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L'affaire OGM. 1 – Nasce una task force per fare opposizione
Giannino,
Giannino, 'Organismi geneticamente modificati' (www.aduc.it, 17/08/2010) 
17 Agosto 2010
 

Roma 12 marzo 2010, nasce una task force per un'Italia libera da OGM. Nella prestigiosa sede della Coldiretti di Palazzo Rospigliosi Acli, Adoc, Adusbef, Aiab, Amab, Campagna Amica, Cia, Città del Vino, Cna Alimentare, Codacons, Coldiretti, Crocevia, Fai, Federconsumatori, Federparchi, Focsiv, Fondazione Univerde, Greenaccord, Greenpeace, Lega Pesca, Legacoop Agroalimentare, Legambiente, Movimento difesa del cittadino, Slow Food, Unci, Vas, Wwf hanno strutturato un'opposizione agli OGM su vasta scala. Di seguito diamo conto di una piccola parte del lavoro svolto dalla Task force. La scelta che abbiamo di fronte all'affaire OGM appare piuttosto lineare e ha a che fare essenzialmente con la dimensione di diritti e di opportunità che investono il vasto mondo del consumo e della produzione agroalimentare.

 

IL CONTESTO. In primo luogo è necessario chiarire che cosa rappresentano le produzioni transgeniche –in termini quantitativi e qualitativi– su scala mondiale, europea e italiana. Dal 1996 ad oggi, le superfici interessate dalla coltivazione di piante transgeniche sono passate da 1,7 a 134 milioni di ettari pari al 9,3% delle terre investite a seminativi sul pianeta. Di fatto esse tuttavia investono soltanto quattro specie: mais, soia, cotone e colza e a loro volta sono concentrate per quasi l'88% nel continente americano (USA, Argentina, Brasile e Paraguay). In Europa le superfici destinate a tali colture sono molto modeste (meno dello 0,1% complessivo) e riguardano solo sei paesi all'interno dei quali, comunque, l'estensione delle coltivazioni è andata decrescendo negli ultimi due anni.

 

UNA PROMESSA WIN WIN. Da quando gli OGM hanno fatto la loro comparsa essi hanno rappresentato una promessa di tipo win win, quella cioè in cui tutti i contraenti hanno qualcosa di rilevante da guadagnare. Le coltivazioni transgeniche avrebbero, infatti, risolto i problemi della fame nel mondo, avrebbero reso più ricchi gli agricoltori; infine, avrebbero offerto ai consumatori alimenti con un maggiore contenuto nutritivo, il tutto a prezzi più contenuti. Ad oggi nessuno di questi traguardi è stato raggiunto: alcuni paesi che soffrono la fame sono tra quelli in cui l'abbandono dell'agricoltura di sussistenza è stato più esteso e, talvolta, è stato favorito dall'insediamento di estese colture transgeniche; i piccoli e medi produttori agricoli, che sono stati costretti ad introdurre colture OGM sono stati spesso strangolati dai prezzi insostenibili degli investimenti e trascinati dalla povertà alla miseria (basti pensare ai tanti coltivatori indiani suicidatisi nell'ultimo decennio); non c'è alcuna evidenza che le proprietà nutritive delle coltivazioni transgeniche siano superiori a quelle non OGM.

 

CHI HA FATTO L'AFFARE? Non vi sono dubbi a riguardo: il prodotto delle coltivazioni OGM non consente particolari valori aggiunti, il mercato delle sementi invece –di cui una manciata di multinazionali detiene i diritti di brevetto– appare straordinariamente fiorente.

 

SICUREZZA: LE IRRESISTIBILI RESISTENZE DEI CONSUMATORI. Mentre negli Stati Uniti e in altri Paesi le multinazionali del cibo transgenico godono di trattamenti legislativi particolarmente favorevoli, che finiscono per impedire al consumatore anche di distinguere fra cibo OGM FREE e cibo transgenico, in Europa le cose si sono immediatamente rivelate più complesse. Sia in virtù di legislazioni nazionali che mettono una maggior enfasi sul tema della sicurezza, sia grazie ad una cultura alimentare sedimentata e profonda, le resistenze al transgenico appaiono assai più estese. È in particolare il caso dell'Italia, in cui ripetuti sondaggi hanno segnalato che oltre due terzi dei consumatori considerano gli OGM una minaccia alla salute.

 

DAVVERO UNA MINACCIA? A tale riguardo non sembrano esservi prove definitive né in un senso, né nell'altro e la stessa comunità scientifica appare divisa. Numerosi studi riferiti ad accreditati autori sembrano, tuttavia, indicare la necessità di un monitoraggio attento, continuativo e soprattutto, affidato a istituzioni indipendenti.

 

IL MONDO DELLA PRODUZIONE AGRICOLA ITALIANA. Alle radici dell'affaire OGM e del suo impatto sulla realtà italiana vi è, forse, un aspetto più semplice e immediatamente comprensibile che ha a che fare con la qualità e la natura delle ragioni di scambio del nostro sistema agricolo e del patto che esso è andato stipulando con i consumatori. L'Italia vive di produzioni distintive più di qualsiasi altro Paese al mondo. Noi rappresentiamo il cibo per eccellenza, al punto che l'unico made in Italy riconosciuto in tutto il mondo è legato al binomio produzione agroalimentare e originalità/bellezza dei nostri territori.

 

IL RUOLO DEL TERRITORIO. L'introduzione di coltivazioni OGM e il loro naturale portato da commodity a forte grado di sostituibilità e elevata rigidità di domanda, rischia di incrinare l'identità stessa di tale patrimonio. La distinzione territoriale e implicitamente la specifica produzione agroalimentre a cui essa dà luogo, troverebbero nella dimensione contaminante –reale e simbolica– delle coltivazioni OGM, una minaccia mortale.

 

DIRITTI E OPPORTUNITÀ. Ecco perché all'inizio abbiamo parlato di diritti ed opportuntà: perché va ribadito il diritto dei consumatori e dei cittadini a tutelare la propria salute in modo autonomo ed informato; perché va riconosciuto il diritto degli agricoltori a veder difese le proprie scelte produttive; infine perché va riconosciuto alla popolazione italiana il diritto di esercitare e di esportare uno stile produttivo e uno stile di consumo alimentare che rappresentano il nostro veicolo di successo nel mondo. (1. Continua....)

 

IL BI(O)FOLCO

(da 'l Gazetin, agosto 2010)

 

A Morbegno, 'l Gazetin è in vendita
presso il negozio L'AIRONE VERDE
in Via Garibaldi, 21


 
 
 
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