La “situazione” di oggi comincia ricordando, innanzitutto a chi parla, quello che una grande figura di intellettuale che non a caso si tende a dimenticare e che è stato un teorico-pratico della nonviolenza – parlo di Aldo Capitini – scrive in un suo libro, Le tecniche della nonviolenza: e cioè che il nonviolento è convinto che non è la fretta a vincere, ma tenacia, l’ostinazione lunga, come la goccia che scava la pietra, come la cultura che cresce a poco a poco, come il corallo, che si forma lentamente ed è durissimo. La pressione nonviolenta è lenta e instancabile. È difficile, conclude, che se è così, non riesca. Quello se si vuole, che spesso ci ricorda Marco Pannella con quella sua felice sintesi: la durata è la forma delle cose.
Questa riflessione, questo insegnamento capitiniano viene in mente pensando da una parte all’iniziativa di Maria Antonietta Farina Coscioni per quel che riguarda la SLA e l’incredibile situazione che si è creata: il provvedimento relativo ai Livelli Essenziali di Assistenza e del nomenclatore, che attende di essere aggiornato dal 1999, una bazzecola che riguarda direttamente alcuni milioni di malati e delle loro famiglie, da febbraio fermo sul tavolo del ministro dell’Economia: che in quattro mesi non ha ancora trovato il tempo di apporvi la sua eminente firma; e dall’altra dalla vicenda del dissidente cubano Guillermo Fariñas.
Sono due casi di gocce che scavano la pietra.
Il Governo, ieri il governo con il sottosegretario all’Economia Sonia Viale ha dato una risposta estremamente deludente, e svelato la sua nudità: «Si precisa che sotto il profilo tecnico il provvedimento richiede una verifica dei suoi contenuti con l'attuale scenario di carattere finanziario»; candidamente si ammette che il ministero in questi quattro mesi non ha fatto assolutamente nulla, e che quello che si doveva fare, si farà. Se non fosse una cosa tremendamente seria, che riguarda, ripeto, alcuni milioni di persone che soffrono, e soffrono tutti i giorni, verrebbe davvero da ridere. Ma non c’è niente da ridere se si pensa che tanti fieri difensori della vita, dalle Eugenie Roccelle ai Maurizi Sacconi, e tutti i portatori d’acqua nei giorni della vicenda Englaro, stanno osservando un significativo silenzio, spia di un’indifferenza più che eloquente. E ha ragione, per esempio il dottor Luigi Attenasio, presidente di Psichiatria Democratica, che esprimendo solidarietà ad Antonietta Farina Coscioni osserva come sia curioso che ci si accorga della tragedia dei malati solo quando questi chiedono come Welby di non subire accanimento terapeutico. E poi ci ricorda un qualcosa con cui tra breve dovremo fare i conti – conti politici: «L'attuale governo, nel voler “affossare” la 180, tramite proposte di legge attualmente in discussione presso la XII Commissione Affari Sociali della Camera, reintroducendo di fatto il paradigma del “grande internamento” per motivi psichiatrici, sembra guidato da un unico obiettivo: “tagliare” le risorse, ma anche “togliere” sia ai matti che agli stessi malati di SLA diritti non negoziabili, come la libertà e il diritto alla cura senza essere sopraffatti e umiliati».
Si parlava prima di Fariñas e di Cuba. Coco Fariñas ha posto fine a uno degli scioperi della fame più lunghi della storia, durato 135 giorni. E lo ha fatto dopo aver raggiunto un risultato, perché il regime di Raúl Castro ha annunciato il rilascio, in tempi diversi, di un “groppone” di 52 prigionieri politici, a seguito del dialogo in corso tra la chiesa cattolica e il governo.
Ora è vero che a questa liberazione non è estraneo il lavorio della chiesa cattolica. Però è altrettanto vero che cardinali ed eminenze si sono mosse perché pungolate dall’iniziativa di Fariñas. Cinque detenuti saranno liberati in queste ore, altri saranno trasferiti in carceri più vicine al loro luogo di residenza; e il regime che non aveva mai riconosciuto l’esistenza di questa questione, è stato costretto a farlo. La goccia, il corallo di cui parla Capitini.
In tutta questa vicenda brilla l’assenza di iniziativa degli Stati Uniti; e infatti Hillary Clinton se la cava parlando di segnale positivo, qualcosa che avrebbe dovuto avvenire da tempo. Certo: a patto che si lavori, perché queste cose accadano. Vale anche per l’Unione Europea: da Bruxelles un comunicato curioso: «abbiamo seguito con grande interesse il dialogo tra la chiesa e il governo, e spera che questo dialogo porterà al rilascio di tutti i prigionieri politici». Hanno seguito. Sempre meglio dell’Italia, che non fa e non segue. Diverse capitali si sono fatte avanti per accogliere quei detenuti che saranno liberati e che andranno all’estero. Chi sono queste capitali? Washinton, Santiago del Cile, Madrid e Parigi.
Peccato che a nessuna università estiva, di quelle che organizzano un po’ tutti, partiti, movimenti e fondazioni, venga in mente di organizzare un corso di nonviolenza e politica, per approfondire Capitini, Martin Luther King, Tolstoi, Gandhi, anche alla luce di quanto accade in questi giorni.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 9 luglio 2010)