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Maria G. Di Rienzo. Dead women walking
17 Luglio 2010
 

È incredibile. Sono realmente sconvolta: l'omicidio di donne, in Italia, è ancora reato. Nonostante la valanga di spiegazioni e giustificazioni forniteci da psicologi, opinionisti e pensatori, nonostante i loro pianti sui raptus, sulle difficoltà economiche degli uomini e sullo strapotere dei cadaveri femmine, nonostante attualmente le donne siano assassinate a causa della temperatura (come ci hanno spiegato, in modo assai rassicurante e sensato, durante un telegiornale). È ancora sbagliato. Mi domando per quanto.

Ieri, non potendo ignorare la sequenza di omicidi, era tutto un fiorir di fervorini sulla stampa, da destra a sinistra, dove spuntavano frasi del tipo “Centri antiviolenza sono presenti su tutto il territorio nazionale e presso tutte le squadre mobili della polizia ci sono sezioni specializzate contro le violenze sessuali nei confronti di donne e minori, il mobbing e lo stalking. Ma, purtroppo, la spirale di vittime continua”. I giornali non sanno perché. I loro compitini stentati sulla violenza di genere sono affiancati da dive in bikini, modelle anoressiche, escort e veline di successo, e riportano giulivi i commenti de “il sottosegretario” alla Giustizia, che si chiama Maria Elisabetta ma dio ci guardi dallo “sminuirla” identificandola come donna. Sopra e sotto ci sono gli “studi” che “provano”, di volta in volta, l'ineluttabilità del maschio dominatore e violento o l'innato masochismo delle donne, e persino quanto benefico e naturale sia mentire. (Sospetto che quest'ultimo “studio” lo abbiano finanziato i nostri politici, ma portate pazienza, sono una vecchia maligna).

E così, abbiamo “Centri antiviolenza su tutto il territorio nazionale”? Fantastico. Si trascura di dire che siamo già stati ripresi, come stato membro, dall'Unione Europea perché non ne abbiamo abbastanza, e perché parecchi di quelli che ci sono non riescono ad arrivare agli standard minimi per fare un buon lavoro. Non è sorprendente, il governo centrale e quelli locali non hanno un piano per finanziarli, non hanno idee al proposito e non intendono apprendere nulla dalle volontarie che li tengono in piedi o dai gruppi di donne che li hanno creati.

E così, “presso tutte le squadre mobili della polizia ci sono sezioni specializzate contro le violenze sessuali nei confronti di donne e minori, il mobbing e lo stalking”? Ma chi scrive queste cose ha mai provato ad andare a fare un esposto o una denuncia per molestie, persecuzioni eccetera? Bisogna avere la faccia di palta che ho io, per riuscirci, sopportando lo scherno, il disinteresse, i risolini, i pellegrinaggi da un ufficio all'altro, gli inviti a “lasciar perdere” e a “non drammatizzare”: non tutte siamo così persistenti o così insensibili alle umiliazioni. Non tutte siamo abbastanza informate. Non tutte, soprattutto se stiamo facendo questa cosa da sole e abbiamo alle spalle un bel po' di traumi, siamo in quel momento abbastanza forti o decise. E sembra che neppure vada bene, mostrare di avere carattere: si rischiano sentenze come quella recente della Cassazione (25138), dove dopo tre anni di ingiurie, minacce e percosse da parte del marito la donna non era, per i giudici, “sufficientemente intimorita”. Quindi lo hanno assolto.

E poi, per la prevenzione serve davvero fare denuncia? Il signore che ha ammazzato due “ex fidanzate” in un giorno solo (30 giugno) nei dintorni di Milano, ne aveva prese sette, di denunce per stalking. Mi immagino il suo sconcerto. Perché mai lo denunciano, se tutto intorno a lui gli sta dicendo che ha ragione, che con le donne “questo e altro”, che un vero uomo si fa rispettare, che le donne sono pezzi di carne a sua disposizione, che le donne amano essere maltrattate, che il sesso è violenza, e che la violenza è potere? Dead women walking. Ecco come siamo descritte e come si deve trattarci. Come cadaveri ambulanti.

I commentatori di professione, però, cascano dalle nuvole: solo il 7,3% delle violenze sulle donne vengono denunciate, e “la spirale di vittime continua”. Magari, il giorno prima, il loro quotidiano (orgoglioso, libero ed alfiere del giornalismo d'indagine) ha ospitato il fine corsivo di un maestro della penna, che dopo aver vomitato in esso tutto il suo odio verso le donne concludeva, letteralmente, con l'invito agli uomini a praticare sesso solitario dietro le siepi, piuttosto di aver a che fare con le loro simili. Signori, se le vostre relazioni con le donne sono composte di calci, pugni, ingiurie, ricatti e persecuzioni, per favore, dategli ascolto. E spingetevi ancora più in là: state distanti, nel vostro club di uomini con il pelo sul petto, e se sentite il bisogno di “donne” ritagliate le loro figurine dai vostri giornali e riducete in pezzi quelle, non noi. Noi siamo fatte di carne, sangue e spirito. Noi vogliamo vivere.

 

Maria G. Di Rienzo

(da Telegrammi della nonviolenza in cammino, 14 luglio 2010)


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