Dopo quasi 200 anni senza che l’umanità conoscesse un profeta, ecco che la terra ne ha finalmente uno; il suo nome è Fidel Castro Ruz. Questo vetusto profeta pretende di scrivere un epilogo all’Apocalisse, anche se molto più catastrofico. Perciò ha fatto riunire in sessione straordinaria lo scorso 7 di agosto la monopartitica Assemblea Nazionale del cosiddetto Potere Popolare e si è incontrato con quattro giornalisti venezuelani il giorno dopo. Il tutto è servito perché l’organo comunista ufficiale Granma, nell’edizione del 10 agosto scorso, dedicasse 6 pagine a tale intervista.
Allo stesso modo, l’organo di stampa nazionale da mesi pubblica le chiamate Riflessioni del compagno Fidel, all’interno delle quali egli analizza problemi di tutto il mondo, meno che i problemi urgenti, quelli cubani.
Questo neo profeta pretende anche di presentarsi quale condottiero di pace, dimenticando però che durante i primi anni sessanta del secolo scorso, durante la crisi di ottobre, o crisi dei missili, chiese all’allora leader sovietico Nikita Kruchov di sferrare il primo attacco nucleare agli Stati Uniti d’America. Dimentica che durante gli stessi anni sessanta - settanta e fino agli ottanta di quel secolo, tentò di esportare la rivoluzione socialista in differenti punti cardinali, inviando cubani alla lotta armata o addestrando guerriglieri qui, a Cuba, e anche curandoli. Inviò anche delle truppe nella Repubblica di Angola ed Etiopia in Africa, solo per citare due esempi. Magari adesso il profeta Castro desidera ottenere un altro Premio Nobel, questa volta quello per la Pace, dato che quello per la Chimica l’ha ottenuto anni fa per aver convertito un intero paese in un rottame.
Pedro Argüelles Morán
del gruppo dei 75,
prigione provinciale di Canaleta a Ciego de Ávila
(da Voces tras las rejas, 18 agosto 2010)
Traduzione di Francesca Desogus
desogus.francesca@tiscali.it