Mentre a Roma la sinistra ufficiale fa la voce grossa sulla cosiddetta “P3”, con Rosy Bindi che chiede commissioni di inchiesta e l’Italia dei Valori che dà battaglia in nome della “questione morale”, a Milano gli stessi partiti zitti zitti ratificano senza batter ciglio il quarto mandato a Roberto Formigoni, nonostante la legge preveda il limite di due mandati consecutivi a suffragio universale diretto.
Infatti, ieri mattina il Consiglio Regionale ha approvato all'unanimità la risoluzione della Giunta delle Elezioni che propone la convalida di tutti i Consiglieri regionali «non sussistendo, in termini di diritto e di fatto situazioni di ineleggibilità o incompatibilità». Nessun voto contrario, nessun astenuto, nessuno ha detto una parola su una situazione di oggettivo pericolo per le istituzioni democratiche, come ben dimostrato dall’arroganza con la quale Formigoni ha nei giorni scorsi pubblicamente accusato i giudici della Corte d’appello di Milano di aver commesso un reato gravissimo contro di lui. Proprio quei giudici insultati al telefono da Lombardi e Martino, gli interlocutori di Formigoni per fare pressione contro il ricorso radicale sulle firme per le regionali.
Il voto di ieri è la dimostrazione che la cosiddetta “questione morale” è in realtà innanzitutto una questione politica, che investe tutto questo regime illegale ed eversivo, a destra e a sinistra.
Marco Cappato
(da Notizie radicali, 29 luglio 2010)