obiettivo strategico. I passaggi per la sua realizzazione sono stati individuati dal prof. J. Unerman in:

- Strutture di Governance, remunerazione, leadership.

- Articolazione dei business case diversi livelli.

- Ruolo dell'A4S (Accounting for Sustainability) nel supportare i cambiamenti di comportamento.

- Selezione di appropriati indicatori di performance.

- Ruolo dell'informazione qualitativa e quantitativa.

- Ruolo del sistema informativo.

- Innovazione, competitività e sperimentazione.

- Connected reporting.

Le più note multinazionali spendono molte risorse per la sostenibilità esterna o le relazioni di RSI, molte usano anche pratiche interne di “contabilità per la sostenibilità” funzionali ai processi decisionali, parecchie grandi aziende forniscono servizio di “assicurazione” sulla sostenibilità o sulle relazioni di RSI, molti organismi (tutti britannici) di contabilità aiutano a promuovere e sviluppare aspetti della contabilità per la sostenibilità.9

Operare la sostenibilità è una delle maggiori e più complesse sfide che le organizzazioni devono affrontare oggi; le sfide comportano sia rischi che opportunità. Accounting for sustainability fornisce una serie di strumenti che aiutano i manager a incorporare le considerazioni sulla sostenibilità nelle loro decisioni strategiche e operative.10

 

Per ulteriori approfondimenti epistemologici:

Brundtland G.H., ET. AL. (a cura di), Our Common Future, Oxford University Pressè, Oxford, 1987 (traduzione italiana: Il future di noi tutti, Bompiani, Milano, 1990).

Unerman J., Accounting for Sustainability, Edited by Hopwood A., Unerman J., Fries J., 2010.

Vallega A., Fondamenti di Geosemiotica, Memorie della Società Geografica Italiana, 2009.

Vallega A., Geopolitica e sviluppo sostenibile, Mursia, Milano, 1996.

Varani N., Educazione all'Ambiente, Aracne, Roma, 2008.

 

Marco Schiavetta

 

 

1 Cfr. Brundtland G.H., ET. AL. (a cura di), Our Common Future, Oxford University Pressè, Oxford, 1987 (traduzione italiana: Il future di noi tutti, Bompiani, Milano, 1990).

2 Si rimanda al Rapporto Brundtland, 1987.

3 Quattrone G., La gestione partecipata delle aree protette, F. Angeli, Milano, 2003.

4 M. Schiavetta, “Capabilities approach e sviluppo sostenibile”, in Culture della Sostenibilità, Fascicolo 5, 2009 Franco Angeli, p. 114.

5 La conferenza è stata organizzata all’interno del Laboratorio di Educazione all’Ambiente e allo Sviluppo Sostenibile, diretto dalla prof.ssa Nicoletta Varani. Organizzazione dell’Evento: dott. Marco Schiavetta. Presentazione e traduzione dell’intervento dott.ssa Camilla Spadavecchia.

6 Molti degli articoli del Professor Unerman, che fa principalmente ricerca qualitativa, sono stati pubblicati in prestigiose riviste internazionali quali Accounting, Organizations and Society; Accounting, Auditing and Accountability Journal; and Critical Perspectives on Accounting. È co-editore del libro Sustainability Accounting and Accountability (2007), e co-autore di Financial Accounting Theory – European Edition (2006). È attualmente co-editore del Social and Environmental Accountability Journal, Editore Associato del Accounting, Auditing and Accountability Journal, e Segretario Generale della British Accounting Association. È inoltre membro del Comitato di Ricerca dell’Association of Chartered Certified Accountants.

Il più recente lavoro realizzato dal Professore Unerman per il Progetto “Accounting for Sustainability” patrocinato dal Principe del Galles è un libro (www.accountingforsustainability.org/output/page180.asp) di case studies che esaminano come varie organizzazioni hanno incluso pratiche contabili per la sostenibilità e considerazioni sullo sviluppo sostenibile nei processi decisionali strategici ed operativi.

7 Figura tratta dal libro del Prof. Unerman J., Accounting for Sustainability, 2010.

8 Documento (pdf): “L’azione dell’UE contro il cambiamento climatici: adattarsi al cambiamento climatico”.

9 Queste considerazioni si riferiscono al mondo anglosassone, il panorama Italiano rimane ancora poco sensibile alle tematiche dell’A4S.

10 Il 17 settembre 2010 presso l’Università degli studi di Catania, facoltà di economia su questi temi si terrà il CESAR (Third Italian Conference on Social and Environmental Accounting Research). L’obiettivo principale della conferenza è fornire una tribuna di discussione e di confronto sulla ricerca in questo campo. Il congresso offre un’occasione per gli accademici, gli allievi di PhD (Dottorati) ed ai professionisti della contabilità sociale ed ambientale per presentare i loro progetti di ricerca, per discutere i loro risultati preliminari e documentare in un contesto interattivo lo stato dell’arte sulla materia.


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