La notizia della multa di 160 euro inflitta al proprietario di un cane che si era abbeverato ai bordi della fontana del Biancone in piazza Signoria a Firenze, è sintomatica per due aspetti:
- l'ignoranza del vigile rispetto al regolamento comunale. L'Ufficio diritti degli animali del Comune, interpellato da chi ha ricevuto la multa, ha consigliato di presentare ricorso perché non esiste un divieto per quel che ha specificamente fatto il cane, ma un divieto di «far bere gli animali direttamente all'erogatore di fontane pubbliche ad uso potabile» (art. 15 comma J del Regolamento di Polizia Municipale), che sembra non sia il caso del motivo della multa. Chi rimborserà il multato per tutto il tempo e denaro che avrà dovuto perdere per far valere i propri diritti?
- la scoperta dell'esistenza di questo articolo del Regolamento in un Comune che ha anche l'Ufficio dei diritti degli animali. Ufficio che evidentemente non si è posto il problema di come i cani possano bere quando sono in giro coi loro proprietari.
Probabilmente il divieto è stato concepito in temi andati quando, per esempio, i cavalli in circolazione non erano solo quelli dei pochi fiaccherai che ora trasportano i turisti, e quindi aveva un intento igienico. Ma sta di fatto che al tempo d'oggi i cavalli non si abbeverano nelle rarissime fontanelle pubbliche e le vittime maggiori di questa anacronistica situazione sono i cani.
Colgo l'occasione per autodenunciarmi.
Ho un cane che spesso porto in giro anche in centro città, tra la zona di piazza San Marco e il quartiere di San Lorenzo. Quando Leon (il nome del mio cane di otto anni) ha sete e trovo una fontanella di quelle grigie col pommello da roteare (piazza San Marco o piazza SS Annunziata o piazza D'Azeglio per esempio), io faccio scorrere l'acqua e Leon beve direttamente slinguacciando nella parte bassa del fiotto d'acqua che cala dal rubinetto. Devo riconoscere che Leon ha fatto virtù da necessità e, quando slinguaccia abbeverandosi, è uno spettacolo che attira tutti i passanti facendoli teneramente sorridere e chiedermi di accarezzare il cane. Ora apprendo che questo è illegale, mentre non sarebbe illegale far soffrire la sete ad un cane. Mi autodenuncio e aspetto due diverse e contrapposte reazioni:
- una multa da un vigile -questa volta- informato sul Regolamento. Multa a cui farò opposizione nel nome dei diritti degli animali, disposto a trascinare il Comune fino alla Cassazione e alla Corte Costituzionale;
- la promessa e conseguente iniziativa di un amministratore della città che chieda e ottenga una modifica di questo articolo del Regolamento, sì che i cani non debbano soffrire la sete.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc