Il Giornale del 21 luglio, pubblica una lettera dal titolo: “Secondo gli apostoli. L'omosessualità è pratica riprovevole”. Quali apostoli? Nel Vangelo non esiste un solo versetto che accenni all'omosessualità. Il lettore che scrive però si appella all'Antico Testamento, cita il versetto del Levitico 18, 22: «Con un uomo non giacerai come si giace con una donna: è un abominio!», e ne deduce tranquillamente che se Gesù non l'ha corretto, vuol dire che lo riteneva valido.
Così, dovremmo ritenere altrettanto valido il versetto che segue: «Se un uomo è giaciuto con una donna durante le sue regole, e ne ha scoperto la nudità, ha messo a nudo la fonte del suo sangue ed essa ha scoperto la fonte del suo sangue: siano eliminati ambedue in mezzo al loro popolo» (Lv 20,18). Oppure dovremmo ritenere abominevole mangiare bistecchine di maiale (cfr. Levitico 11, 7), e via di seguito. Esistono infiniti versetti nell'Antico Testamento non corretti da Gesù.
La posizione della Chiesa riguardo all'omosessualità si basa solo su assurdi pregiudizi, che non trovano reale fondamento nelle Scritture, e contrastano palesemente con la ragione.
Riprovevole è tutto ciò che reca danno al prossimo, tutto ciò che è contrario al comandamento fondamentale di Gesù. L'omosessualità non va contro il comandamento dell'amore.
Elisa Merlo