Il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, intervenendo sul quotidiano La Repubblica (22/07/2010), non solo non si scusa, ma prosegue e aggrava la sua opera intimidatoria. Infatti, senza spendere una parola sui contatti con oscuri personaggi per fare pressione sui Tribunali che dovevano decidere il ricorso della Lista Bonino-Pannella, oggi Formigoni accusa proprio i magistrati della Corte di Appello di Milano (ripetutamente insultati, sulla base delle intercettazioni, da parte degli esponenti della cosiddetta “P3”, e contro i quali Formigoni avrebbe voluto fossero inviati gli ispettori ministeriali) di avere compiuto «un reato gravissimo» contro di lui, per il solo fatto di aver osato verificare l’inesistenza del minimo di firme regolari in calce alle sue Liste.
Si tratta della prosecuzione di quell’opera di intimidazione e falsificazione già messa in atto nei giorni successivi all’esclusione delle sue Liste, quando Formigoni accusò pubblicamente noi Radicali di aver ordito una macchinazione e di aver manomesso i suoi moduli sottraendo certificati.
Formigoni dimostra così di voler continuare ad abusare di quel potere accumulato in 16 anni di esercizio ininterrotto del suo mandato, trattando le istituzioni come cosa sua, all’interno di una logica per bande e di metodi che nulla hanno a che vedere con il senso dello Stato necessario per ricoprire quella carica. È per questa ragione che ritengo che Roberto Formigoni, al di là di ogni rilievo giudiziario delle intercettazioni che spetta alla magistratura accertare, debba lasciare la carica che occupa.
Marco Cappato